Matteo Salvini (foto LaPresse)

Lo sfiduciato immaginario

Giuseppe De Filippi

Non ha spiegato il perché della crisi, né perché vuole il voto. Né risposto alle critiche. Il discorso di Salvini in Senato smontato punto per punto da Giuseppe De Filippi

Matteo Salvini, ministro dell’Interno. Rifarei tutto quello che ho fatto. Tutto!. Con la grande forza di essere un uomo libero; ciò vuol dire che non ho paura del giudizio degli italiani. In quest’Aula ci sono donne e uomini liberi e donne e uomini un po’ meno liberi. Chi ha paura del giudizio del popolo italiano non è una donna o un uomo libero.

  

Già si parte male, con un’affermazione contraddittoria rispetto al suo stesso operato, sia nella nascita del governo del cambiamento, quando si fece un accordo parlamentare incoerente rispetto agli schieramenti con cui si era condotta la campagna elettorale, sia nella scelta successiva di sfiduciare il presidente del Consiglio senza fornire una chiara ragione per un atto così grave, resa poi ancora più insensasta con il ribaltamento in poche ore che ha portato alla decisione di ritirare la mozione per ragioni puramente opportuninstiche. La preferenza per il voto, espressa in modo così stentoreo, non ha un legame logico con quelle due scelte e con il rovesciamento della seconda scelta.

 

Molto semplicemente. E’ il sale della democrazia. Mi permetta, Presidente, però di dire che mi spiace che lei mi abbia dovuto mal sopportare per un anno. E’ una novità di oggi. Non l’avevo capito, me ne dolgo. Pericoloso, autoritario, preoccupante, irresponsabile, opportunista, inefficace, incosciente: bastava il Saviano di turno a raccogliere tutta questa sequela di insulti. Non serviva il Presidente del Consiglio. Bastavano un Saviano, un Travaglio, un Renzi, non il presidente del Consiglio.

 

Sarà anche vero che ciascuno a modo suo – Saviano, Travaglio e Renzi – non apprezzano Salvini, ma in quest’Aula è il presidente del Consiglio a rivolgergli le contestazioni sulla sua persona e sulla sua azione politica. Insomma, è comodo scegliersi gli interlocutori con la fantasia e decidere di litigare con chi fa comodo. Ma in quell’Aula Salvini era chiamato a confrontarsi con i senatori e con un presidente del Consiglio verso il quale aveva promosso una mozione di sfiducia (e quindi comprensibilmente un po’ arrabbiato).

 

Anche perché noi abbiamo a cuore l’Italia che sarà non domani mattina in base ai sondaggi o ai social, ma l’Italia del 2050.

 

E chi gli ha chiesto di intervenire sul 2050? Ma che dibattito è? Non dovrebbe invece illustrare le ragioni della sua mozione? Dire perché non voleva più Conte e dire poi dire perché invece lo voleva ancora, avendo ritirato la mozione?

 

Vorrei rilevare, come attestano i numeri, quale sarà la situazione del paese nel 2050, se esso non verrà guidato con coraggio e libertà. Spero che chi è in quest’Aula lo sappia, ma tengo a trasferirlo a chi è a casa, all’Italia reale, non all’Italia virtuale che spesso e volentieri ha interesse a mantenere solo la sua poltrona.

 

Altre affermazioni senza legame con quanto sta accadendo in Aula e con quanto era accaduto sulla scena politica dall’8 agosto esclusivamente su sui iniziativa. Salvini voleva la sfiducia nel 2019, non nel 200, di cui parla da futurologo improvvisato e senza alcuna pertinenza con i temi in discussione.

 

Al Paese reale, che lavora, che oggi è in ospedale, in azienda, in ufficio. Perché – permettetemi – la critica più surreale di tutte è stata che non si fanno le crisi d’agosto, perché agosto per i parlamentari è sacro.

 

Questa critica è pura invenzione salviniana, nessuno ha mai contestato la sua volontà politica di portare alla crisi di governo in agosto per ragioni legate alla centralità delle vacanze, tuttavia vediamo che il leader della Lega continua a fare riferimento a una crisi di governo della quale sembra disconoscere la paternità. Insomma non lo dice da papà, ma da passante.

