Governo o elezioni? Il punto sulla crisi dopo le consultazioni del Quirinale
Il capo dello Stato ha incontrato tutte le forze politiche e i gruppi parlamenti. Ecco la sintesi delle posizioni in campo
Sono terminate le consultazioni del presidente delle Repubblica. È stata la giornata delle delegazioni delle principali forze politiche e tutte, a loro modo, hanno cercato di spostare gli equilibri della propria parte. Silvio Berlusconi e Forza Italia, ad esempio, si sono espressi a favore di un governo di centrodestra (ma i numeri di Camera e Senato rendono impossibile raggiungere una maggioranza parlamentare in grado di sostenerlo) o il ritorno alle urne. Resta da capire se il Cav vorrà seguire i consigli di Gianni Letta che, a quanto risulta al Foglio, avrebbe indicato una linea riassumibile più o meno così: niente fiducia a un esecutivo giallorosso ma, se Pd e M5s non si accordano, via libera ad un governo istituzionale guidato da una figura tecnica.
Il Pd, con Nicola Zingaretti, ha ribadito la necessità di provare a costruire una nuova maggioranza sulla base dei cinque punti approvati dalla direzione del partito. Subito dopo, però, sono cominciate a circolare indiscrezioni secondo le quali il segretario avrebbe indicato a Sergio Mattarella tre punti ulteriori, irrinunciabili e ben più divisivi di quelli indicati ieri (abolizione dei due decreti sicurezza; accordo sulle misure che dovranno essere inserite nella manovra economica; no al taglio dei parlamentari). Indiscrezioni che hanno scatenato la rabbia della minoranza renziana che ha accusato il segretario, e con lui Paolo Gentiloni, di voler far saltare la possibile intesa con il M5s.
Matteo Salvini, pur rilanciando l'ipotesi di elezioni anticipate, ha cercato di convincere il M5s a far ripartire il governo gialloverde: “Se qualcuno mi dice ragioniamo perché i 'no' diventano 'sì', miglioriamo la squadra, diamoci un obiettivo, facciamo qualcosa 'non contro' ma 'per', io l’ho sempre detto, sono una persona concreta, non porto rancore guardo avanti, non indietro”.
Ma Luigi Di Maio non sembra disposto a fare passi indietro. Il leader del M5s, al termine del colloquio con il Capo dello Stato, ha detto che “sono in corso delle interlocuzioni per costituire una maggioranza solida”. E ha elencato dieci punti che dovrebbero costituire la base di questa nuova intesa: taglio del numero dei parlamentari entro la fine della legislatura; una manovra equa che preveda il blocco dell’aumento dell’Iva, il salario minimo orario, il taglio del cuneo fiscale, la sburocratizzazione, misure per le famiglie con aiuti per la natalità, la disabilità, la casa; un Green new deal; una legge sul conflitto di interessi e una riforma della Rai sul modello Bbc; il dimezzamento dei tempi della giustizia e la riforma del Csm; l’approvazione della riforma dell’autonomia differenziale e della riforma degli enti locali; misure della legalità, con il carcere per i grandi evasori, una maggiore tracciabilità dei flussi finanziari, il contrasto dell’immigrazione clandestina; un piano di investimenti per il Sud, anche attraverso una Banca pubblica per gli investimenti; la riforma del sistema bancario, con la separazione fra banche di investimento e banche commerciali; la tutela dei beni comuni: la scuola pubblica, l’acqua pubblica, la sanità pubblica, le infrastrutture (con la revisione delle concessioni autostradali), la cittadinanza digitale. I gruppi parlamentari dei Cinque Stelle gli hanno affidato il compito di avviare la trattativa con il Pd e, a quanto si apprende, saranno i capigruppo Francesco D'Uva e Stefano Patuanelli a incontrare la delegazione dem. Via libera alla trattativa anche da Zingaretti: “Dalle proposte e dai principi da noi illustrati al Capo dello Stato e dalle parole e dai punti programmatici esposti da Di Maio, emerge un quadro su cui si può sicuramente iniziare a lavorare”.
Il presidente Mattarella, parlando ai giornalisti, ha preso atto di queste interlocuzioni e, richiamando le forze politiche a verificare in fretta la possibilità di far nascere in Parlamento una nuova maggioranza, ha detto che svolgerà nuove consultazioni martedì prossimo. Nel caso in cui l'accordo non fosse possibile, si andrà al voto.
LA DICHIARAZIONE INTEGRALE DEL PRESIDENTE MATTARELLA
Con le dimissioni presentate dal Presidente Conte – che ringrazio, con i ministri, per l’opera prestata - si è aperta la crisi di governo, con una dichiarata rottura polemica del rapporto tra i due partiti che componevano la maggioranza parlamentare.
La crisi va risolta all’insegna di decisioni chiare; e in tempi brevi.
Lo richiede l‘esigenza di governo di un grande Paese come il nostro. Lo richiede il ruolo che l’Italia deve avere nell’importante momento di avvio della vita delle istituzioni dell’Unione Europea per il prossimo quinquennio. Lo richiedono le incertezze, politiche ed economiche, a livello internazionale.
Non è inutile ricordare che, a fronte di queste esigenze, sono possibili soltanto governi che ottengano la fiducia del Parlamento, in base a valutazioni e accordi politici dei gruppi parlamentari su un programma per governare il Paese.
In mancanza di queste condizioni la strada da percorrere è quella di nuove elezioni. Si tratta di una decisione da non assumere alla leggera - dopo poco più di un anno di vita della Legislatura - mentre la Costituzione prevede che gli elettori vengano chiamati al voto per eleggere il Parlamento ogni cinque anni. Il ricorso agli elettori è, tuttavia, necessario qualora il Parlamento non sia in condizione di esprimere una maggioranza di governo.
Nel corso delle consultazioni appena concluse, mi è stato comunicato da parte di alcuni partiti politici che sono state avviate iniziative per un’intesa, in Parlamento, per un nuovo governo; e mi è stata avanzata la richiesta di avere il tempo di sviluppare questo confronto.
Anche da parte di altre forze politiche è stata espressa la possibilità di ulteriori verifiche.
Il Presidente della Repubblica ha il dovere – ineludibile - di non precludere l’espressione di volontà maggioritaria del Parlamento, così come è avvenuto – del resto - anche un anno addietro, per la nascita del governo che si è appena dimesso.
Al contempo, ho il dovere – per le ragioni che ho esposto – di richiedere, nell’interesse del Paese, decisioni sollecite.
Svolgerò quindi nuove consultazioni che inizieranno nella giornata di martedì prossimo per trarre le conclusioni e per assumere le decisioni necessarie.
(musica del video https://www.bensound.com/)
La prossima Commissione