Europeisti contro no euro: la campagna elettorale è già ripartita
Zingaretti chiede al M5s di rispettare le regole Ue, Borghi invece rilancia la sua battaglia preferita: quella per l'uscita dalla moneta unica
Da un lato c'è Nicola Zingaretti che, presentando alla direzione del Pd i cinque punti sulla base dei quali costruire un'intesa parlamentare per far nascere un nuovo governo, mette al primo posto “l’impegno e l’appartenenza leale all’Ue per una Europa profondamente rinnovata”. Dall'altro c'è Claudio Borghi, consulente economico di Matteo Salvini, che intervistato dal magazine tedesco Capital, rilancia un suo vecchio cavallo di battaglia: “Sono convinto che l'uscita dell'euro sarebbe positiva per il nostro paese”.
E sembra di essere tornati indietro di qualche mese quando, nel pieno della campagna elettorale per le Europee, la Lega utilizzava ogni occasione utile per attaccare i burocrati europei che, novelli invasori, si preparavano a trasformare l'Italia in una colonia di Bruxelles. Dopotutto è stato anche grazie a quelle parole d'ordine che il Carroccio, il 26 maggio, ha ottenuto il 34 per cento. Quindi, in attesa di capire se Sergio Mattarella avrà sufficienti rassicurazioni per tentare l'impresa di far nascere un nuovo esecutivo, Salvini e i suoi decidono di giocare sul proprio terreno preferito.
Il ministro dell'Interno lo aveva già fatto capire martedì, intervenendo al Senato subito dopo le dichiarazioni del premier dimissionario Giuseppe Conte: “Non voglio un’Italia schiava di nessuno, non voglio catene. Non voglio dipendere dai funzionari dell’Ue”. Dopo di lui era stata la volta di Alberto Bagnai, altra icona no euro, che dopo il discorso di Salvini, seduto alla sua destra, aveva rilanciato: “Con accenti melodrammatici ascoltiamo appelli a essere salvati dal Pd e veniamo accusati di aver tradito per motivi tattici questo governo che funzionava benissimo e di consegnare l'Italia in mano ai partiti delle tasse e della stagnazione. Alle persone che ci accusano di questo io voglio dire che la Finanziaria che un eventuale governo di responsabili potrà fare - responsabili si chiamano oggi gli ascari di Bruxelles, come sappiamo - non sarà molto peggiore di quello che sotto la sua guida saremmo stati costretti a intestarci”.
E ancora: “Come ampiamente anticipato dalla nostra elaborazione, Francia e Germania si apprestano a violare delle regole irrazionali. E noi siamo vittime di un approccio che ci vuole sempre, per un malinteso complesso di inferiorità, essere più realisti del re. Questo è inaccettabile”.
Insomma, voto o non voto, la campagna elettorale è già cominciata. E, come in un eterno déjà vu, ancora una volta la sfida sembra essere tra europeisti e anti europeisti.