Ma quale instabilità del governo
La scissione di Renzi è un’assicurazione sull’unico esecutivo oggi possibile
Antonio Polito e Marcello Sorgi, analisti politici di grande qualità e livello, commentando la scissione di Matteo Renzi dal Pd la collegano a un maggiore rischio di instabilità del governo. E’ difficile capire per quale ragione un leader che, più di tutti gli altri, ha bisogno di tempo per dare forma e sostanza al suo disegno politico dovrebbe favorire una crisi che porterebbe a una prova elettorale per la quale è del tutto impreparato. Si capisce che questa eventualità venga in qualche modo evocata da Beppe Grillo e da Luigi Di Maio, ma questo esprime un’irritazione per essere obbligati a trattare con un interlocutore indigesto oltre a una sorta di preventiva attribuzione di responsabilità al “nemico” Renzi nel caso in cui il governo si trovi in difficoltà. Renzi, d’altra parte, oltre all’interesse ad allontanare le elezioni ha una considerazione abbastanza realistica dell’esecutivo: pensa che sia una specie di servizio pubblico, che debba rimarginare le cicatrici nei rapporti internazionali e gestire con un minimo di equilibrio una politica finanziaria non avventurosa. Non si aspetta molto, quindi non chiederà molto. Può darsi invece che eserciti qualche provocazione positiva, con proposte innovative come quelle che ha promesso di presentare alla Leopolda. Non ha né la forza né l’interesse a porre le questioni in modo ultimativo, anche perché sa bene che se dovesse assumersi anche indirettamente la responsabilità di una crisi, fornirebbe un assist formidabile a quello che definisce il nemico principale: Matteo Salvini.
Si può giudicare anche severamente la scelta di Renzi, pensare che sarà un altro passo verso la disgregazione del sistema politico italiano (anche se tutte le ricomposizioni prevedono una fase preliminare di dissociazioni), anche ritenere che agisca solo in base a una opinione di sé sovradimensionata, quello che invece è difficile credere è che non abbia quel minimo di fiuto e di sensibilità politica che lo portano a misurare gli effetti e i rischi delle sue scelte. Tra tutte quelle possibili, quella di giocare all’instabilità del governo (l’unico possibile ormai in questa legislatura) è quella più evidentemente dannosa per lui e per il movimento che cerca di costruire.