Per Gozi “il partito di Renzi può fondare con Macron un nuovo gruppo europeo”
Il consigliere per le Politiche comunitarie del governo guidato da Édouard Philippe loda il nuovo Di Maio e spiega come il presidente francese e l'ex premier possono fondare insieme un nuovo gruppo in Europa
Roma. Sembra ironico, sulle prime. “Se Di Maio si è sfilato il gilet giallo, è una bellissima notizia”. Ma poi Sandro Gozi prosegue serissimo: “Nell’arrivo alla Farnesina del capo del M5s, ci vedo qualcosa di provvidenziale”. Una nemesi? “In un certo senso”. Il giusto contrappasso, insomma, per chi incoraggiava i golpisti francesi, e ora si ritrova all’assemblea dell’Onu tutto azzimato, a ribadire il collocamento euroatlantico dell’Italia. “Certi legami, non solo diplomatici, sono più forti della crassa ignoranza sovranista”. Tout est pardonné, allora? “Nessuno, più di me, auspica che si volti pagina. Volevano togliermi la cittadinanza: neanche con Totò Riina si era arrivati a tanto”.
Sandro Gozi (foto LaPresse)
Era il traditore, Gozi. Il nemico del popolo, la spia al soldo francese. “Accuse che mi hanno ferito, da italiano e da europeo”, dice l’ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio, reclutato da Emmanuel Macron come consigliere per le Politiche comunitarie. “Una canea indegna, provinciale. Jean-Pierre Raffarin quasi vent’anni fa volle un collaboratore tedesco, con sé, quando era primo ministro. E i francesi inviarono un loro funzionario nel gabinetto di Gerhard Schröder, nello stesso periodo. A loro sembrava un modo per accelerare l’integrazione tra due paesi alleati, da noi si è gridato allo scandalo. Nell’Europa che sogno, passare dal governo di Roma a quello di Parigi sarà come trasferirsi dal comune di Bari a quello di Milano”.
Questo, ovviamente, nel futuro. Per il presente, forse, ci possiamo accontentare che a Palazzo Chigi non ci sia più chi vagheggia di “scardinare l’Europa”, no? “Certo. Ed è il motivo per cui a Parigi la nascita del nuovo governo italiano, seppure sostenuto da una maggioranza, diciamo così, composita, viene salutato con grande favore”, dice Gozi, durante il suo viaggio che da Matignon lo conduce a Losanna, dove dovrà tenere una conferenza, manco a dirlo, sul destino dell’Europa. “Un destino – spiega – che Italia e Francia possono scrivere insieme, ora. Anche grazie a Matteo Renzi, che viene visto da Macron come il protagonista della svolta: ha dimostrato che il sovranismo non è una marea inarrestabile, e anche in Francia in tanti hanno tirato un sospiro di sollievo nel pensare che non dovranno necessariamente morire lepenisti”.
E Salvini? “Lo dico da ex dj, quindi con profondo rispetto per la professione, ma l’immagine di un ministro dell’Interno italiano che annunciava la crisi di governo dalla consolle di uno stabilimento balneare, con il mojito in mano, è stata difficile da spiegare”. E’ l’Italia ai tempi del sovranismo. “Un’Italia vittimista e piagnona, quella gialloverde. Al governo grilloleghista avevamo lasciato la bozza del trattato del Quirinale, la base per un rafforzamento dell’intesa franco-italiana. Loro lo hanno ignorato, salvo poi stracciarsi le vesti quando Merkel e Macron firmavano l’accordo ad Aquisgrana. Ci isolavamo da soli, e poi frignavamo perché gli altri non ci invitavano. Ma se vogliamo cambiarla, questa Europa, dobbiamo farlo proprio insieme a Francia e Germania. Con loro, dobbiamo tornare a costituire il treppiede su cui possano trovare sostegno tutti i popoli europei che credono in una Europa della libera scelta”.
Che però, agli occhi di tanti esponenti del M5s, e non solo, deve essere innanzitutto un’Europa che non mette bocca sul deficit italiano. “Non partirei dalla modifica del Patto di stabilità, che pure dovrà essere discussa. Vedo due priorità più importanti”, dice Gozi. “La prima è quello di un grande piano a livello comunitario sugli investimenti in campo ecologico e digitale, finalizzati a creare crescita e lavoro oltreché a combattere il cambiamento climatico. Bisogna dare un segnale immediato, anche avviando la conversione della Bei in una ‘Banca verde’, che finanzi i progetti sulla transizione ecologica. Su questo Roma e Parigi devono fare fronte comune, così come nella richiesta di una strategia condivisa sull’immigrazione. Bisogna lavorare perché si istituisca un diritto d’asilo comune, e perché l’Ue usi tutta la sua forza economica e diplomatica per i rimpatri. E, infine, imporre nuove norme sulla distribuzione dei fondi, che andrebbero assegnati solo ai paesi che, nel rispetto dello stato di diritto, accettano di condividere le responsabilità della ridistribuzione dei migranti”.
E’ questa, secondo Gozi, la via verso “un’Europa viva”. E qui il lapsus sembra quasi voluto: “Sì – sorride lui – ho l’ambizione di lavorare perché il nuovo partito di Renzi collabori in stretta sinergia con En Marche. Magari anche per fondare un nuovo gruppo europeo. Anche se di tutto ciò, così come della collocazione di Italia viva a Bruxelles, si discuterà solo dopo la Leopolda”.