Contarsi un po'
Rosato sogna il modello Ursula e ci dice perché Italia viva ora lavorerà a liste in Campania, Puglia, Marche e Toscana
Roma. La foto di Narni la guarda sul suo tablet, su un treno diretto a Mestre dove nel pomeriggio terrà a battesimo Italia viva in Veneto. La osserva, Ettore Rosato, e quasi si trattiene dall’esprimere il primo giudizio che gli viene in mente: “Diciamo che non ci siamo, noi, in quella foto, perché il caso ha voluto che la sfida in Umbria si accendesse prima della nascita del nostro partito”. Altrimenti ci stareste? “Lasciamo il responso all’incertezza del caso”, risponde il vicepresidente della Camera, con l’aria di chi preferisce passare alla domanda successiva. “In ogni caso – aggiunge – facciamo il tifo per Vincenzo Bianconi, consapevoli che questa sarà l’ultima competizione regionale che guarderemo da spettatori. Perché in Emilia saremo della partita, schierando dei nostri candidati nella lista del presidente”. Che, per i renziani, ha un nome e cognome: “Stefano Bonaccini è stato un ottimo amministratore che non è sacrificabile sull’altare di un’alleanza tra Pd e M5s. Non esiste altro candidato, e qualsiasi veto grillino sul suo nome è irricevibile”. E in Calabria? “Serve una grande discontinuità, e anche lì contribuiremo a perseguirla. E la stessa discontinuità serve in Campania e in Puglia”. Renzi, all’indomani delle politiche del 4 marzo, disse che una parte di quella sconfitta stava nel fatto che al sud la rottamazione s’era fermata a metà. “E direi che non si trattò di una valutazione figlia solo dell’emotività del momento. Dopodiché, va riconosciuto a Vincenzo De Luca di avere fatto molte cose buone, per la sua regione, anche grazie al sostegno del nostro governo. Al contrario di Michele Emiliano che non c’è riuscito neppure con quel sostegno”, dice Rosato.
E col dirlo già si proietta sulle sfide di primavera, quando sarà la volta, oltreché di Campania e Puglia, anche di Marche e Toscana. “E in quel caso, l’orientamento è di partecipare a quelle regionali col nostro simbolo”. Un rischio, però, per Italia viva: significherà contarvi subito, a breve distanza dalla vostra formazione. “Non abbiamo nessun timore”, risponde, tetragono, Rosato. “Sappiamo che porteremo un contributo importante, soprattutto nel processo di scelta delle candidature. E a chi teme che noi possiamo fare il gioco di Salvini, dico che il nostro attivismo servirà a costruire delle coalizioni ampie e vincenti. Un contributo a saldo positivo, insomma, sia in termini di consensi sia di amministratori locali. Che poi sono proprio quelli che ci spingono a partecipare alle regionali del prossimo anno, dimostrandoci la loro voglia di correre sotto il simbolo di un partito loro”.
Eppure, al momento, Italia viva è un partito ancora fumoso, disorganizzato. “Volutamente disorganizzato, per ora. Questa è una fase in cui stiamo attendendo che altre persone, sia parlamentari sia soprattutto amministratori e persone impegnate a vario titolo nella società civile, si convincano a venire con noi. Per questo aspetteremo ancora un paio di settimane, prima di dare forma ai nostri organismi nazionali e territoriali, in cui potrebbe entrare a far parte anche chi in questi giorni sta ancora riflettendo. E lo stesso varrà per i nostri gruppi nei consigli regionali, che in molte regioni nasceranno a partire da metà novembre. Il nostro sarà un partito leggero ma solido, concentrato sui programmi più che sugli organigrammi”. E’ insomma una sorta di appello agli indecisi di Forza Italia, alcuni dei quali aspettano il tracollo annunciato in Umbria per cercare altri approdi. “Le nostre porte, a prescindere dal voto di domenica, sono aperte a chi non si riconosce nel sovranismo e non si sente a suo agio nella piazza di Salvini, Meloni e CasaPound”.
Sembra il preludio a quella “maggioranza Ursula” invocata anche da Romano Prodi. “E’ un esito coerente con l’iniziativa presa da Renzi a metà agosto scorso, e con la nascita stessa di Italia viva: non lasciare il nostro paese in mano a chi predica l’odio e alimenta la tensione sociale, ma ancorarlo ai valori europei”. L’ingresso di esponenti di FI in maggioranza, però, potrebbe fare entrare in fibrillazione l’esecutivo. “Non siamo e non saremo certo noi a mettere in discussione gli equilibri del governo. Saremo, semmai, un elemento di stabilità: chi viene con noi non lo fa per cercare poltrone, ma perché aderisce a un progetto politico che, in primo luogo, ripudia gli slogan facili del populismo”. Quanto all’alleanza tra Pd e M5s, “ritengo sia sbagliata”, sentenzia Rosato. “Ma parliamo di partiti diversi dal nostro, dunque la discussione non ci riguarda. E ora scusate, ma la fermata di Mestre è arrivata”.