La rivoluzione bluff del decreto sicurezza
Sibilia (M5s) spiega perché il testo voluto da Salvini non permetterà a Salvini di violare il diritto del mare
Roma. “Ma quale rivoluzione, suvvia”. Allarga le braccia e resta così, come sospeso in un gesto di disincanto, Carlo Sibilia, mentre tutt’intorno, nei corridoi di Palazzo Madama, c’è chi si affanna in un nervosismo più esibito che reale per l’imminente approvazione di un decreto – il cosiddetto sicurezza bis, passato ieri con un ampio margine e con 160 voti a favore – su cui, a giudizio del sottosegretario all’Interno del M5s, si è costruita “una mitologia fuorviante, come se oggi stessimo approvando uno stravolgimento del diritto dell’accoglienza”. E invece? “E invece non è così. Perché l’articolo 1, quello che introduce nuovi limiti sul transito e la sosta delle navi nelle acque territoriali, prevede altresì il rispetto dei trattati internazionali vigenti in materia”. Sta dicendo che, insomma, il decreto si depotenzia da solo? “Dico, più semplicemente, che il richiamo al diritto internazionale pone limiti ben precisi all’azione che il ministro dell’Interno potrà adottare. E anche su questo, a proposito, si fa molta confusione”. Perché? “Perché si parla di un fantomatico ‘Salvini superministro’. Ma non è così: perché il ministro dell’Interno potrà adottare provvedimenti di divieto di transito delle navi solo di concerto col ministro della Difesa e col ministro dei Trasporti (entrambi, faccio notare, del M5s) e informandone il presidente del Consiglio”.
E insomma, a sentire la voce pacata di Sibilia, ci si convince che “no, non c’è davvero nulla di così innovativo, in questo provvedimento, e soprattutto non c’è nessun superamento del diritto internazionale”.
Ma dunque, sottosegretario, ci sta dicendo che è quasi inutile, questo decreto. “No, affatto. Anche perché ci sono pure delle misure fortemente volute da Luigi Di Maio e che io rivendico: una su tutte, la confisca immediata delle navi che violano il divieto d’ingresso in acque territoriali. Così come i maggiori fondi per la polizia e i vigili del fuoco. Però, se è questo che volete sapere, vi dico che non c’è alcuna torsione antidemocratica, alcuno svilimento dei principi umanitari. C’è che, ogni volta che si parla di sicurezza, si fa una gran cagnara senza leggere il testo dei provvedimenti. Come con la legittima difesa: a seguire il commento di alcuni giornali, sembrava che da un giorno all’altro ci saremmo ritrovati nel far west, con sparatorie in strada e regolamenti di conti. E invece, nei fatti, non è cambiato quasi nulla, perché d’altronde su certi temi non si può stravolgere la legislazione vigente. E così anche questo ‘decreto sicurezza bis’ non fa altro che introdurre un nuovo doveroso tassello normativo per evitare che la questione dei migranti continui a essere gestita in maniera emergenziale. Dopodiché, ci sta che Salvini se lo rivenda come un provvedimento epocale: è naturale che sia così. Un po’ meno naturale è che l’establishment di sinistra puntualmente abbocchi alla sua propaganda, descrivendo ogni scelta del capo della Lega come un qualcosa di mostruoso. Facevano così anche con Berlusconi, e non è servito a molto. Parliamo ad esempio della moto d’acqua concessa al figlio: certamente un gesto inopportuno. Ma le critiche sono state così sguaiate, che alla fine hanno reso simpatico Salvini anche in questa circostanza”.
E dunque questo “sicurezza bis” non rappresenta alcuna rivoluzione, come pure certi leghisti affermano? “Le vere rivoluzioni questo governo le sta facendo su welfare e politiche del lavoro: dal dl dignità, al reddito di cittadinanza, fino al prossimo salario minimo. E però, si dà grande credito alla narrazione per cui sia Salvini a dettare l’agenda”.
Se è così, però, i primi a darvi credito sono proprio alcuni esponenti del M5s. Max Bugani, fedelissimo di Casaleggio, ha lasciato il suo incarico a Palazzo Chigi dicendo che state cedendo alla Lega un centimetro alla volta; allo stesso modo, alcuni vostri senatori non votano la fiducia perché avvertono un vostro appiattimento sul Carroccio. “Credo che alcuni, tra i nostri, dovrebbero farsi influenzare meno da certi media. Poi, certo, capisco che qualcuno non riesca a sopportare la fatica dello stare al governo, dopo che per tanti anni ci siamo caratterizzati come un movimento di mera opposizione”.
C’è chi, tra i vostri, parla di tradimento. “Ma quale tradimento. Prendiamo il Tap, contro cui mi sono battuto per tutta la scorsa legislatura: arrivati al governo, ci siamo resi conto che dovevamo fare i conti con la realtà di quella situazione. Prendere, cioè, coscienza, che non avendo il 51 per cento dei seggi parlamentari non potevamo stravolgere un trattato internazionale, firmato dal precedente governo e fortemente e coerentemente osteggiato dal M5s all’epoca”.
Sembra quasi di sentirla parlare della Tav. “Anche in quel caso, non possiamo fare altro che rivendicare la nostra coerenza: ben sapendo, però, che da soli non potremmo certo convincere la Commissione europea e il governo francese a bloccare un’opera che loro ritengono utile. Per questo mercoledì, in ogni caso, voteremo la nostra mozione contro la Tav”.
Salvini dice che, se lo farete, metterete a rischio il governo. “E qui secondo me sbaglia, perché non ci sarà nessun problema. Anche perché, con quella mozione, impegniamo il Senato a capire se, sic stantibus rebus, sia ancora possibile trovare altre vie per ridiscutere l’opera. Che è poi quanto è previsto dal contratto. Chi mette a rischio il governo, semmai, è proprio chi quel contratto prova a sabotarlo, magari per rispondere a una commistione di interessi non sempre legali”.
Durerà il governo? “Abbiamo davanti traguardi ambiziosi: una manovra che realizzi un abbattimento reale delle tasse e il salario minimo. Alternative a questa maggioranza non esistono, a meno che non le si voglia cercare in una Forza Italia ormai depoltronizzata e dunque privata della sua ragion d’essere, o in un Pd che litiga perfino su come raccogliere le firme per una mozione di sfiducia a Salvini che non si sa chi debba presentarla. Siamo oltre il ridicolo”.
Un obiettivo meno a lungo termine, invece, è la nomina di un commissario europeo. Si parla molto della candidatura del ministro Gian Marco Centinaio per il portafoglio dell’Agricoltura. “Il nostro obiettivo deve essere la Concorrenza, e spero che la Lega riesca a trovare un profilo adeguato per questo portafoglio che è senz’altro il più incisivo di tutti”.