Franceschini power. Squadra di un futuro candidato presidente (di cosa, si vedrà)
Ogni volta che il ministro parla molte orecchie ascoltano. Ecco chi lavora con lui e rappresenta un suo contatto presso un mondo contiguo e a volte opposto. Dal Mibact a Palazzo Chigi al Colle al Parlamento alla città di Roma
Roma. “Non mi sembra particolarmente acuta l’idea che poiché anche presentandoci insieme abbiamo perso l’Umbria, è meglio andare divisi alle prossime regionali…”. L’ha scritto su Twitter il ministro dei Beni Culturali nonché capo delegazione pd al governo Dario Franceschini, prima che il segretario pd Nicola Zingaretti scrivesse la lettera aperta in cui (ieri, sul Corriere della Sera) ha annunciato la “rifondazione” del Pd in nome del “soggetto plurale”.
Non mi sembra particolarmente acuta l’idea che poiché anche presentandoci insieme abbiamo perso l’Umbria, è meglio andare divisi alle prossime regionali.. L’onda di destra si ferma con il buon governo e con l’allargamento e l’apertura delle alleanze, non di certo ridividendoci.
— Dario Franceschini (@dariofrance) October 28, 2019
E non c’è niente da fare: ogni volta che Franceschini parla molte orecchie ascoltano, ché il ministro, colui che non è stato mai del tutto sostenitore di un sotto-partito nel partito (da Veltroni a Letta a Renzi), ma anzi è stato anfibiamente presente in nuce in tutte i futuri smottamenti di leadership interne, quasi sempre viene considerato, pur senza esposizione diretta, “ombra” di qualche carica che non ricopre (e dunque segretario ombra, premier ombra, addirittura futuro candidato ombra a future cariche prestigiose, dalla presidenza della Repubblica in giù – “e perché no al premio Strega?”, scherza un amico, rievocando il suo passato sporadico da scrittore).
I tempi cambiano; Franceschini cambia quel tanto che basta per non essere sorpreso dalla realtà, ed è per questo che, oggi come ieri, ogni foglia che si sposta attorno a lui è considerata indicativa di quel che succede al di là delle foto (di Narni). Indicativa, intanto, è considerata anche e forse soprattutto la cosiddetta “squadra”: chi circonda Franceschini, chi lavora con Franceschini, chi di fatto rappresenta un contatto di Franceschini presso un mondo contiguo e a volte opposto. La squadra – ufficialmente o ufficiosamente a seconda dei casi, senza clamore, attraverso un’opera non necessariamente coordinata – copre un’area che va dal Mibact a Palazzo Chigi al Colle al Parlamento alla città di Roma. Non è mai del tutto in sonno né mai del tutto cangiante. Ci sono infatti corsi e ricorsi, e tra i ricorsi, intanto, si annovera il fondamentale ritorno, per il ministro, di Piero Martino, già deputato, giornalista al Popolo e a Europa, a lungo portavoce di Franceschini, poi transfuga verso MdP, infine nominato consigliere al Mibact dal Franceschini di nuovo ministro, ma di fatto pilastro del Franceschini capo-delegazione pd presso il governo.
Altro fondamentale ritorno-non ritorno, nel senso che era come non fosse mai andato via, da quanto provata è la sua conoscenza della macchina del Mibact, è quello di Salvo Nastasi, non un franceschiniano doc (ha lavorato con governi di ogni polo), già plenipotenziario (Capo di gabinetto) con Sandro Bondi, Giancarlo Galan e Lorenzo Ornaghi nonché, ai tempi di Matteo Renzi, apprezzato vicesegretario generale della Presidenza del Consiglio. Al Mibact siedono altre due figure storiche (per quanto giovani) della galassia franceschiniana. Uno è il capo ufficio stampa del ministero Mattia Morandi, classe 1975, già con Franceschini ai Rapporti con il Parlamento (governo Letta). Esperto di fumetti (ha curato la campagna “Fumetti nei musei” che ha vinto il premio “Lucca comics”), disegnatore per hobby, Morandi è colui che i cronisti ricordano per la risposta “no, no, non mi disturbi” a qualsiasi ora del giorno e della notte.
Poi ci sono Gianluca Lioni, classe 1979, oggi (e in precedenza) portavoce di Franceschini al Mibact, e Lorenzo Casini, classe 1976, allievo di Sabino Cassese, già ordinario di Diritto amministrativo della scuola IMT Alti studi Lucca, ora Capo di Gabinetto. Casini è definito dagli insider “uno dei massimi esperti mondiali di diritto dei Beni culturali”. Completano la parte tecnica della squadra due “panzer” del diritto e della tecnica parlamentare come Daria Perrotta, classe 1977, consigliere al Mibact, e Paolo Aquilanti. Perrotta, ex capo di segreteria di Maria Elena Boschi, è stata capo segreteria anche di Giancarlo Giorgetti. Aquilanti invece, già capo dipartimento dei Rapporti col Parlamento con Boschi, poi Segretario generale di Palazzo Chigi con Renzi e Gentiloni, è oggi consigliere dei rapporti col Parlamento per Franceschini. In campo politico (anche se ufficialmente dal ministero) il ministro e capo delegazione – che più che una squadra da viocepremier ombra sembra aver messo in piedi una squadra da sperimentare in vista di obiettivi ancor più ambiziosi, diciamo così – si avvale della collaborazione del suo ex capo di Gabinetto Giampaolo D’Andrea, ora consigliere per Affari istituzionali e Relazioni sindacali.
Ma non è un mistero che, in Parlamento, sempre solidi restino i rapporti tra Franceschini e Alberto Losacco, deputato da tre legislature e commissario pd in Sicilia, tanto più prezioso in tempi di risveglio della corrente facente capo dal ministro (“Area dem”). Di un mondo di buoni rapporti franceschiniani più ampio, ma non per questo meno importante, fanno parte anche lo storico segretario particolare Pino Battaglia, l’ex sottosegretario allo Sviluppo nei governi Renzi e Gentiloni Antonello Giacomelli (oltre a Piero Fassino e Marina Sereni) e, sul lato Quirinale,Francesco Saverio Garofani, già direttore del Popolo e vicedirettore di Europa, già deputato e oggi consigliere del presidente della Repubblica Sergio Mattarella per gli Affari istituzionali (ma i buoni rapporti si estendono anche ad altre alcune figure chiave dello staff di Mattarella, dal capo Segreteria Simone Guerrini al Segretario generale Ugo Zampetti al consigliere Gianfranco Astori al portavoce Giovanni Grasso). Ultimo ma non ultimo “uomo-chiave” di Franceschini: la moglie Michela De Biase, consigliere regionale pd, già consigliere comunale con marcata vis anti-Raggi, al punto che c’è chi la vede pronta per una candidatura alle primarie per il sindaco.