Alessandro Cattaneo (foto LaPresse)

Emanciparsi dal trucismo. L'adesione di Cattaneo (Fi) all'appello del Foglio

Alessandro Cattaneo

“L’unica alternativa al sovranismo/populismo è la ridefinizione di una grande area liberale capace di discostarsi dalla cosa verde-nera che vediamo profilarsi”, dice il deputato di Forza Italia

Al direttore - Colgo con interesse il suo appello di sabato perché ritengo che abbia ragione nel dire che l’unica alternativa al sovranismo/populismo sia la ridefinizione di una grande area liberale capace di emanciparsi dalla “cosa verde-nera” che vediamo profilarsi. Stiamo assistendo a una metamorfosi evidente, il centrodestra a trazione sovranista è ben diverso da quello che è stato per anni a trazione Forza Italia. E’ vero, non abbiamo probabilmente raggiunto tutti gli obiettivi che ci eravamo prefissi, ma un conto è fare autocritica e rinnovare, un’altra è toccare il dna della visione politica che proponiamo.

  

Oggi sembra che la “rivoluzione liberale” interessi a pochi: si ingrassa la spesa pubblica di gran carriera trovando nella presenza dello stato la soluzione a molti problemi. Ben presto ci si renderà conto che tutto ciò è solo un pericoloso sedativo usato per addormentare e rimandare i problemi veri, acquisendo viceversa facile consenso politico. Per non parlare delle spinte centraliste evidenti nei fatti (altro che autonomia) e del reddito di cittadinanza, madre di tutti i provvedimenti scellerati. Chi ha messo la firma sotto quella “controriforma”, chiunque, sarà chiamato dalle future generazioni a risponderne.

  

Esiste perciò un grande spazio politico, reale ed è uno spazio che non può essere occupato da piccoli partitini vuoti di idee e di consenso. Cosa facile a dirsi, difficile a farsi. Nei fatti ci si scontra con la realtà dell’evoluzione del consenso politico-sociale: l’oggi interpretato da Matteo Salvini e dal Movimento 5 stelle trova sì riscontro nei sondaggi e nell’opinione pubblica ma sconta e sconterà la fluidità del voto, delle opinioni e del consenso. Si deve essere prudenti nel sacrificare il valore di un’area liberale, riformista, democratica (come quella di Forza Italia) sull’altare del sovranismo, soprattutto quando è un elettorato arrabbiato più che consapevole a essere cassa di risonanza di tale ascesa. Secondo chi scrive è più importante anteporre alla rabbia e alla paura speranza e visione, determinazione e concretezza. No a personalismi, strappi autoreferenziali e poco credibili. Nel disorientamento generale che disarticola il Parlamento in fazioni che si muovono in blocchi disordinati e sordi tra di loro dobbiamo imporre la nostra identità ancora attuale. Perché in questo “caos” abbiamo un “ordine”, un programma chiaro e definito: sull’immigrazione serve fermezza ed è prioritaria la revisione di Dublino, servono politiche economiche liberali ed espansive, meno tasse, più lavoro e non sussidi di stato, sì ai vaccini, più investimenti per infrastrutture e grandi opere, più incentivi alle imprese, una politica estera che punti a un filoatlantismo inclusivo, con un ruolo di leadership da ristabilire nel l’Africa del nord; un’Europa diversa, certamente da cambiare, ma attore fondamentale degli equilibri nazionali e internazionali, custode di ideali (come unità, solidarietà, armonia tra i popoli) e di valori cristiani.

   

Direttore, un liberale non sarà mai un nazional-populista: quindi decliniamo i nostri valori e rifuggiamo il populismo e il sovranismo ogni qual volta ci verranno posti come condizioni politiche necessarie ed esclusive. Non inseguiamo, ma costruiamo. Plasmiamo un vero movimento di centrodestra che abbia valori non negoziabili, che non governerebbe mai con l’arrogante incompetenza pentastellata, con chi ha una visione di paese statalista, a tratti comunista, capace di distruggere il confronto istituzionale e il dibattito politico a suon di accuse e smentite mortificando Parlamento e merito. Uno non vale uno, ciascun individuo vale quanto il proprio talento può essere coltivato, costruito e perseguito con tenacia. Ricostruiamo l’Italia del sacrificio, ridiamo speranza, lavoriamo affinché la speranza di una crescita sociale possa ripartire e non accontentiamoci nel fermare l’ascensore a danno di chi sta più in alto. Che tristezza! L’Italia ogni giorno che passa perde di credibilità, perde fiducia in se stessa e nelle proprie capacità: la voglia di sdoganare l’odio sociale come valore politico identificativo tornerà solo se avremo coraggio e spirito di squadra. Possiamo prenotare il futuro.

  

Alessandro Cattaneo, deputato di Forza Italia

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