Arturo Parisi (foto LaPresse)

Film flop a Narni

Carmelo Caruso

Pd e M5s, matrimonio e divorzio di fantasia. Lo spettatore Arturo Parisi recensisce il pasticcio umbro

Roma. Più che un matrimonio uscito a pezzi gli sembra un film girato male. “Ma quale matrimonio? Tutta una fantasia. Diciamo pure un film”. E dunque, Arturo Parisi che non è solo ex ministro, ex sottosegretario, tra i fondatori del Pd, ma anche professore di sociologia dei fenomeni politici, per un momento cambia cattedra e occupa quella di politica e cinematografia per recensire le elezioni umbre e commentare l’alleanza Pd e M5s. “Quello umbro è stato un film con Matteo Renzi nelle vesti di produttore, ma per girare un altro film, e Beppe Grillo regista sulla scena, alla giornata. Ma si poteva mai pensare a un matrimonio che inizia con la fuga del partner precedente e con il nuovo che, infilatosi nel letto ancora caldo, dopo pochi giorni fantastica già nuove nozze?”.

 

E infatti, adesso, si pensa a divorziare. Luigi Di Maio ha annunciato che l’esperimento con il Pd non è più praticabile. Se il matrimonio regionale è stato un pasticcio, la separazione rischia di essere di governo e di finire nelle mani dell’avvocato Giuseppe Conte… “Sempre celiando, possiamo pure dire: a matrimonio di fantasia, divorzio di fantasia. Sì. Un pasticcio. Dopo un inizio intitolato ‘alternativa a Salvini’, la continuazione sembra ‘quale alternativa a Conte’. Alla fine del film si potrebbe scoprire che la sala si è svuotata, ma la piazza riempita”.

 

 

E però, i biglietti staccati, i voti, sono pochi. Nel caso del M5s dimezzati. Il film è stato girato di fretta e, per di più, anche la fotografia (di Narni) era quella dei ‘rassegnati’. “Come abbiamo visto in Umbria, le sale e le urne si svuotano e si riempiono a seconda del film. Così avviene con le piazze. Il risultato di Salvini si deve alla sua capacità di mobilitazione che ha finito per aumentare la partecipazione. Ha richiamato in sala elettori che alle regionali spesso si astengono. A riguardarsi il tutto ora è più chiaro. Sono di più le cose prevedibili che gli imprevisti”.

 

“I dem da soli? Sarebbe stato peggio”

Oggi si dice che la sconfitta era appunto prevista e che andare da soli sarebbe stato peggio. Con questa convinzione, Dario Franceschini propone il sequel dell’alleanza. O è lo sceneggiatore più fantasioso del Pd o quello che punta al cinema d’essai. Ha senso? “Per il Pd andare da solo sarebbe stato peggio. Ma voi pensate che con il M5s da solo a ripetere nella campagna tutte le accuse che rivolgeva alla giunta Pd, soltanto qualche mese fa, il Pd se la sarebbe cavata come è invece accaduto domenica? Dal suo punto di vista, Franceschini ha ragione. Ma non mi sembra che il suo dirimpettaio di governo abbia voglia di rifargli lo stesso favore”.

 

 

Anche Nicola Zingaretti, finora remissivo, ha dichiarato che senza alleanza fra Pd e M5s è meglio andare al voto. Insomma, sono andati a vivere sotto lo stesso tetto ma vogliono tornare ai loro precedenti appartamenti. “Ha ragione anche lui. Vedendo e prevedendo la reazione del M5s di riposizionarsi dentro la maggioranza come opposizione al governo, come prima faceva Salvini, mette le mani avanti. Per ora è tuttavia soltanto un ‘datti una calmata’. Alla fine, credo che nessuno desideri fare cadere il governo. Di sicuro, non tra i governanti, ma neppure tra i parlamentari. Salvo incidenti. Ma al paese non basta”.

 

Conte, “il più grande palleggiatore”

E allora, con Parisi, passiamo ai premi e alle stroncature. “L’Umbria è grande come la provincia di Lecce” ha dichiarato Conte prima del voto. E dopo il voto ha fatto lo sbruffoncello fischiettando Mimmo Modugno. Si è promosso in scena, ma forse, in Umbria, avrebbe dovuto rigirarla. Non crede? “Mi provocate. Non ho mai conosciuto una persona attenta al dettaglio e alla misura più di Conte. E che ci tenga a mostrarlo. Dalle pochette a più punte, alla grazia della sfida al biliardo con Theresa May, fino alla performance da lui affidata al suo profilo twitter, proprio in Umbria, in gara di palleggio con l’industriale Brunello Cucinelli. Se ci fosse una gara tra i premier sarebbe difficile negare che è il più grande palleggiatore di tutti i tempi. Ma ogni gioco dura poco”.

 

E c’è chi – e qui tocchiamo Parisi negli affetti più cari – avvicina Conte a Romano Prodi. Così, a ogni paragone, il premier un po’ si gonfia, ammicca, e fa sapere che è amico della figlia di Alcide De Gasperi. Manca qualcuno a cui paragonarsi? “Se è per questo, l’ho sentito definire più frequentemente come il nuovo Aldo Moro. Ma come palleggiatore non lo ricordo bene…”. 

 

E invece, Conte, potrebbe realizzare l’impensabile: mettersi nel taschino il M5s e forse rimpicciolirlo. Cosa ne sarà del M5s? “Per il M5s la vedo dura. Di certo diviso nell’anima tra il populismo antisistema e il governismo al servizio del sistema. Non so se diviso anche nel corpo tra la linea che spinge dal basso su Di Maio capo politico, e quella guidata dall’alto da Conte, l’avvocato ‘elevato’ da Grillo nientemeno che alla sua stessa altezza. Tutto questo è destinato a riverberarsi su un governo retto da un’alleanza tra un movimento, che era di protesta anche quando era al governo, e un partito che è di governo anche quando è di opposizione. Durissima”.

  

Infine c’è Renzi che ha cambiato studios. Ci sa dire quale sarà il titolo del suo prossimo film? “L’unica cosa sicura è che continuerà a esserne il primo attore. I suoi nemici dicono il solo. Di certo il ricordo della campagna referendaria di tre anni fa, attraverso i teatri d’Italia e con lui solo sul palco, è difficile da dimenticare. Così come la sconfitta finale”.