Zingaretti fissa altre condizioni al governo giallorosso. E manda in crisi renziani e M5s
Il segretario del Pd e Paolo Gentiloni avrebbero posto tre paletti: abolizione dei due decreti sicurezza, definizione di un accordo sulle misure da inserire nella manovra economica, no al taglio dei parlamentari
Roma. “Ci siamo ripresi in mano il nostro destino”, dice una fonte del Pd vicina al segretario Nicola Zingaretti. Il riferimento è ai tre punti “irrinunciabili” che, secondo indiscrezioni di stampa, la delegazione dei democratici avrebbe presentato al Capo dello Stato durante le consultazioni al Quirinale. Proposte che, stando a quanto raccontato, rappresenterebbero la vera base da cui partire per avviare la trattativa con i Cinque stelle per la formazione di un ipotetico governo. Ma che, essendo ben più stringenti delle cinque approvate all’unanimità dalla direzione del Pd, stanno creando il panico tra i renziani.
Zingaretti alza la posta del governo e manda in fibrillazione il m5s. I nuovi punti non negoziabili (no al taglio dei parlamentari) possono avere due significati: provare ad andare a votare (difficile), ottenere maggiore discontinuità (e far saltare subito il nome di Conte).
— Claudio Cerasa (@claudiocerasa) August 22, 2019
Zingaretti e il presidente del partito, Paolo Gentiloni, avrebbero infatti chiesto che il nuovo governo, quando e se nascerà, abolisca i due decreti sicurezza; definisca subito un accordo sulle misure che dovranno essere inserite nella manovra economica; dica no al taglio dei parlamentari. Anche questo, secondo i dem, farebbe parte del minimo sindacale per un governo di discontinuità non solo a parole. D’altronde come potrebbe il Pd al governo mantenere in vita i due principali decreti del governo felpastellato voluti da Salvini? I renziani, tuttavia, non hanno gradito e sono subito insorti. “È un tentativo rozzo di sabotaggio a firma Zingaretti-Gentiloni”, dice un renziano di peso. “Non funziona”.
Sul tema è poi intervenuto anche Matteo Orfini: “Lo dico a tutto il Pd: a consultazioni aperte non ci si parla con veline e contro veline. Non si fanno esegesi anonime. Non si gioca con le dichiarazioni fatte da 'fonti vicine a'. Si va al Quirinale e si parla lì. Per rispetto al Capo dello Stato, al paese. E anche a se stessi”.