Matteo Renzi alla Leopolda 9 (foto LaPresse)

Playlist di una scissione

Luca Roberto

Dal “nessun rimpianto per quello che è stato” al “disorientato, da oggi chiudo i conti col passato”. Storia (in cuffia) della scalata e della fuoriuscita di Matteo Renzi dal Partito Democratico 

Quando il 2 dicembre del 2012 Matteo Renzi, appena sconfitto alle primarie del Partito democratico da Pierluigi Bersani, parlò ai suoi sostenitori radunatisi alla Fortezza da Basso, a Firenze, si capì, sin dalla scelta delle parole, che il suo rapporto con le citazioni musicali avrebbe raccontato le varie fasi del suo progetto politico molto più di una manifesto di punti programmatici. L'ex sindaco di Firenze usò in quell’appello alla mobilitazione – per non disperdere le energie incanalate durante la campagna elettorale –, la metafora della strada, invitando i sostenitori a non aver “nessun rimpianto per quello che è stato”. Il verso è quello di una canzone dei Modena City Ramblers (appunto La strada). Ma andò oltre: nel suo discorso evocò le lezioni che le sconfitte ti lasciano addosso: “È sempre bellissima la cicatrice che mi ricorderà di essere stato felice”, citando un verso di Pesce d’aprile, canzone di Bersani (Samuele, però).

 

dal minuto 1:09 la citazione dei Modena City Ramblers, da 8.33 la citazione di Bersani


  

A riannodare i fili delle tracce musicali della colonna sonora della stagione politica renziana colpisce l’andatura a fisarmonica tra appelli alle proprie origini e alla demarcazione di una precisa barriera antropologica “tra noi e loro”, i vari tentativi di aggregazione e il tono rassicurante degli anni di governo.

 

Così, solo un anno più tardi, alla vittoria delle seconde primarie contro Gianni Cuperlo e Pippo Civati, all’Obihall di Firenze, il tappeto sonoro (sparato a decibel imbarazzanti, raccontano i presenti) scelto per le celebrazioni mediatiche è Ti porto via con me di Jovanotti (In questa notte fantastica, che tutto sembra possibile, mentre nel cielo si arrampica, un desiderio invincibile che lascia una scia, come astronave lanciata a cercare una via, verso una nuova dimensione, un’illuminazione). Una scelta che tradisce l’esigenza di farsi ancora più pop e parlare a una base più larga, di centro, che non aspetta altro che essere mobilitata da un progetto politico che incarni uno spirito modernista.

 

Dopo l'arrivo a Palazzo Chigi la prima prova elettorale per Renzi sono le elezioni europee del maggio 2014. Per quella campagna, incentrata sulla leva degli “80 euro in busta paga”, l’allora presidente del consiglio sceglie di presentarsi come l’alfiere della solidità istituzionale, non a caso chiude la campagna elettorale in Piazza della Signoria, sempre a Firenze, al suono di Fix You dei Coldplay, “le luci ti guideranno a casa, e infiammeranno le tue ossa, e io cercherò di consolarti” è la traduzione del ritornello. È il prologo al 40,8 per cento alle urne.

 

Renzi conclude e partono le note di Fix You, dal minuto 42:00 


 

E poi c’è il capitolo Leopolda. Quando a conclusione dell’edizione numero 6, a dicembre 2016, il discorso finale di Renzi venne avviluppato dalle note di una canzone degli American Authors che recitava “sto pensando che la vita è troppo corta, mi sta scivolando via, quindi se vado fino in fondo, o vado al massimo o vado a casa”, nessuno ci lesse in nuce il lancio della campagna referendaria che solo qualche mese più tardi gli avrebbe fatto dire più o meno la stessa cosa, “se perdo il referendum costituzionale smetto di fare politica”.

 

Dopo la sconfitta al referendum, nel post dimissioni da Palazzo Chigi, il messaggio è cambiato ancora, ha tratto nuova linfa da un genere che in quel periodo occupava una buona fetta della nuova offerta musicale italiana: l'indie-pop cantautorale. A marzo 2017, alla convention organizzata al Lingotto di Torino, con i peggior nemici incarnati oramai dalle ombre nazionaliste e populiste, fautrici e portatrici di una dialettica piena di odio e rancore, Renzi opta per inserire nella sua prolusione conclusiva una citazione di Brunori Sas (“Non sarò mai abbastanza cinico da smettere di credere che il mondo possa essere migliore di com’è, ma non sarò neanche tanto stupido da credere che il mondo possa crescere, se non parto da me”) tratta da un album che pare una mozione congressuale, A casa tutto bene (uno degli altri pezzi più noti del disco è l'antipopulista Canzone contro la paura). Mentre più tardi, quello stesso anno, su un Frecciarossa lo si vedrà canticchiare La Musica non c'è di Coez. 

 

  

Prima ancora di annunciarla in un’intervista, Matteo Renzi la scissione l’aveva certificata in musica, postando su Twitter alla mezzanotte di martedì 17 settembre un link che rimandava a Sul Lungomare del mondo di Jovanotti, “Disorientato, da oggi chiudo i conti col passato, I passi fatti e quelli che farò, da oggi ogni giorno nascerò, da zero”. Dieci mesi fa, alla Leopolda, il leitmotiv era stato “Ritorno al futuro”. Quest’anno, a pensarci bene e volendo restare dalle parti di Jovanotti, il lancio di un nuovo soggetto politico potrebbe essere accompagnato dal motto “l’inizio di una Nuova Era”. Sarebbe il ritorno al futuro definitivo.

 

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