 

I parlamentari lavorano a ferragosto, come lavorano tutti gli altri italiani. Non si capisce perché agosto no; luglio sì, settembre sì, ma agosto no. Facciamo i senatori o i Ministri un mese sì e un mese no. I problemi ci sono. E’ evidente. Io, presidente del Consiglio, non parlavo male di alcuni colleghi, non mi permetto. Tuttavia, da Ministro dell’interno, per quanto pericoloso e autoritario a suo dire, porto a casa un’Italia più sicura dopo questo anno di Governo.

E chi lo dice? Quali dati? Quali giudizi? E poi chi glielo ha chiesto?

 

Io non ho fretta, ho il tempo che hanno gli uomini liberi che non hanno paura di mollare la poltrona e metterla in mano al popolo italiano. Non c’è problema. Signor Presidente, mi permetta solo una sfumatura e poi racconto a quest’Assemblea e a chi è fuori l’Italia che abbiamo in testa e che abbiamo nel cuore, che non è un’Italia che cresce dello zero virgola, bensì un Paese che merita visione, coraggio, lealtà, sacrificio e giustizia, quella vera. Parlo di un Paese dove ci sono 60 milioni di presunti innocenti fino a prova contraria e non 60 milioni di presunti colpevoli. Questa è la differenza tra uno Stato di diritto e il ritorno alla giungla.

 

Molto generico, ma ancora fuori tema. Lui doveva dire in Aula perché non voleva proseguire nell’azione di governo e non parlare genericamente di programmi politici, che comunque stridono con le ralizzazioni concrete della Lega in termini legislativi, sia riguardo al presunto garantismo rivendicato in Aula, sia riguardo allo stimolo della crescita.

 

A proposito di sovranità, libertà ed Europa, citazione per citazione, torno a Cicerone: la libertà non consiste nell’avere un padrone giusto, ma nel non avere nessun padrone. Io non voglio un’Italia schiava di nessuno, non voglio la catena lunga come i cagnolini, non voglio catene.

 

Ancora affermazioni non collegate al dibattito e neppure alla realtà dell’operare leghista e alla stessa azione di governo salviniana, delle quali si ricordano invece le frequenti e pubbliche iniziative per legare l’Italia alla Russia putiniana, configurando anche rapporti di sudditanza politica anche attraverso la recezione di finanziamenti negoziati in un noto hotel di Mosca.

 

Siamo il paese più bello e potenzialmente più ricco del mondo

 

Si parte male, con un’affermazione contraddittoria rispetto al suo stesso operato e alla nascita del governo

Affermazione incoraggiante ma fondata su dati di fantasia, e sulla quale sarebbe comunque impensabile un confronto sensato e razionale come quello che si dovrebbe svolgere nelle Aule parlamentari, e in un dibattito di sfiducia causato dalla sua stessa mozione.

 

E sono stufo che ogni nostro passo (parlo di governi, Regioni, Comuni, imprese o lavoratori) debba dipendere dalla firma di qualche funzionario dell’Unione europea.

 

Qui siamo all’invenzione totale. Una sparata senza alcun fondamento e di cui non viene fornita alcuna spiegazione ulteriore.

 

Siamo o non siamo un paese libero e sovrano? Siamo o non siamo un paese libero di difendere i suoi confini, le sue aziende, le sue spiagge?

 

Certo che lo siamo, e chi ha detto il contrario? Salvini prosegue un dialogo con nemici immaginari e con oppositori che abitano nella sua fantasia. Questo non facilità il dibattito parlamentare né spiega perché Conte dovrebbe essere sfiduciato. Né perché si debba andare a votare. Forse Conte aveva ongiurato con potenze straniere per mettere a repentaglio le nostre spiagge? Non risulta da alcun atto allegato da Salvini.

 

A me non è mai capitato di parlare con la cancelliera Merkel a proposito di interesse di partito, chiedendo consigli per vincere la campagna elettorale, perché Salvini ha chiuso i porti.

 

Peccato per lui, perché la cancelliera avrebbe potuto dargli buoni consigli. In ogni caso, ricordiamo che Salvini non ha chiuso alcunché né tantomeno i porti.

