Conte si ricandida premier. Ma con una maggioranza M5s-Pd
La marcia indietro di Salvini sulla crisi probabilmente non basterà. Ecco i punti che potrebbero costituire il nuovo contratto di governo tra sinistra e grillini
La lettera di ferragosto pubblicata dal premier Giuseppe Conte sulla sua pagina Facebook apre un nuovo capitolo nella strana crisi di governo. In un lungo post, indirizzato al ministro dell'Interno Matteo Salvini, il presidente del Consiglio ha presentato pubblicamente il contenuto della comunicazione formale inviata due giorni fa da Conte al ministro dell'Interno con cui chiedeva al Viminale di “adottare con urgenza i necessari provvedimenti per assicurare assistenza e tutela ai minori presenti nell’imbarcazione” della Open Arms. La scelta del premier è una conseguenza del fatto che Salvini aveva riportato non correttamente il contenuto della nota, annunciando pubblicamente la decisione del premier di accogliere i migranti salvati dalla nave. Versione ora smentita dallo stesso presidente del Consiglio.
Nella lettera Conte attacca il ministro dell'Interno e parla della sua “ossessiva concentrazione nell’affrontare il tema dell’immigrazione riducendolo alla formula 'porti chiusi'”. Nel post il premier racconta la strategia messa in atto dal governo per affrontare la crisi migratoria, una “piattaforma politica fondata su sei premesse e dieci obiettivi”, con particolare interesse alla “dignità della persona e alla protezione dei nostri interessi nazionali”. Una strategia che ha portato Conte “in lungo e in largo in Africa e nel Medio Oriente per incrementare la cooperazione nei paesi di origine e nei Paesi di transito”. Forte è il richiamo all'Europa nelle parole del presidente del Consiglio. La Commissione è nominata a più riprese, e si tende la mano alla nuova presidente Ursula von der Leyen che “è sembrata molto determinata” a risolvere la questione degli sbarchi a livello europeo.
Netta la risposta del ministro dell'Interno. “Confesso la mia 'colpa', caro Presidente, la mia “ossessione” nel contrastare ogni tipo di reato compresa l’immigrazione clandestina”, scrive Salvini su Facebook. Il vicepremier difende la sua politica dei “porti chiusi” e spiega che “senza questa fermezza, l’Unione Europea non avrebbe mai mosso un dito”. Opposte visioni, ma nessun attacco personale nei confronti del premier, o della controparte grillina. Della crisi di governo non c'è accenno. Non resta neanche sullo sfondo: per Salvini è come se non ci fosse. I toni sono diventati da alcuni giorni meno aggressivi, più morbidi nei confronti dei compagni di governo. Dopo aver avanzato una mozione di sfiducia nei confronti di Conte. Ieri, ai microfoni di Sky Tg 24 il ministro dell'Interno hainvece aperto la possibilità di un rimpasto dell'esecutivo. Poi, in conferenza stampa a Castel Volturno, ha addirittura dichiarato di non aver mai detto a Conte di “voler staccar la spina al governo”. Incalzato dai giornalisti sulla possibilità di proseguire l'esperienza di governo, il ministro dell'Interno ha detto: “Vedremo, ogni giorno ha la sua pena. Il mio telefono è sempre acceso”.
È insomma evidente che qualcosa, per Salvini, sia cambiato. La parlamentarizzazione della crisi, l'allungarsi dei tempi e la possibilità di un nuovo governo Pd-5 stelle ha messo il vicepremier davanti a un dato di realtà: le elezioni si allontanano. Eppure è stato proprio Salvini ad evocare il voto anticipato: “Andiamo subito in Parlamento per prendere atto che non c'è più una maggioranza” chiedeva l'8 agosto. Il giorno successivo il suo partito depositava la mozione di sfiducia al Senato, dando il via alla crisi di governo. La prospettiva di prolungare la XVIII legislatura però non piace a Di Maio, che ieri è intervenuto su Facebook in merito allo scambio epistolare via social tra Conte e Salvini. “Ora è pentito, ma ormai la frittata è fatta. Ognuno è artefice del proprio destino. Buona fortuna!", ha scritto il vicepremier in quota Movimento 5 stelle.
Se la continuazione dell'esperienza di governo è sempre meno probabile, ma chissà, avanza l'idea di una nuova maggioranza Pd-M5s. La lettera di Conte è sembrata negli ambienti politici come una ri-candidatura alla guida di un nuovo esecutivo ma con una diversa maggioranza.
Sintesi. Salvini aveva un accordo con Zingaretti per votare. Renzi scombina i piani e costringe il Pd a lavorare a una proposta al m5s. Salvini si spaventa e fa marcia indietro. Il pallino torna al m5s, che decide di non tornare da Salvini. A oggi, governo Pd/m5s più si che no.
— Claudio Cerasa (@claudiocerasa) August 16, 2019
Quali sarebbero i punti qualificanti di un accordo di governo tra Pd e M5s? A quanto pare lo stato maggiore del Pd ritiene che sia semplice allearsi col Movimento 5 stelle, ma che in pratica sarebbe tutto molto complicato una volta entrati al governo. Le convergenze tra i due partiti consisterebbero nella volontà di disinnescare l’aumento dell’Iva, di ridurre il cuneo fiscale per il lavoro dipendente, probabilmente di introdurre un qualche forma di salario minimo legale (secondo il Pd in accordo con la contrattazione sindacale, il che è difficile ma non impossibile). Siccome a quanto pare intendono rispettare i vincoli di bilancio imposti dagli accordi europei (che pure ambedue richiedono di superare), per finanziare non in deficit queste misure dovranno introdurre qualche forma di imposta patrimoniale, probabilmente partendo dalla revoca dell’annullamento berlusconiano dell’Imu sulla prima casa, che ambedue i partiti avevano criticato. Più complesso risulta il raggiungimento di un’intesa sulla politica industriale, anche se sia il Pd sia il M5s affermano di volerla orientare a un forte impegno ecologico. Questo vuol dire dare ragione al governatore pd della Puglia che vuole chiudere l’Ilva?
In tema di immigrazione è possibile che la eventuale nuova maggioranza riesca ad archiviare le asperità salviniane. Si potrà forse attenuare la guerra alle ong, ma sarà difficile capovolgere completamente la linea seguita finora dal governo con l’approvazione dei 5 stelle. Quanto alla politica estera potrebbe essere insiprata a quella dell’asse franco-tedesco, ma questo non sarebbe forse sufficiente a salvaguardare interessi nazionali evidenti, come quello di una almeno parziale stabilizzazione della Libia. Infine, ma non per ultima, viene la questione della giustizia. I 5 stelle hanno posizioni radicali che almeno la parte garantista del Pd fatica a digerire. In sostanza, qualora questa nuova maggioranza vedesse davvero la luce, si assisterebbe con tutta probabilità a una politica di ordinaria amministrazione, che potrà anche piacere alle istituzioni europee ma che lascerebbe scoperto il fianco agli inevitabili attacchi di un centrodestra che si ricompatterebbe all’opposizione.