Spunti da una svolta
L’accordo di Malta sui migranti è una rivoluzione. Ora cambiamo Sophia e chiudiamo i campi in Libia
Al direttore - Con l’accordo raggiunto a Malta, la nuova ministra dell’Interno Luciana Lamorgese ha ottenuto in un solo giorno molto di più di quello che Matteo Salvini, ministro prima di lei, non aveva neanche abbozzato nei suoi 14 mesi al Viminale. Non sorprende, visto che la vera attività europea del ministro Salvini è stata una: l’assenza. L’accordo di Malta è una novità perché finalmente passa il principio che chi arriva in Italia, arriva in Europa, difeso dall’Italia dall’epoca dei primi sbarchi post-primavere arabe, nel 2011 (ministro dell’Interno Maroni). Lamorgese ha ottenuto l’appoggio di Malta, della presidenza di turno della Finlandia, di Germania e Francia e l’impegno a presentare insieme il meccanismo di emergenza alla riunione europea dell’8 ottobre. L’Italia ha finalmente degli alleati. In questo senso le polemiche (sul fatto che il meccanismo di Malta esclude gli arrivi sui barchini) passano in secondo piano, perché accettare il principio di “arrivi europei” spalanca le porte a soluzioni europee sulle migrazioni.
“Il meccanismo di emergenza aprirà la strada alla revisione della politica comune europea di asilo. Senza questo accordo, una revisione di Dublino non sarebbe mai possibile”. A dirlo, il falco tra i falchi dei ministri dell’Interno, il tedesco Seehofer, ora capofila di una soluzione più generale della questione. Non a caso a Berlino si terrà tra qualche settimana un vertice sulla Libia, invitate Francia e Italia, oltre che gli interlocutori libici. Per chi è convinto che la soluzione della questione migratoria sia solo europea, Malta è però solo l’inizio. Lì l’Italia ha dimostrato di saper portare soluzioni ai tavoli europei e di contare. Ora può proporre di più. A partire dal rimettere in mare l’operazione europea Sophia. In uno scatto di illogica intransigenza sovranista il governo Lega-M5S aveva boicottato e chiuso l’operazione navale europea che, pattugliando il corridoio del Mediterraneo centrale, era stata responsabile della cattura di 151 scafisti e della distruzione di più di 500 vascelli, oltre che del salvataggio di decine di migliaia di persone. Se Sophia venisse ripristinata, si avrebbe un nuovo sistema di controllo su quanto avviene nel mar Mediterraneo, riducendo il proliferare di barchini, contrastando in modo efficace i trafficanti di persone e evitando morti intollerabili.
Ai paesi europei va chiesto di non restare ciechi di fronte alle condizioni esistenti nei campi in Libia. I campi in Libia vanno chiusi, con l’accoglienza umanitaria e i rimpatri volontari assistiti. Lo chiede anche il governo libico. L’Italia è l’unico paese europeo che finora ha accolto persone provenienti da quei campi. Servono al più presto soldi per i rimpatri volontari assistiti e la disponibilità ad accogliere in altri paesi europei le persone titolari di protezione che possono viaggiare attraverso i corridoi umanitari dalla Libia. Alle azioni di contrasto dell’immigrazione irregolare vanno finalmente affiancati canali di migrazione regolare che oggi non esistono. Le risorse della cooperazione allo sviluppo, che devono essere aumentate, possono anche essere utilizzate per la formazione di chi vuole partire in modo regolare. Si dovrebbe proporre ai paesi europei di riaprire un confronto con le Ong, riparando alla criminalizzazione del passato. Le Ong hanno fatto e stanno facendo una preziosa attività umanitaria con il solo fine di salvare le vite in mare. Con loro si dovrà discutere di come allargare le loro attività in mare e in Libia, in coordinamento con i paesi europei, eventualmente arrivando a un impegno comune sul modello del codice di condotta per le Ong promosso dall’Italia. Grazie alla riduzione degli arrivi, il governo Conte ha ora la possibilità di riparare alla vergogna della gestione solo propagandistica di Salvini, senza passare da un eccesso (porti chiusi) all’altro (entra chi vuole). L’Italia può gestire le migrazioni in modo ordinato, regolare e sicuro. E può aiutare l’Europa a superare la grande crisi di fiducia scatenata dalle migrazioni, proponendo soluzioni all’altezza delle sfide.
Lia Quartapelle, deputato del Pd