Cos'è l'impeachment e come funziona
Nancy Pelosi ha annunciato la richiesta di messa in stato d'accusa del presidente americano. Cosa prevede la Costituzione e cosa rischia davvero Trump
Nancy Pelosi, esponente di punta del Partito democratico americano e speaker della Camera dei rappresentanti, ha annunciato ieri l’avvio della procedura di impeachment contro il presidente Donald Trump. Già all’inizio dell’Amministrazione Trump, nei mesi in cui la commissione Mueller indagava sulle implicazioni del Russiagate, era emersa l'ipotesi di attivare la procedura per destituire il presidente, una decisione che però sarebbe risultata molto impopolare. Ora però Trump è accusato di aver esercitato pressioni sul presidente ucraino Volodymyr Zelensky (qui il PDF con la trascrizione desecretata della telefonata tra i due) affinché autorizzasse un indagine sul figlio di Joe Biden, membro del cda di un’impresa ucraina attiva nell’estrazione di gas, il tutto sotto la minaccia della sospensione di alcuni finanziamenti destinati all’Ucraina.
Cos'è l’impeachment
La Costituzione americana prevede che il presidente, il vicepresidente e altri membri dell’Amministrazione possano essere rimossi in caso di “tradimento, corruzione e altri gravi crimini e misfatti”. La procedura prevede che sei commissioni speciali alla Camera esaminino le accuse, le convoglino in sede commissione Giustizia, che è poi incaricata di stilare un testo che sarà presentato e votato in Aula. Lo scorso agosto, il presidente della commissione Giustizia Jerrold Nadler, deputato democratico, aveva detto che si stava già lavorando alla raccolta e all’esame delle varie accuse nei confronti del presidente, e si sarebbe arrivati a un voto in aula “auspicabilmente entro la fine dell’anno”.
Cosa prevede l’impeachment
Le procedure di impeachment possono essere avviate da un membro della Camera dei rappresentanti di propria iniziativa. La Camera dei rappresentanti vota il testo presentato dalla commissione Giustizia. La maggioranza qualificata da raggiungere sono i due terzi del totale dei deputati.
E se la Camera approva, cosa succede?
Il procedimento passa nelle mani dell'altro ramo del Congresso, il Senato, in cui si istruisce un processo esponendo le ragioni dell'accusa supportate dagli esponenti della Camera dei rappresentanti, e quelle della difesa: i legali del presidente. I senatori si trasformano quindi in giudici chiamati a votare la destituzione o l'assoluzione del presidente, il tutto sotto la supervisione del giudice a capo della Corte Suprema. La maggioranza qualificata anche al Senato è di due terzi.
In questo momento il Partito democratico, che ha la maggioranza dei seggi alla Camera dei rappresentanti, non avrebbe problemi a far avanzare la procedura nella prima fase. Il Washington Post racconta che il numero di deputati pronti a votare l’impeachment sarebbe in crescita “di ora in ora” e che una parte di essi sia contrario alla costituzione di commissioni ad hoc che finirebbero per allungare i tempi. Detto questo, è in ogni caso molto improbabile che si arrivi a una destituzione, anche perché la maggioranza al Senato è del Partito repubblicano, che potrebbe stravolgere il regolamento per evitare persino la calendarizzazione del dibattito.
I precedenti
L'impeachment è arrivato a termine soltanto in due occasioni, entrambe terminate con l’assoluzione del presidente in carica al Senato. Il primo presidente messo in stato d’accusa fu Andrew Johnston nel 1868, accusato di aver illegittimamente rimosso il suo ministro della guerra. Il secondo, nel 1999, fu il presidente Bill Clinton, con i capi d’imputazione di spergiura e ostruzione alla giustizia a seguito del caso Lewinsky. L’impeachment contro Richard Nixon, invece, fu interrotto dalle dimissioni del presidente prima che le accuse, derivanti dal scandalo Watergate, arrivassero in Aula.