L'Ilva è solo uno dei problemi della Puglia: c'è anche il Pd
L’anno prossimo ci sono le regionali. Democratici nel panico. Emiliano si ricandida (!) ma ai gazebo avrà un degno avversario
Roma. Il caso ex Ilva, con l’addio di Mittal agli stabilimenti di Taranto, arriva a pochi mesi dalle elezioni regionali e va ad aggiungersi ai molti fronti aperti del Pd pugliese, tra i peggiori d’Italia in termini di consenso. Lo si è visto già alle Europee, quando il Pd s’è fermato al 16,6 per cento, sotto la media del partito in Italia meridionale, al 17,8, ed è stato superato da Lega e M5s. Michele Emiliano tuttavia non sembra essere preoccupato, anzi si ripresenta candidamente alle primarie del centrosinistra che si terranno il 12 gennaio. Dice che lo fa per senso del “dovere”.
A sfidarlo ci sarà Fabiano Amati, presidente della commissione Bilancio della regione Puglia, critico attento del governatore uscente su molte delle questioni pugliesi note a livello nazionale (dalla Xylella all’Ilva). “Sfido Emiliano perché con alcuni colleghi abbiamo implorato la linea dura su Xylella con eradicazioni e agrofarmaci per combattere la sputacchina, in linea con la prova scientifica, e invece ci siamo ritrovati con il disseccamento nella Piana degli ulivi monumentali, un paesaggio lunare nel Salento e i settori dell’olivicoltura e del vivaismo in ginocchio o in seria difficoltà”, dice Amati al Foglio. “Abbiamo auspicato la collaborazione regionale per il salvataggio dell’ex Ilva in applicazione del più rigoroso Piano ambientale, e invece rischiamo di assistere al più clamoroso disastro economico e sociale, offrendo alibi ad ArcelorMittal per non avergli dato la protezione legale, che non è una scriminante né un’immunità ma l’applicazione ridondante dell’articolo 27 della Costituzione, scritta per evitare condanne per colpa generica residuale, cioè per fatti non prevedibili, non evitabili e non calcolabili”. Insomma “ci si commuove ricordando Di Vittorio ma si fa macello del suo pensiero, utilizzando una terribile cultura anti-industriale”.
In più, dice Amati ricordando le sue proposte in Consiglio regionale, spesso critiche della linea di governo di Emiliano, “abbiamo cercato di combattere le lunghe le liste attesa in Sanità e ci siamo ritrovati con la bocciatura di una proposta di legge per sospendere le prestazioni a pagamento in caso di clamoroso disallineamento con i tempi istituzionali. E i cittadini restano in fila al Cup. Siamo stati tra i primi in Italia a proporre l’obbligo vaccinale per contrastare la terribile riduzione delle coperture, ma la nostra proposta è stata a lungo ostacolata esponendoci alle aggressioni del mondo no vax. Per fortuna che poi arrivò il decreto nazionale a risolvere il problema. E’ così su molti altri argomenti”. Per questo, dice Amati al Foglio, “stiamo provando a organizzare un’alternativa che sappia ripartire dai fatti e offra alla Puglia non un elenco di problemi o conflitti ma una scaletta di soluzioni e accordi”.
Resta da capire che cosa succederà con le alleanze. Il Pd, che intende riproporre l’accordo con il M5s in Emilia nonostante la cenciata in Umbria, cercherà un patto con i grillini pugliesi? Antonio Decaro, sindaco di Bari, a maggio confermato al primo turno con oltre il 66 per cento è dubbioso, così come lo stesso Emiliano. Decaro vorrebbe, comunque, “far partecipare gli amministratori e tutte le altre figure del partito” alla decisione, “non vorremmo una scelta calata dall’altro. I sindaci hanno relazioni diverse sui territori, io per esempio ho un buon rapporto con il M5s, alcune delle loro proposte sono entrate nel nostro programma”. Anche in Puglia dunque si sperimenta una nuova versione del “partito dei sindaci”. Non è detto però che sia sufficientemente forte da pareggiare i conti con le disastrose performance di tutto il Pd pugliese.