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Ecco le condizioni acrobatiche del M5s per un contratto di governo con il Pd

Valerio Valentini

Dalle autonomie all'istruzione, dall'Ilva alla giustizia, l’impresa di conciliare le istanze democratiche con quelle grilline appare assai ardua

Roma. Si fa presto a dire “contratto alla tedesca”. Nonostante le buone intenzioni di Graziano Delrio, il capogruppo del Pd alla Camera che ieri ha lanciato l’ipotesi di riscrivere un programma condiviso col M5s, l’impresa di conciliare le istanze democratiche con quelle grilline appare assai ardua. L’intesa sembra lontana perfino laddove, almeno apparentemente, dovrebbe essere imprescindibile. Perché per Luigi Di Maio il taglio dei parlamentari è la premessa per intavolare le successive trattative, ma il Pd, che a quel tavolo dovrebbe sedersi, non ne vuole sapere. “Bisognerà ripartire da capo”, dicono dalla segreteria del Pd a proposito della riforma costituzionale che prevede la riduzione di deputati e senatori. Bisognerebbe insomma “aprire un cantiere per una riforma costituzionale più ampia”: taglio dei parlamentari sì, ma nell’ottica del superamento del bicameralismo paritario che porti alla costituzione del “Senato delle regioni”.

 

E a proposito delle regioni, un eventuale contratto giallorosso dovrà trovare una quadra anche sul tema delle autonomie. “Ripartiremmo da una impostazione più moderata, e la base di riferimento sarebbe la proposta dell’Emilia Romagna, ben più sostenibile di quella avanzata da Veneto e Lombardia”, spiega Vincenzo Presutto, senatore grillino che da tempo segue il dossier e che confessa che “sì, su questa impostazione c’è già un comune sentire col Pd e con alcuni esponenti del Misto come Vasco Errani”. Poi si sono le salvinissime leggi sulle sicurezza, che “ovviamente – sentenziano nel Pd – andrebbero smontate”. E nel M5s, che pure ha approvato entrambi i decreti, si dicono convinti che una soluzione in questo senso sia possibile. “Del resto, la richiesta di correggere quei decreti – dice un senatore della commissione Giustizia – arriva anche dal Quirinale”.

 

Quanto all’economia, ieri il sottosegretario grillino Stefano Buffagni ha provato a dettare l’agenda che verrà, definendola però in maniera assai vaga. Si va dalla riduzione dell’Ires al 15 per cento all’abbattimento del cuneo fiscale, dalla sterilizzazione delle clausole Iva all’“Industria 5.0”, passando per “ricerca e innovazione”. Un vaste programme, monsieur, su cui non sembrano venire obiezioni da parte del Pd: a patto, ovviamente, di non farsi domande sulla reale sostenibilità economica di questa lista dei sogni. Ma sull’Ilva, ad esempio, che fare? Il 6 settembre scade il termine per l’immunità penale senza cui ArcelorMittal lascerebbe l’impianto di Taranto, e non si vede all’orizzonte alcuna soluzione condivisa. Ambientalismo ed economica circolare sono altri titoli spendibili, per redigere il contratto: ma se si scende nel dettaglio, si scopre che tanto sull’ecotassa per le automobili quanto sulla contrarietà ai termovalorizzatori, l’irremovibilità del M5s è incompatibile con gli auspici del Pd. Sull’“acqua pubblica” tanto cara a Roberto Fico un’intesa è possibile, a patto che la deputata grillina che lo propone, Federica Daga, prosegua nella già avviata opera di riscrittura del provvedimento, che nella sua prima versione era del tutto insostenibile dal punto di vista economico. “Per quel che riguarda l’istruzione – dice la deputata grillina Lucia Azzolina, della commissione Cultura – bisognerebbe rivedere alcuni punti della ‘Buona scuola’, eliminando la chiamata per competenze e dirottando sulle scuole i fondi della ‘carta formazione docenti’, che il governo Renzi aveva invece deciso di assegnare direttamente agli insegnanti a tempo indeterminato, escludendo ingiustamente quelli a tempo determinato ”.

 

Sulla giustizia, ovviamente, i grillini non intendono indietreggiare: “Né la sospensione della prescrizione – dice un deputato vicino al Guardasigilli Alfonso Bonafede – né l’uso dei trojan e dell’agente sotto copertura possono essere rimessi in discussione. Ma su conflitto d’interessi e riforma del processo penale sarà difficile trovare più distanze di quelle che c’erano con la Lega”.