Cosa resta del Pd dopo le purghe di Montanari: niente
Il Critico critico ce l'ha con tutti i leader della sinistra dell'ultimo quarto di secolo, considerandoli inessenziali. Eppure rileggendo Hegel scoprirebbe che la cosa meno tangibile e concreta è proprio lui
Cosa ha combinato di buono la sinistra, in questi anni? Nulla. O per meglio dire: quello che si è combinato in questi anni è mai stato anche solo lontanamente riconducibile a una politica di sinistra? No. Dunque: nulla di buono perché nulla di sinistra. E’ passata solo una settimana, più o meno, dall’uscita dell’abusivo Renzi dal Pd, e quelli che hanno tirato un sospiro di sollievo perché finalmente il Pd può diventare – tornare a essere, essere finalmente – un partito di sinistra si vedono piombare addosso l’ultimo, implacabile articolo di Tomaso Montanari, sul Fatto, e scoprono che non basta. Montanari non ce l’ha con Renzi. O per meglio dire: non ce l’ha solo con Renzi, ma con tutti, proprio tutti i leader che si sono succeduti a sinistra nell’ultimo quarto di secolo e più. Altro che sospiro di sollievo: Il cupio dissolvi è appena cominciato! Tolto dalle scatole Renzi, il Pd dovrebbe sbarazzarsi di Prodi, D’Alema, Veltroni, dell’Ulivo, di ogni e qualunque eredità dei governi di centro-sinistra. Mica solo del Jobs Act o delle politiche di Minniti sulla sicurezza! L’anatema di Montanari colpisce la riforma del lavoro firmata da Treu, le liberalizzazioni firmate Bersani, gli interventi sul fisco firmati Visco, la riforma della scuola firmata Berlinguer. E così via: solo ragioni di spazio impediscono all’inflessibile Savoranola di continuare con l’euro di Ciampi o la guerra in Kosovo di D’Alema.
Che cosa rimane? L’essenziale, dirà probabilmente il nostro Critico d’arte (e Critico critico). Rimane l’essenziale, non i pallidi riformismi ulivisti e piddini, ma ciò che è al cuore del progetto di emancipazione della sinistra. L’essenziale, però – aggiungiamo noi –, nel senso in cui ne parlava Hegel nelle mirabili pagine della Scienza della logica (volume primo, libro secondo, sezione prima della dottrina dell’essenza): “Die Bewegung von Nichts zu Nichts”. Ossia: il movimento dal nulla al nulla. Hegel diceva che l’essenza dell’essenza è il suo manifestarsi. Ma Montanari nega che vi sia mai stata al governo una manifestazione della sinistra, nel senso quintessenziale che lui assegna alla parola. Proprio perciò non ne rimane assolutamente nulla. O, per meglio dire, rimane – come spiegava Hegel in quelle pagine – solo la pura, assoluta riflessione: mai reale, mai effettiva, mai tangibile e concreta. Rimane, insomma, la pregevole testa di Tomaso Montanari.