 

A me non è mai capitato. A me non è mai capitato di prendere il caffè con qualcuno con la lamentela che Salvini chiude i porti. L’ho fatto e lo rifarò, se il buon Dio e gli italiani mi ridaranno la forza di tornare al Governo. In Italia si arriva se si ha il permesso di arrivare. Punto e a capo. Se qualcuno ha nostalgia dell’immigrazione di massa e del business dell’immigrazione clandestina non può andare d’accordo con me.

 

Come vuole, va bene. Ma il business dell’immigrazione è definizione di sua invenzione e non ha riscontri nella realtà.

 

Se qualcuno a tavolino, da settimane se non da mesi, pensava a un cambio di alleanza – molliamo quei rompipalle della Lega e piuttosto ingoiamoci il Pd – non aveva che da dirlo in quest’Aula.

 

Beh, lo ha detto prima lui, però. Salvo non spiegarci perché sfiduciava e poi revocava.

 

Non abbiamo paura. Però, a proposito di quello che ha fatto questo Governo, vi vedo a portare avanti la legge di riforma sulle banche e risarcire i risparmiatori truffati con Maria Elena Boschi. Vi vedo a riformare il Csm con Lotti e a fare la riforma del lavoro con Matteo Renzi, padre del jobs act. Vi vedo!

 

Salvini li vede, ma lui solo ha queste visioni. Perché non ha alcuna proposta concreta di incarichi come quelli citati da attribuire alle persone da lui citate. Anche in questi casi la replica degli altri gruppi diventa impossibile rispetto a un discorso solipsistico che inventa una realtà di comodo.

 

Io penso che in democrazia la via maestra sia, sempre e comunque, quella di chiedere il parere ai nostri datori di lavoro, che sono i cittadini italiani. Noi siamo dipendenti pubblici al servizio del popolo italiano e non dovremmo mai averne paura.

 

Non sono dipendenti pubblici, ma sono eletti e liberi, e qui torniamo all’incoerenza del Salvini che dava vita al governo del cambiamento. 

 

L’IVA non aumenta se si vota a ottobre e c’è un Governo in carica a novembre. Lo dico a chi è a casa: in Austria si vota a fine settembre, in Polonia a metà ottobre, probabilmente anche in Spagna si voterà a ottobre, non ci sono disastri. Funziona così in democrazia. Si vota e il destino di questo Parlamento è nelle mani del popolo italiano, non di 30 senatori che, pur di non andare a casa e mollare la poltrona, voterebbero anche il Governo della fata turchina. Non venite a parlarci di IVA, di spread, di esercizio provvisorio e di recessione. Vediamo se ci sarà la voglia e la forza di andare al voto.

 

L’Iva aumenta eccome per una norma votata e approvata da Salvini cioè la legge di Bilancio in vigore. La lista delle scadenze elettorali esterne non è pertinente.

 

Parliamo di ciò che i numeri dicono, al di là di tutto quello che di buono ha fatto questo Governo. È innegabile e ce ne prendiamo la metà dei meriti: non tutti, ma la metà, fifty fifty, anche se leggo che qualcuno dice che hanno fatto tutto altri. Ci prendiamo la metà, cinquanta e cinquanta, dei meriti e dei demeriti. Abbiamo fatto cose buone e abbiamo commesso degli errori, perché chi fa sbaglia e solo chi non fa niente pontifica e non sbaglia mai. Chi lavora sbaglia: può essere... Io non mi rassegno all’Italia disegnata per il 2050 dall’Istat, quella dello zero virgola e delle regolette europee.

 

Ma che c’entrano le regole europee? Che comunque Salvini al governo ha rispettato, seppure facendo la faccia truce. In occasione della manovra e dell’assunzione degli impegni per evitare la procedura di infrazione.E per evitare che non l’Europa, che anzi è uno scudo, ma i mercati ci travolgessero.

 

Lo facciamo, però, se da Bruxelles ce lo lasciano fare, sennò la manutenzione delle scuole, la manutenzione delle strade e l’aumento delle pensioni di invalidità possono aspettare.

 

Non c’è alcuna indicazione contraria, né Mai potrà esserci, da Bruxelles sulle spese per strade scuole pensioni e invalidità. Rispondere a Salvini in Aula, di fronte ad affermazioni apodittiche non sarebbe stato possibile. E infatti nessuno lo ha fatto, confinando questo suo strambo intervento nell’ambito della masturbazione mentale.

