La gran lezione attuale di Berlusconi
Una destra liberal democratica, atlantista, europeista è esistita e ha un futuro
Silvio Berlusconi, riferendo del colloquio con il capo dello Stato, non si è solo “ripreso la scena”, cosa in cui è maestro, ma ha soprattutto fatto sentire il peso di un’esperienza e di una maturità politica che contrasta con l’improvvisazione dominante. Ha ricordato a tutti il profilo storico di un centrodestra occidentale, atlantista, europeista, impegnato nel confronto alla pari con gli altri leader mondiali. Non ha avuto paura di alludere a contatti con Angela Merkel, e persino con il premier giapponese, facendo intendere che una riedizione del centrodestra liberale dovrà tener conto di un radicamento internazionale solido e di un’attenzione seria agli equilibri di bilancio. Proprio perché gode della personale amicizia del presidente russo, può ribadire l’ancoraggio dell’Italia all’occidente senza problemi. Ha dato una lezione di stile a tutti quelli che per decenni lo hanno sottovalutato e addirittura deriso. Senza jattanza e, per una volta, anche con sobrietà. Ha insomma ricordato a tutti che una destra liberal democratica diversa da quella sovranista e screditata di oggi è stata possibile, ed è possibile.
Non si è preso solo una soddisfazione personale, quasi a chiusura della sua esperienza politica: ha segnato un punto nella difficile fase aperta dalla crisi di governo. La proposta del centrodestra, quando sarà sottoposta al giudizio elettorale o se si dovrà esprimere in una fase di opposizione, sarà plurale. Il rischio di isolamento cui è esposto Matteo Salvini a causa del modo e dei tempi con cui ha aperto la crisi rende necessario l’apporto della parte moderata europeista e occidentale della coalizione, che quindi ha un ruolo da svolgere e un peso reale da esercitare.
Salvini ora sa che da solo può perdere, Berlusconi ha esposto il quadro in cui si può riannodare la trama della coalizione, il sistema di compatibilità interne e internazionali con cui si possono affrontare i temi di ciò che serve al paese. Non ha pronunciato un testamento ma un programma, dimostrando che l’Amor nostro è ancora una delle vere risorse della Repubblica.