Passeggiate romane
Il governo ridisegna il Pd. Renzi, per ora, congela la scissione
L’area Martina cancellata dai ministeri, il duello su Guerini, il no alla presidenza di Renzi, i tempi della Leopolda
All’apparenza non sembrerebbe, ma nel Partito democratico la fase della formazione del governo ha lasciato strascichi polemici e rinfocolato rancori. Tanto per fare un esempio, l’area di Maurizio Martina è stata fatta fuori dalla compagine governativa. Graziano Delrio, che la rappresenta, ha litigato con Dario Franceschini, Andrea Orlando e lo stesso Nicola Zingaretti per questa ragione. Il capogruppo del Pd alla Camera è un uomo mite e non ha poi voluto trascinare la cosa per le lunghe ma Maurizio Martina ieri ha parlato a lungo con il ministro dei Beni culturali Dario Franceschini perché ora vuole un risarcimento a livello di sottosegretari.
I maligni raccontano che anche in casa renziana ci siano stati problemi. E che siano rimasti. Non si sta parlando della decisione di Matteo Renzi di affidare un ministero a Elena Bonetti, anziché ad Anna Ascani, ma dei bastoni tra le ruote che alcuni renziani avrebbero cercato di mettere all’ingresso di Lorenzo Guerini (uno dei renziani più autonomi dall’ex premier pur essendo ancora molto legato all’ex segretario) nella compagine governativa. Raccontano che in quel caso Franceschini però si sia imposto perché voleva assolutamente Guerini nel governo.
Che le acque non siano esattamente calme lo dimostra anche la voce ricorrente secondo la quale Nicola Zingaretti, per impedire la scissione di Matteo Renzi, abbia in mente di farlo eleggere presidente del partito, carica che verrà lasciata da Paolo Gentiloni, da ieri ufficialmente nuovo commissario europeo agli Affari economici. In realtà il segretario non ha intenzione di portare avanti questa operazione. "Una cosa del genere – spiega uno dei suoi fedelissimi – significherebbe instaurare una diarchia che spaccherebbe inevitabilmente il Pd”. Un conto infatti è stata la diarchia con Gentiloni che era sulla stessa linea di Zingaretti, un conto lo sarebbe con una personalità come Renzi. Gli uomini del segretario sospettano che siano gli stessi renziani a mettere in giro questa voce, magari nella speranza di non veder andare via il “capo”. Ma dal campo dell’ex premier si fa sapere che Renzi non aspira assolutamente a quella carica.
E a proposito di Renzi: a che punto sono i lavori in corso per la tanto paventata scissione? L’ex presidente del Consiglio aveva promesso a tutti che l’operazione avrebbe preso il via alla Leopolda di ottobre. Ma in realtà c’è stato un rallentamento. Renzi non è più sicuro che siano proprio quelli i tempi giusti. E comunque la scissione, per quanto soft, deve avvenire per un valido motivo che ancora non c’è. Ma il rallentamento dell’operazione non significa che è stata cancellata. Su questo Renzi sembra molto determinato. I tempi del resto dipendono anche da quelli del governo. Ossia, se si vede che questo esecutivo arranca e ha un profilo di sei otto mesi allora si parte a ottobre. Se, invece, come parrebbe adesso il governo del Bisconte è destinato a proseguire fino all’elezione del capo dello Stato allora i tempi della scissione si allungherebbero.