Salvini e Toninelli, separati in casa, litigano sulla Tav
I due ministri a Rogoredo per inaugurare il potenziamento della stazione. Il leghista: “Chi vuole fermare lo sviluppo del paese non può governare con la Lega”. Il grillino: “Il governo non cadrà sulla mozione sull'alta velocità”
La disfida di Rogoredo, Milano. Sì perché oggi le due anime del governo, prima di misurarsi in Parlamento sul decreto sicurezza, hanno fatto tappa nella periferia milanese, davanti al boschetto della droga, nella stazione ferroviaria di Rogoredo. A sfidarsi in singolar tenzone il vicepremier Matteo Salvini e il ministro per le Infrastrutture Danilo Toninelli. Non è un segreto, infatti, che i due vivano con una certa difficoltà la coabitazione all'interno dell'esecutivo. Quando, qualche settimana fa, il leader della Lega sembrava sul punto di far saltare tutto, fu proprio Toninelli uno dei suoi bersagli preferiti.
E anche oggi i due, divisi dal solo amministratore delegato di Fs, Gianfranco Battisti, non hanno risparmiato battute e stoccate. Il primo colpo è il ministro delle Infrastrutture a sferrarlo, “mi sono stancato di frasi campate per aria”. Incautamente sollevando il tema Tav, sul quale risponde baldanzoso Salvini: “Mi spiace che in Cinque stelle portino proprio questa settimana una mozione per bloccare un’opera importante come la Tav. Chi vuole fermare lo sviluppo del paese non può governare con la Lega. Noi siamo qui per fare le cose. Se qualcuno, nonostante gli italiani e i piemontesi abbiano votato, va in Parlamento a voler bloccare la Tav, lo sviluppo futuro e la crescita, si prende una responsabilità. Io stasera sono al Senato per votare il decreto sicurezza bis e ne sono felice. Però nel 2019, dopo che c'è stato il voto regionale in Piemonte, il voto delle europee e dopo che gli italiani si sono espressi chiaramente sul fatto di voler fare le cose, le opere, strade e autostrade, porti, aeroporti e ferrovie, se qualcuno ancora questa settimana viene in Parlamento a dire 'no, blocchiamo, torniamo indietro' evidentemente è un problema".
Battisti, pervicacemente, butta il pallone in tribuna e tenta di snocciolare provvedimenti e dati sulle ferrovie lombarde del futuro: “I collegamenti con le Frecce di Trenitalia dalle principali stazioni di Milano (Centrale, Porta Garibaldi, Rogoredo) con Roma (Termini e Tiburtina) sono in totale 104. A Milano Rogoredo, in particolare, le fermate dei Frecciarossa sono aumentate da 36 a 50, 14 in più. Otto Frecce fermano in stazione già dal 9 giugno, altre 6 fanno tappa a Rogoredo dal 28 luglio”. E ancora “aumentano i servizi di assistenza alla clientela. In stazione ci sono nuove self service e negli orari di punta sarà operativo un deskmobile con addetti di customer service. Completamente rinnovato il parcheggio Metropark (Gruppo FS Italiane) di via Cassinis, adiacente alla stazione. L’area è attrezzata con 189 posti auto, è in grado di accogliere nuovi servizi di mobilità sostenibile ed è accessibile a tutti i viaggiatori delle Imprese ferroviarie”. E avanti.
Ma la tenzone è altrove. Toninelli insiste: “Il governo non cadrà. Salvini minacci chi vuole. La mozione impegna il Parlamento in quanto organo che ha approvato l'accordo internazionale, la mozione impegna il Parlamento e non il governo. Questo significa che non ci saranno problemi dal punto di vista della tenuta del governo”. E Salvini, a questo punto, benché in disuso, sguaina lo spadone dell’Alberto da Giussano e lo fa roteare, sulla Tav: “Se qualcuno va in Parlamento a votare contro un’altra opera importante per l’Italia come l’alta velocità che ci collega al resto d’Europa è un atto di sfiducia non a Salvini o alla Lega ma al Paese”. Poi affonda sull’autonomia differenziata: “È un anno che siamo ai tavoli, abbiamo fatto non so quante riunioni, chi non vuole l’autonomia premia i politici ladri e incapaci del sud. Che hanno lasciato metà Paese in condizioni di arretratezza dicendo che era sempre colpa degli altri. L’autonomia non toglie niente a nessuno ma punisce chi non amministra bene”. Sulla giustizia: “Bonafede è una brava persona ma ha portato in Consiglio dei ministri una riforma della giustizia che non risolve i problemi della giustizia. Per fare il ministro non basta essere una brava persona”. Sull’ambiente: “Oggi ho letto l’intervista surreale del ministro per l’ambiente Costa, per cui se bruciano i rifiuti in Campania è colpa mia e della polizia. Siamo veramente su Marte. Se i rifiuti non si valorizzano è chiaro che si aiuta la camorra e la criminalità. Chi dice no ai termovalorizzatori dice no al progresso. O al futuro. E sono un po’ troppi i no. Gli italiani chiedono coraggio, se siamo in grado di offrire riforme coraggiose, sulla giustizia, sul taglio delle tasse e sulle infrastrutture bene, altrimenti il coraggio lo chiederemo agli italiani”. Fine della disfida. Ora la tenzone si sposta in Parlamento. La domanda però è una: fino a quando gli italiani accetteranno di partecipare alla giostra?