Tajani contro chi insulta la Segre. Ma tra questi c'è anche un suo collaboratore
L'ex presidente del Parlamento europeo interviene nella polemica dopo l'astensione di FI sulla commissione proposta dalla senatrice a vita: “Coloro che la insultano sono degli infami”. Intanto un suo assistente la attacca su Facebook
Antonio Tajani, quando si parla di Liliana Segre, non ammette ambiguità. “Noi siamo vicini alla signora Segre”. Sentenzia categorico, in un'intervista al Corriere della Sera, il vicepresidente di Forza Italia. “Sono degli infami – prosegue – coloro che la insultano in modo indegno”. E in effetti ha ragione, Tajani: ce ne sono di persone che la stanno insultando. E tra questi c'è, ad esempio, uno stretto collaboratore di Antonio Tajani. Si chiama Emanuele Ranucci, è romano, giornalista pubblicista, e figura tra gli assistenti ufficiali dell'europarlamentare, già presidente del Parlamento di Bruxelles e attuale esponente di spicco della delegazione italiana nel gruppo del Ppe.
La Segre “ha tutto il nostro rispetto, la nostra vicinanza e la nostra considerazione e sono dei vigliacchi quelli che l’attaccano sui social per poi magari nascondersi”, dice Tajani, cercando di placare la polemica nata a seguito dell'astensione di Forza Italia mercoledì scorso, al Senato, quando proprio su proposta della Segre la maggioranza ha approvato la costituzione di una commissione parlamentare contro razzismo e antisemitismo. E mentre Tajani dice queste cose, tutte rispettabilissime, il suo collaboratore, così si rivolge alle senatrice a vita, sopravvissuta al campo di Auschwitz, in un lungo post su Facebook (che è stato rimosso poco dopo la pubblicazione ndr): “Lilià, hai sofferto, ma i tuoi tremendi ricordi puoi viverli nella serenità di una vita agiata, c'è chi ha sofferto quante te che oggi è alla ricerca di un lavoro, che è in lista per essere operata di tumore, che dovrà partorire in un ospedale dove di parto si muore ecc... detto questo, visto che sei al Senato, concentrati per risolvere questi problemi che stanno uccidendo una nazione intera”.
E chissà, allora, se anche Ranucci dovrebbe subire il trattamento che Tajani invoca per chi insulta la Segre: e cioè “essere punito. Per quelli che fanno delle minacce a una signora che è stata in un campo di concentramento e ha subito quello che ha subito, c'è una condanna senza se e senza ma”. Del resto, per il collaboratore del dirigente di Forza Italia, la Segre non ha nulla su cui recriminare, anzi. “Siede in Senato senza aver un voto ma perché sopravvissuta all'Olocausto, il che già dimostra che non siamo un paese razzista”, scrive nel suo post Ranucci. Il quale, in fondo, liquida con un'alzata di spalle l'intera questione politica che s'è innescata a seguito dell'astensione di Forza Italia nell'Aula di palazzo Madama, mercoledì scorso. “A cosa serve questa commissione?”, si chiede Ranucci. E così risponde: “A sistemare un altro culo su un'altra poltrona, a fare un nuovo presidente di commissione, a sprecare altra carte, altro tempo, altre risorse”.