Chiara Appendino (foto LaPresse)

“Stare con il M5s non ci farà dimenticare chi è Appendino”

David Allegranti

Il capogruppo del Pd di Torino ci spiega perché il Pd non può permettersi di non fare opposizione al grillismo

Roma. “Ottimisti e cauti”, dice il capogruppo del Pd di Torino Stefano Lo Russo al Foglio. “Anzi, molto cauti”, precisa subito. “Anche perché i grillini al governo li conosciamo”. Torino è pur sempre la città di Chiara Appendino, che è riuscita a piazzare al governo un suo assessore, Paola Pisano, neo ministra dell’Innovazione. Non è l’unico esponente del M5s piemontese: c’è anche Fabiana Dadone, appena diventata ministro della Pubblica Amministrazione. “A questo punto è bene che il governo parta e lavori. Vedremo strada facendo se effettivamente la scommessa politica che è stata fatta produrrà benefici per gli italiani. Per questo, occorre essere contemporaneamente ottimisti e cauti”. Non bisogna infatti dimenticare, spiega Lo Russo, “quello che dice Carlo Calenda, che pone un problema strutturale rispetto all’alleanza con il M5s. Dal punto di vista personale, condivido la sua analisi politologica e sociologica, e credo che la sua uscita dal Pd sia stata davvero una grossa perdita per il partito”.

 

La sindaca di Torino, Appendino, era in forte difficoltà. Con questo governo il Pd le fa un piacere?

 

“Non neghiamo un certo qual stupore nell’individuazione, nella compagine ministeriale, dell’assessore Pisano della giunta Appendino, che non ha particolarmente brillato per efficacia amministrativa a Torino”. Paola Pisano “ha sicuramente avuto un mandato con poche luci e molte ombre. Ha positivamente aperto la città a investimenti e a sperimentazioni, ma contemporaneamente non è stata minimamente in grado di gestire i servizi essenziali come l’anagrafe, che ha raggiunto livelli di inefficienza intollerabili per i cittadini di Torino, con tempi di attesa per una carta identità di oltre 4 mesi. Allucinante”. Dunque oggi “Appendino, con opportunismo, prova a ritagliarsi uno spazio che le serve a coprire le inefficienze torinesi, cercando di far passare l'equivalenza che il fatto che Pisano fa il ministro allora significa che il modello Torino è virtuoso”.

 

Ma il Pd non rischia di darle una mano in questo?

 

“Da quello che abbiamo capito, Pisano è stata imposta dal M5s nella trattativa nazionale. Il Pd ha fatto buon viso a cattivo gioco in sede di trattativa”.

 

Ma Appendino può tornare al centro della scena politica grazie all’aiuto del Pd. “Come abbiamo sempre detto a noi non interessa il destino di Appendino ma della città. Appendino prova a tornare al centro della scena, ma un conto sono gli slogan un altro conto è governare. Di conseguenza, vedremo quanto di tutto quello che viene detto verrà messo in pratica”.

 

Secondo lei, Pd e Cinque stelle possono allearsi anche a livello locale?

 

“Qui non è minimamente all’ordine del giorno. Il nostro giudizio sulla guida della città di Torino da parte di Appendino e della sua squadra è negativo su tutti i fronti, senza possibilità di recupero. Sarebbe non solo incomprensibile ma anche sbagliato vederla diversamente. Non basta che cambi il quadro nazionale per cambiare anche i giudizi. Valutazioni oggettive basate su elementi di merito e su anni di prove provate di inefficienza governativa”.

 

E adesso come cambia l’opposizione del Pd a Torino?

 

“Non cambia. L’opposizione del Pd è stata sempre sul merito dei provvedimenti. Ha votato a favore quando condivideva le delibere, ha votato contro quando non le condivideva. Ha presentato sue proposte in consiglio comunale e ha segnalato le cose che non andavano al fine di correggerle. Lo schema di lavoro iniziato nel 2016 va avanti. Questi anni di amministrazione grillina hanno spento e marginalizzato la città e possono essere superati da un’amministrazione di centrosinistra con un nuovo progetto di città cui stiamo lavorando”.

 

Insomma, dice Lo Russo, “conoscendo i grillini di governo, dobbiamo essere molto cauti nelle valutazioni, vediamo se la scommessa poi produrrà effetti positivi per gli italiani, che è quello che a noi sta a cuore. Il tema non è tanto costruire un fronte contro qualcuno, cioè Salvini, ma costruire un progetto e fare cose che servano al paese. In questo schema capiamo l’imbarazzo del M5s, che nasce proprio in antitesi a tutto il sistema e deve rinunciare completamente alla sua identità fondativa per normalizzarsi. Resto scettico che questo avvenga sul serio, ma mai dire mai”.

  • David Allegranti
  • David Allegranti, fiorentino, 1984. Al Foglio si occupa di politica. In redazione dal 2016. È diventato giornalista professionista al Corriere Fiorentino. Ha scritto per Vanity Fair e per Panorama. Ha lavorato in tv, a Gazebo (RaiTre) e La Gabbia (La7). Ha scritto cinque libri: Matteo Renzi, il rottamatore del Pd (2011, Vallecchi), The Boy (2014, Marsilio), Siena Brucia (2015, Laterza), Matteo Le Pen (2016, Fandango), Come si diventa leghisti (2019, Utet). Interista. Premio Ghinetti giovani 2012. Nel 2020 ha vinto il premio Biagio Agnes categoria Under 40. Su Twitter è @davidallegranti.