 

Perché c’è il padre padrone che ci deve dire se si può o non si può. A furia di “si può” e di “non si può”, nel 2050 l’Italia perderà 6 milioni di persone in età lavorativa tra i quindici e i sessantaquattro anni e rischia di essere uno dei pochi Paesi al mondo a sperimentare una riduzione della popolazione in età lavorativa.

 

Va bene, l’Istat fa i suoi giusti conti. Ma che c’entra il dibattito sul povero Conte? E poi, per dirne una, Quota 100 che contributo ha dato all’aumento delle persone in età lavorativa?

 

L’Italia perderà, perché emigreranno altrove, 4,5 milioni di italiani e in cambio importerà 10,5 milioni di immigrati. Io non mi rassegno a un paese impaurito

 

Mentre lo impaurisce

E sempre più anziano.

  

Mentre tenta di bloccare l’arrivo dei giovani.

 

Che deve dipendere da quelli che sono i nuovi schiavi.

 

Sua invenzione retorica. Con cui ha condotto mesi di polemiche per dimostrare, senza riuscirci, che le ong e la stesa guardia costiera sarebbero all’opera per importare schiavi.

 

Che a qualcuno fanno comodo. No. Per questo serve una manovra economica coraggiosa, su cui stiamo lavorando da mesi.

 

Non risulta alcun lavoro leggibile, né articolato in preparazione di questa manovra economica leghista, tenuta al segreto evidentemente anche al governo di cui facevano parte e allo stesso ministro Tria, che era invece al lavoro sulla vera manovra governativa.

 

Signor presidente del Consiglio, lei ha detto che si andrà a dimettere. Noi abbiamo raccolto ancora la settimana scorsa in quest’Aula la sfida degli amici del MoVimento 5 Stelle. Ricordo Luigi Di Maio… Stavo parlando dell’Italia che vogliamo lasciare ai nostri figli, che ovviamente ha radici nella Costituzione e nelle regole parlamentari. Non ho capito però i plurimi accenni del presidente del Consiglio al presunto disvalore di uscire anche dai Palazzi per ascoltare gli italiani, dove vivono e lavorano. Secondo me è fondamentale, per un buon politico, non perdere mai la voglia di ascoltare i cittadini , di capire, di raccogliere consigli, proposte, critiche e suggerimenti. Altrimenti si rischia di parlare a se stessi.

 

Un dialogo con nemici immaginari e con oppositori che abitano nella sua fantasia. Questo non facilità il dibattito parlamentare

E quando mai si è parlato di questo presunto disvalore?

 

L’emergenza di questo paese è il fatto che non nascono più bambini, per cui la Lega è pronta a sostenere una manovra economica se avrà a bilancio almeno – lo sottolineo – 50 miliardi per ridurre le tasse agli imprenditori, alle famiglie e ai lavoratori italiani, stando sotto a quanto farà la Francia. Adesso chiedono alla seconda potenza industriale – questo paese – di rispettare gli zero virgola, quando da anni Francia e Germania se ne fregano delle regole con cui stanno rovinando un popolo composto da 60 milioni di donne e uomini liberi. Possiamo investire in sanità, in diritto alla vita, in diritto al lavoro, in diritto alla felicità, come da dichiarazione d’indipendenza degli Stati Uniti d’America? Non mi rassegno allo zero virgola, ma capisco che il coraggio, come scriveva Manzoni, uno, se non ce l’ha, difficilmente se lo può dare; l’ascolto dei cittadini, sotto questo profilo, è quindi fondamentale, però non cadrò mai nell’errore che ho sentito da parte di qualcuno in queste settimane - senza voler dare lezioni – dell’insulto quotidiano e sistematico.

 

Va bene, qui ripete, mettendo in mezzo l’innocente Manzoni, affermazioni precedenti sulla sua manovra di fantasia.

 

Anche perché, se questo governo si è interrotto, è perché da mesi c’erano in Commissione, in Parlamento e in Consiglio dei ministri dei signor no che bloccavano tutto. E non si tratta di un attacco personale, perché non mi interessano gli attacchi personali; però, se in qualche Ministero, invece di sbloccare, si blocca, come in un porto delle nebbie, non si fa un servizio utile al Paese. Per settimane e mesi, testardamente e pazientemente, ho detto alle nostre donne e ai nostri uomini “andiamo avanti, perché ci credo e ho fiducia”: ma la risposta era no, no, no.

