I prodigi del presunto sotfware antievasione sbandierati da Tridico non esistono
Il nuovo meccanismo dovrebbe essere un’intensificazione dei controlli e da misure del genere è impossibile iscrivere coperture a Bilancio
Roma. È tanta e tale, la considerazione di cui il presidente dell’Inps Pasquale Tridico gode a Palazzo Chigi, che Giuseppe Conte gli ha concesso, più o meno consapevolmente, la protezione più prestigiosa di tutte: quella di Rocco Casalino. Il portavoce del presidente del Consiglio martedì si aggirava per il Transatlantico portandosi dietro il presidente dell’Inps e offrendolo ai cronisti: “Mi raccomando, chiamatelo ogni tanto, ché Pasquale ha sempre un sacco di cose carine da raccontarvi”. Non fosse che nel frattempo Tridico, forse un po’ galvanizzato dagli elogi, s’accingeva a entrare in Aula, prima che i commessi arrivassero a fermarlo (“Ma chi è questo?”, si chiedevano). E allora Rocco, ritraendolo a sé, celebrava le doti eccezionali del presidente dell’Inps davanti al gruppo di giornalisti raccolti intorno a lui. “Vedete – spiegava Casalino – anche sulla questione dell’Iva, è tutto merito di Pasquale se le clausole sono state disinnescate. Renzi se l’è rivenduto come un suo successo, ma il mancato aumento dell’Iva è stato possibile proprio perché Tridico ha telefonato a Conte e gli ha parlato di questo nuovo fondo”. E il presidente orgoglioso annuiva e illustrava nel dettaglio: “Possiamo recuperare fino a cinque miliardi, perché ci permetterà di fare un controllo ex ante. E poi s’innescherà un effetto deterrente”. Qualche San Tommaso, diffidente rispetto ai prodigi di questo presunto software antievasione annunciato da Di Maio, accenna allo scetticismo della Ragioneria dello stato: “Sì, la Ragioneria ne stima solo due. Ma sbaglia”, ribatte il presidente dell’Inps.
Ecco, in realtà, a sbagliare è Tridico. Perché al momento la Ragioneria di miliardi ne stima zero. Dalla riunione al Mef in cui si è discusso dei famosi 5 miliardi di coperture mancanti e della bozza di decreto fiscale collegato, si è discusso delle “disposizioni in materia di contrasto alle indebite compensazioni”, che è l’ambito in cui dovrebbe intervenire il presunto software di Di Maio e Tridico (che in realtà non è un software, ma una piattaforma). Da una stretta sulle compensazioni fiscali, ovvero una serie di obblighi e adempimenti burocratici attraverso che consentiranno all’Agenzia delle entrate un riscontro preventivo sull’esistenza del credito, si stima un recupero di circa 1 miliardo nel 2020 e 800 milioni negli anni successivi. Ma per quanto riguarda la piattaforma dell’Inps, l’asserito software di Tridico, che dovrebbe consentire una certificazione simile per le compensazioni contributive, la stima è zero. Sia perché al momento la norma con la piattaforma non esiste, ma soprattutto perché c’è un problema di fondo: il nuovo meccanismo dovrebbe essere un’intensificazione dei controlli e da misure del genere è impossibile iscrivere coperture a Bilancio. Se dall’attività di controllo dovessero emergere maggiori entrate (o minori uscite), potranno essere stimate solo a fine anno. Insomma, non è possibile indicare coperture da una generica “lotta all’evasione” a meno che non ci sia un’esplicita compressione dei diritti di accesso – per tutti e non solo per gli evasori – a determinate procedure o agevolazioni. E in ogni caso, visto il miliardo stimato per le compensazioni fiscali, non si andrebbe oltre i 500 milioni per quelle contributive, se mai la Ragioneria accettasse di bollinare numeri del genere.
Perché sulle coperture e sulle stime c’è storicamente una divergenza tra la contabilità fredda della Ragioneria dello stato e quella creativa del presidente dell’Inps. Già lo scorso anno, all’epoca dell’approvazione della relazione tecnica del reddito di cittadinanza, Pasquale Tridico – che era un consigliere del ministro del Lavoro Luigi Di Maio – aveva stimato strabilianti effetti moltiplicativi. Addirittura aveva previsto che l’introduzione del reddito di cittadinanza avrebbe provocato uno choc al mercato del lavoro tale da garantire per l’anno successivo, cioè questa legge di bilancio, 12 miliardi aggiuntivi di spazio fiscale. La Ragioneria dello stato e il Mef, inflessibili, non avevano bollinato una previsione così estrosa, che infatti è rimasta poi fuori dalla relazione tecnica ed è entrata solo in quella illustrativa. Se fossero buone le stime Tridico adesso non ci sarebbero problemi per la manovra, tra i 12 miliardi dell’anno scorso e i 5 di quest’anno, l’Iva si potrebbe addirittura abbattere. Il problema è che i 12 miliardi dell’anno scorso non ci sono e la stessa fine rischiano di fare quelli di quest’anno. Non per mettere in dubbio le qualità di Tridico tanto elogiate da Casalino, ma forse è il caso che al Mef qualcuno si metta a cercare coperture vere. Anche senza software.