La grande balla del governo nemico del nord
Stabilità ritrovata e fine dell’isolamento. Un governo senza la Lega di Salvini è un regalo per il nord. Cinque ragioni
Negli ultimi giorni, alcuni dotti editorialisti, probabilmente ancora sotto choc per la dipartita improvvisa dal Viminale di Matteo Salvini, hanno scelto di individuare come principale punto di criticità del governo del Rinnegamento il suo rapporto potenzialmente complicato con il nord Italia. Secondo questa tesi suggestiva, e molto profonda, il nuovo governo nasce con un doppio e grave peccato originale che verrà inevitabilmente pagato dal meraviglioso nord produttivo.
Peccato numero uno: il Pd e il M5s sono due partiti rappresentativi più del centro e del sud che del nord Italia e avere un governo poco rappresentativo del nord Italia rischia di essere un pericolo per l’intero paese. Peccato numero due: il Pd e il M5s hanno scelto di scommettere sull’innovazione, creando addirittura un ministero ad hoc, puntando però più sul modello Torino, dalla cui giunta viene il nuovo ministro per l’Innovazione, che sul modello Milano, città che al governo non è rappresentata, e vista l’oggettiva forza del modello Milano e l’oggettiva debolezza del modello Torino non si può non essere pessimisti rispetto alla capacità di questo governo di fare gli interessi della famigerata Italia produttiva.
Entrambe le teorie presentano un ragionamento in teoria lineare che merita di essere confutato: un governo guidato da un partito nato al nord, come la Lega, è un governo più sensibile alle istanze del nord; un governo guidato da due partiti lontani dal nord, come il Pd e il M5s, è un governo meno sensibile alle istanze del nord. Con molto rispetto per i dotti editorialisti, ci permettiamo di dire che la teoria del governo del Rinnegamento nemico del nord è una boiata colossale e ci sono almeno cinque semplici ragioni da mettere insieme per capire perché paradossalmente un governo senza la Lega potrebbe essere più amico del nord di un governo con la Lega.
La prima ragione è legata al termometro: avere un governo che senza neppure essere nato ha fatto quello che la Lega non è riuscita a fare in un anno e mezzo di governo, ovvero riportare la temperatura dello spread sotto la linea che segna la febbre, è già un successo mica male per tutti coloro che ogni giorno si preoccupano di rendere l’Italia un paese più attraente per gli investitori.
La seconda ragione è legata alle conseguenze della febbre passata (lo scorso ottobre lo spread era sui 300 punti base, oggi è sotto quota 150) e un ministro dell’Economia che si ritrova a bilancio una riduzione dello spread tra i 100 e 150 punti è un ministro che può permettersi di usare i 2-3 miliardi risparmiati anche per iniziare a fare quello che il governo precedente non ha fatto: non alzare le tasse ma abbassare le tasse.
La terza ragione è legata alla presenza di una svolta politica che avrà effetti rilevanti sul nord (sulla Torino-Lione, sulla Gronda, sul passante di Bologna, sulle terze corsie da costruire sulla Bologna-Ravenna e sulla Milano-Lodi) e il passaggio di consegne al ministero delle Infrastrutture da un No Tav (Toninelli, M5s) a un sì Tav (De Micheli, Pd) dovrebbe far esultare tutte le splendide madamine che da Torino a Verona hanno occupato per mesi le piazze del nord chiedendo disperatamente (anche alla Lega) di non bloccare l’Italia.
La quarta ragione è legata al rapido passaggio dell’Italia da paese antieuropeista clamorosamente isolato in Europa, terribilmente irrilevante nel duopolio tra Francia e Germania e orribilmente alleato dei peggiori ceffi del continente, a paese che nel giro di un mese in Europa potrebbe invece contare ancora molto (e quindi ottenere molto non solo in termini di flessibilità ma anche in termini di investimenti) grazie alla presenza di un quadrilatero di governo che parte dal presidente Giuseppe Conte (che ha portato il M5s a essere decisivo nell’elezione della presidente della Commissione), attraversa il ministero dell’Economia (Roberto Gualtieri), passa dal commissario europeo (Paolo Gentilonì potrebbe prendere il posto agli Affari economici che è stato di Pierre Moscovicì) e arriva alla commissione Affari economici del Parlamento europeo che dalla presidenza a guida Roberto Gualtieri potrebbe passare alla presidenza a guida Simona Bonafè (in attesa di capire se l’Italia riuscirà a portare anche Fabio Panetta, attuale direttore generale di Bankitalia, all’interno del board della Bce).
La quinta ragione riguarda quella che è l’essenza del governo del Rinnegamento: il primo governo Conte, a trazione leghista, che pur essendo a trazione leghista non è riuscito neppure a portare a casa l’autonomia, è caduto perché il doppio populismo ha mostrato di essere incompatibile con la gestione dell’economia della terza economia europea e per quanto possa sembrare paradossale la garanzia del successo del nuovo governo è non avere al suo interno un partito che giocando con l’Europa, con l’euro, con le pensioni e con il debito ha messo a rischio, soprattutto al nord, gli interessi degli italiani. Per il governo, al nord, c’è una prateria e se il Pd e il M5s hanno davvero intenzione di svuotare a poco a poco la bolla salviniana prima ancora di contendersi elettori al sud farebbero bene a capire che il modo migliore di sconfiggere la Lega è mostrare plasticamente l’incompatibilità della linea Salvini con gli interessi del nord Italia. Lo spazio c’è, basta volerlo vedere e tenere distante da Palazzo Chigi la tradizionale e sempre invitante agenda Tafazzi. In bocca al lupo.