 

Può essere, ma chi governa dovrebbe essere capace di superare le resistenze ministeriali. E comunque, colpa di Conte?

 

Mi permetta di ricordare, signor presidente del Consiglio, che la settimana scorsa in quest’Aula – non seimila anni fa, ma nel 2019 – la forza maggioritaria del governo le ha votato la sfiducia, dicendo no alla Tav. Ma di cosa stiamo parlando, allora? E no qui, e no là: ovunque al mondo, se trovi del petrolio, fai festa, perché significa ricchezza e posti di lavoro; ma noi no, li blocchiamo e rimettiamo in discussione aziende che danno migliaia e migliaia di posti di lavoro, pensando di tornare indietro.

 

Vero, è andata così. Ma è anche vero che il Parlamento aveva invece promosso la prosecuzione dei lavori.

 

La decrescita felice non la conosco: gli italiani vogliono crescere e vogliono sviluppo, strade, autostrade, porti, aeroporti, ferrovie, scuole e ospedali che funzionano. Ci mancheranno 20.000 medici nei prossimi anni; assumiamoli. No, bisogna chiedere il parere dell’Europa per assumere 20.000 medici; oibò, ma se la gente sta male, devo assumere i medici.

 

Quando mai si chiede il parere dell’Europa per assumere i medici? Casomai è evidente che molti medici non sono disponibili per via ella Quota 100 salviniana.

 

Da ministro dell’Interno, so benissimo che verranno meno 40.000 donne e uomini in divisa nei prossimi anni: o stanziamo i soldi per assumere questi 40.000 donne e uomini della Polizia di Stato o completiamo il disastro portato avanti dal Partito Democratico, che ha bloccato le assunzioni e il Paese per anni.

 

Altra affermazione senza fondamento.

 

Ma come può pensare qualcuno di riportare al Governo Renzi, che gli italiani hanno buttato fuori dalla porta, elezione dopo elezione, dopo elezione, dopo elezione? Auguri! Ho sentito il presidente Prodi, e poi saremmo noi…

 

Ancora i nemici immaginari.

 

E’ questo che vorrei offrire agli italiani: un futuro di crescita, sviluppo, prosperità, benessere, famiglia e coraggio. Mi permetta poi, signor presidente del Consiglio, lei fa un torto al popolo italiano e ai cattolici italiani, quando lei pensa che votino in base a un rosario. Gli italiani, cattolici o non cattolici, votano con la testa e con il cuore e io sono orgoglioso di credere e di testimoniare con il mio lavoro il fatto che credo e non ho mai chiesto per me la protezione, ma per il popolo italiano la protezione del Cuore Immacolato di Maria la chiedo finché campo, perché questo è un Paese che merita tutto.

 

Un crescendo di rivendicazioni di religiosità che risponde a una falsa domanda, ancora una volta da lui inventata. Io punto era ovviamente l’uso strumentale dei simboli religiosi e nell’ostentazione, estranea al confronto politico.

 

Non me ne vergogno, anzi ne sono ultimo e umile testimone, l’ultimo degli ultimi, ma ne sono orgogliosamente l’ultimo e umile testimone. State facendo un torto al buon senso, prima ancora che alla fede del popolo italiano, anche perché non faccio la vittima, ma in quest’anno lei si è sacrificato, è vero… E sono contento di aver cominciato a lavorare con lei l’anno scorso, così come non coltiverò mai la rabbia e il rancore che in queste settimane sento da parte di qualcuno. Omnia vincit amor, l’amore vince sempre. Non ho paura, avete scelto il bersaglio, eccomi. Avete scelto il pericolo per l’Italia e per l’Europa, eccomi, pronto a sacrificarmi. Pronto, non c’è problema. Il mio Paese e il futuro degli italiani valgono più di mille poltrone, non ho paura a mollare le nostre poltrone.

 

Non hanno paura le donne e gli uomini della Lega, non hanno paura i Ministri della Lega, gente libera che risponde solo e soltanto al popolo italiano, non alla Merkel o a Macron, solo e soltanto al popolo italiano, fiero, libero, orgoglioso, sovrano, sovrano! Con un’idea di futuro, di figli, di famiglia; di figli che hanno una mamma e un papà, aggiungo, se proprio bisogna dirla tutta. E buon lavoro col partito di Bibbiano.

