Rifiuto Roma
I vertici dell’Ama si dimettono, ora togliete i rifiuti dalle mani del grillismo
I tre anni che cambiarono il mondo. Donald Trump tuìtta dalla Casa Bianca, Greta Thunberg arringa l’Onu, l’Europa è nuovamente in recessione, la destra sovranista spaccatutto è trincerata in Estonia mentre Matteo Salvini è a casa e il Green new deal è la nuova formula magica. Tutto cambia ma resta una solida certezza a Roma. Ieri il cda dell’Ama, l’azienda capitolina dei rifiuti, ha dato le dimissioni (il nuovo amministratore unico è Stefano Zaghis). E’ il sesto nei tre anni di Virginia Raggi: caso raro di stabile instabilità, tanto pagano i romani come fruitori del peggiore (dis)servizio rifiuti d’Europa e come contribuenti pagano le alte aliquote d’Italia. Il motivo delle dimissioni non è nella sporcizia tornata a invadere le strade dopo la pausa del diktat estivo della regione Lazio: formalmente ballano 18,3 milioni che Ama vanta come crediti dal comune, e che per il Campidoglio vanno cancellati; ma Ama accusa il comune di “assoluta inerzia”. Prima delle dimissioni dell’ad Paolo Longoni, della presidente Luisa Melara e del consigliere Massimo Ranieri erano saltati Luigi Bagnacani, Massimo Bagatti, Antonella Giglio, Alessandro Solidoro, Daniele Fortini. Non che le altre partecipate capitoline se la passino meglio come dimostra Atac con le sue scale immobili. Appena insediata la Raggi annunciò di avere ereditato una gestione disastrosa dal passato ma di aver pronta la soluzione, incarnatasi prima nella comparsa-lampo di Massimo Colomban, inviato speciale di Beppe Grillo, poi nell’assessore al Bilancio Gianni Lemmetti, noto per aver ricevuto con la maglietta dei Metallica l’inviato (in giacca e cravatta) dell’Ue. Il dramma dell’Ama non è solo nelle dimissioni a ripetizione: il no dei 5 stelle alla discarica si accompagna ai nuovi no anche ai termovalorizzatori in nome dell’economia circolare e dei rifiuti zero. In concreto si cerca di spedire la spazzatura, dopo Abruzzo, Svezia e Olanda, stavolta a Copenaghen, che ha un inceneritore progettato dall’archistar Bjarke Ingels, con pista da sci sul tetto, che riscalda 140 mila famiglie. Costo per i contribuenti 20 milioni. Il mandato della Raggi scade tra meno di due anni. Quello che la sindaca è riuscita davvero a cambiare è che adesso Roma non ha un servizio di rifiuti.