Viva l'altro Matteo
Da forzista dico: un governo tra Pd e M5s è meglio di un governo a guida Salvini (e grazie Renzi)
Salvini iscrive d’ufficio tra i renziani tutti i forzisti-pochini, in verità-renitenti alla leva sovranista delle elezioni anticipate. Io l’ho detto dal primo istante: no alle elezioni anticipate, no al centrodestra unito sotto la cappella sovranista e per giunta guidato da Salvini (già la Meloni sarebbe un’altra musica).
Naturalmente non sono diventato renziano, pur se riconosco a Matteo l’altro più visione del Capitano: è stato premier, e ha governato davvero, non a beneficio solo di selfie e dirette Facebook; ha scommesso sul referendum istituzionale, qualcosa di più tosto e serio della speculazione ribalda sui barconi dei disperati. E in questa crisi Renzi si incorona statista a livello da poter aspirare da subito al laticlavio che lui stesso voleva abolire: Renzi senatore a vita subito, ora, qui, con decreto urgente di Mattarella dietro petizione del Foglio, silenzio-assenso del Fatto e regolare voto su piattaforma Rousseau. Aver voluto questo governo è un merito incancellabile del senatore Renzi. Nessuno glielo potrà togliere mai.
Naturalmente io sono e resto un deputato di Forza Italia e dunque siederò nei banchi dell’opposizione. Ma preferisco questo governo al governo Salvini che le urne ci avrebbero consegnato.
Questo governo è meglio per il Paese: evita l’aumento dell’Iva e tutti i rischi di atterraggio di quella che sarebbe stata la manovra finanziaria più spericolata della storia.
Il bisConte è meglio per la democrazia: al suo posto avremmo avuto ad ottobre un governo guidato dal gemello diverso della Le Pen, unico governo europeo a guida populista ed estremista, con maggioranza bulgara in grado di appaiare Quirinale e palazzo Chigi sulla colonna sonora dei ‘pieni poteri’ a Salvini.
Il bisConte è meglio per il sistema politico: dà al Pd l’occasione di “costituzionalizzare” il movimento Cinquestelle, ripristinando una forma di bipolarismo nel nostro Paese.
Il bisConte è meglio per Forza Italia: non ne potevamo più di vedere in fila per due dal Capitano simpatici amici che avevano cantato con noi per anni ‘meno male che Silvio c’è’. E Silvio stesso, poverino, proprio non c’entrava nei panni stretti di un Mastella o di un Rotondi qualsiasi, costretto a implorare ora l’apparentamento, ora una trentina di collegi, ora appuntamenti che il Capitano si divertiva a montare e smontare.
Meglio, molto meglio questo premier andreottiano somigliante un po’ a Berlusconi giovane, meglio questo governo bicolore che prepara il ritorno al proporzionale.
E col proporzionale, forza Silvio: liberato dall’obbligo delle alleanze, riposato nell’eremo di Bruxelles, Berlusconi potrà impostare e vincere la partita delle prossime elezioni politiche. Che sarà al centro, rigorosamente al Centro, con quattro player di eccezione: il bisConte da palazzo Chigi, Renzi dentro e fuori il Pd, Cairo dentro e fuori della politica, e l’intramontabile Silvio di nuovo dentro i giochi che veramente contano in questo Paese.
*Gianfranco Rotondi, deputato di Forza Italia