 

Grazie mille, Presidente. E poi gli autoritari saremmo noi, cosa strana. Siamo gli unici presunti fascisti che vogliono il voto, siamo gli unici dittatori che vogliono il voto. Pensate che dittatura strana che vorremmo instaurare: la dittatura del voto del popolo italiano, pensate un po’, che roba incredibile.

 

Non mi dilungo, ma diteci molto semplicemente, al di là di questo, degli attacchi personali che mi sono dispiaciuti, per carità di Dio, a cui però sono anche disposto a soprassedere, perché mi sembrava di aver capito che se da parte del MoVimento 5 Stelle non c’era già un accordo preconfezionato col Partito Democratico...

 

Stavo dicendo che i casi - e lo sa solo chi in questi giorni e in queste settimane è stato al telefono per trattare - sono solo due: o c’è già un accordo per andare avanti, cambiando semplicemente di settimana in settimana la giacca, cioè: “governavo con la Lega fino alla settimana scorsa e governo col PD la settimana prossima, a seconda della stagione autunno-inverno”. Se c’è già un accordo preso...

 

Però, per essere noi pericolosi autoritari... È faticoso fare il pericoloso autoritario! Posso finire, umilmente? I casi sono due: se c’è un accordo di potere e di spartizione, già fatto, fra 5 Stelle e Partito Democratico, che sarebbe lecito, ditelo agli italiani e spiegate loro che cosa intendete fare nei prossimi tre anni. Secondo me, è irrispettoso della volontà del popolo italiano, che mi sembra chiara da due anni a questa parte. Però in politica - per carità - le abbiamo viste tutte; basta che lo diciate.

 

Appunto, lui stesso ha visto, anzi ha visstuto, un accordo coi Cinque stelle e dunque non si capisce tutto questo tono stupito e costernazione. In ogni caso non si capisce perchP non bloccare subito, appena dice di essersene accorto, gli abboccamenti tra 5s e Pd di cui parla come cosa certa, ma senza fornire prove. Aveva un programma in comune, poteva rinsaldare l’azione di un governo in cui diceva di credere.

 

Se non è così e invece c’è voglia di costruire e di terminare un percorso virtuoso, perché ho letto che qualcuno vuole fare il taglio dei parlamentari, bloccare l’aumento delle tasse e poi andare subito al voto, io l’ho detto la settimana scorsa e lo ripeto ancora in quest’Aula. La via maestra è quella delle elezioni, perché niente e nessuno meglio del popolo italiano potrà giudicare chi ha lavorato bene e chi ha lavorato male; questa è la via maestra. Se volete, noi ci stiamo: non abbiamo certo paura di andare avanti e di ultimare il percorso. Non siamo mica il Renzi di turno, che ha votato contro fino a ieri ed è disponibile a votare oggi a favore per mantenere la poltrona. Volete tagliare i parlamentari e poi andare a votare? Ci siamo: tagliamo i parlamentari e poi restituiamo la parola al popolo italiano. Ci siamo. Se poi uno volesse metterci una manovra economica coraggiosa per bloccare aumenti - e non solo - e ridurre le tasse a 10 milioni di italiani, ci siamo.

 

Concludo.

Giovanni Paolo II… Voi citerete Saviano ed io cito San Giovanni Paolo II. Ognuno può essere libero di citare e di rifarsi alla vita, alle opere e ai miracoli di chi meglio crede?

Signor Presidente del Consiglio, signor Vice Presidente del Consiglio, lo dico a voi con la massima serenità e - ripeto - da donne e uomini liberi che non hanno paura a chiedere la conferma o meno al popolo italiano del loro buon lavoro, perché sono convinto che questa conferma ci sarebbe. San Giovanni Paolo II diceva e scriveva - e sembra scritto oggi - che la fiducia non si ottiene con le sole dichiarazioni o con la forza; la fiducia bisogna meritarla con gesti e fatti concreti. Se volete completare il percorso di riforme che abbiamo cominciato, noi ci siamo: si tagliano i parlamentari e poi si va a votare. Punto e a capo. Se invece volete governare con Renzi, Boschi e Lotti, auguri e spiegatelo agli italiani. Noi ammucchiate non ne faremo.

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