Così l'Umbria fa esplodere l'amletismo grillino: chi siamo e dove andiamo?
Prima urlavano “vaffa”, ora con la stessa foga (e senza organizzazione) dicono “più tasse”. Parlano Vono, De Falco e Biondo
Roma. Prima urlavano “vaffanculo” e “governo ladro”, adesso che governano loro non sanno più che dire e tracollano nei consensi. È impietosa l’analisi di Gregorio De Falco, Nicola Biondo e Gelsomina Vono – ex parlamentari e membri dello staff del M5s per varie ragioni fuoriusciti dal Movimento – all’indomani della débâcle umbra del M5s (voti dimezzati rispetto alle europee: dal 14,6 al 7,4 per cento).
“Alle persone interessa che la macchina amministrativa funzioni e che la viabilità sia efficiente”, dice Biondo, ex capo della comunicazione del M5s alla Camera. “Gli umbri non hanno voluto dare fiducia a un movimento che era fuori dai territori”, rincara la senatrice Vono, ex grillina che il mese scorso ha scelto di seguire Renzi in Italia Viva: “Come fai a vincere se non ti curi delle questioni concrete che riguardano la vita di tutti i giorni?”. E De Falco, senatore espulso dal gruppo 5 stelle il 31 dicembre 2018: “È stato un azzardo stringere un’alleanza con chi era appena stato travolto da un grave scandalo come il Pd umbro. E per giunta senza spiegare”.
Non è certo la prima sconfitta del M5s alle amministrative. In passato il Movimento aveva sempre giustificato le sue cattive prestazioni elettorali (quando capitavano) vantando la propria purezza, l’assenza di alleati, di coalizioni, di liste civetta a sostegno… Stavolta l’alibi viene meno, sembrano dire De Falco, Biondo e Vono, aprendo a riflessioni ben più pessimiste sul destino e la salute politica del M5s. “Su Vincenzo Bianconi, il candidato presidente dell’Umbria, è stato frettolosamente calato un abito appena comprato, quello dell’alleanza rossogialla”, dice Biondo. Insomma un’operazione troppo rapida, mal condotta, un po’ contraddittoria, che non si accompagnava necessariamente alle ragioni che avevano spinto Pd e M5s a formare il nuovo governo: una cosa è un esecutivo che eviti i “pieni poteri a Salvini” un altro paio di maniche è l’ingegneria genetica di un centrosinistra che ricomprenda il vaffa grillino. “Queste operazioni se fatte così, a freddo, rischiano di non avere successo”, insiste infatti Biondo. “Non a caso, non ha funzionato”.
Ma l’Umbria è solo un aspetto del problema, dicono gli ex grillini. I consensi del M5s erano già in calo ai tempi del governo gialloverde. “Il M5s non ha più un’identità”, dice Biondo. “ Quando vai al governo non puoi più gridare ‘onestà onestà’ nelle piazze. Devi fare delle cose. E loro hanno fatto una politica sconsiderata”. Insomma hanno sostituito la furia anticasta del vaffa con la furia antipopolare delle manette agli evasori, con il più tasse per tutti, con un’idea iper burocratica in un paese che soffoca di burocrazia e invadenza dello stato. “Con il Pd i grillini si erano costruiti una seconda chance per rilanciarsi. Ma non hanno saputo cambiare le modalità di fare politica”, spiega infatti Biondo. “Una ad una, per mantenere il potere, si sono anche rimangiate le loro bandiere identitarie, a dalla sicurezza per arrivare ai condoni”.
Ora Luigi Di Maio annuncia che cambierà struttura organizzativa. “Ma arriva troppo tardi”, dice la senatrice Vono. E De Falco: “Da quando il M5s è entrato a Palazzo Chigi, i MeetUp, cioè le diramazioni territoriali, sono rimasti isolati, così come i parlamentari”. Si capisce, allora, che il limite ontologico del Movimento, capace di urlare ma non di costruire, si sarebbe sommato – secondo questi osservatori interessati – a una debolezza strutturale e a un centralismo esasperato.
“Quando un partito è debole, basta una sconfitta marginale come quella in Umbria a mettere in discussione tutta un’organizzazione”, conclude Biondo, mettendo insieme un po’ tutte le ragioni che secondo lui hanno contribuito a questa sconfitta che per il Movimento sembra alludere (ma chissà) al principio della fine. “Credo che le sconfitte continueranno ad arrivare, sia che il M5s corra col Pd, sia che corra da solo”. E forse la domanda che ci si fa è se il M5s abbia ancora senso. Si vedrà. I sondaggi come monito, l’Umbria come prova, dicono Biondo, Vono e De Falco. Le prossime elezioni regionali, a partire dal 26 gennaio in Emilia-Romagna daranno forse una risposta.