La ricetta di Calenda per fermare Salvini
Il leader di Azione, ospite della Festa del Foglio, attacca il governo: “È nato perché le persone riformiste serie di questo paese si sono convinte che non si poteva sconfiggere il bullo del Papeete. Ma così lui vincerà sempre”
Giovedì ha lanciato il suo partito, Azione, e quello della Festa del Foglio di Firenze è, a tutti gli effetti, il suo primo evento pubblico da leader di partito. Carlo Calenda, però, non accetta ironie: “Perché nessuno ti paga per fondare un partito, corri un sacco di rischi e, soprattutto, prendi un sacco di calci nel sedere. Quindi se non volete iscrivervi ad Azione, non lo fate. Ma se non lo fate gli altri vincono 20 a 0”.
Gli altri, ovviamente, sono i populisti e i sovranisti. Che per Calenda pari sono e che vanno combattuti non certo lusingati con promesse di alleanza. È stato per questo che, alla fine, è nato Azione. O meglio l'eurodeputato la racconta così: “Oggi non c'è partito tranne +Europa che non sia stato o non sia in coalizione con i 5 Stelle o con la Lega. La politica non è un Tetris dove tu devi decidere dove stare. Dove stai lo decidono le azioni che compi. E se le azioni che compi non corrispondono a quello che dici, la volta dopo perdi credibilità”. Detto in estrema sintesi: “Azione è nata per rappresentare chi non vuole vedere al governo Di Maio o Salvini. In nessun paese in Europa i progressisti, i liberali, i popolari si sono sottomessi ai populisti e ai sovranisti. Solo in Italia. E questa cosa va rotta. Populisti e sovranisti sono della stessa razza e vanno combattuti”.
Certo, un dubbio resta: perché far nascere un partito proprio ora che al centro comincia a esserci un certo sovraffollamento? "La colpa - spiega Calenda - non è dei politici ma di quella che io chiamo la memoria del criceto. Io ho fatto campagna elettorale in un partito che, a maggio, diceva mai con i 5 stelle. Poi hanno cominciato a dire che i grillini erano fantastici e che il Conte II era discontinuo rispetto al Conte I. Ecco, a noi queste cose sembrano normali, ma se le raccontassimo a un marziano appena arrivato sulla Terra, ci direbbe che siamo da ricoverare. Ora, quando il Pd ha cominciato a parlare di un'alleanza con i 5 Stelle io ho detto che me ne sarei andato e avrei fatto un partito. E siccome un partito non si fonda in 5 minuti, ma necessita di un'infrastruttura, ho detto che lo avrei fondato a novembre. Così ho fatto”.
Insomma, non è un segreto che Calenda non abbia mai amato la maggiorana rossogialla, ma le elezioni sarebbero state veramente un'alternativa migliore? “Io penso - dice Calenda - che noi avremmo combattuto e forse perso. Ma non credo e non ho mai creduto ai pieni poteri di Salvini. Se noi pensiamo che un bullo in mutande al Papeete sia un pericolo, siamo preoccupati di cose che non esistono. Io credo che Salvini sia un incapace cronico che intercetta l'odio e lo gestisce in modo spregiudicato. E a chi mi domanda se era meglio andare a elezioni replico: stiamo meglio adesso? Dopo tre mesi il governo è a pezzi, il Pd ha fatto una scissione e non si sa perché, Forza Italia è tornata con il centrodestra, stiamo meglio o peggio? Sarebbe bello se anche chi ha sostenuto questo governo dicesse, con onestà, 'non è andata come speravamo'. Per battere i sovranisti bisogna recuperare rappresentanza. Pensate veramente che possiamo sfuggire alle elezioni per i prossimi 15 anni? La verità è che noi del campo progressista, liberale, popolare siamo diventanti molli, abbiamo paura e se hai paura non vinci mai. E se proponi un'alleanza fallimentare il risultato è il dilagare di Salvini o di Meloni. Non so cosa sia meglio”.
Calenda non è particolarmente attratto nemmeno dal movimento delle sardine o meglio, spiega, “sono terrorizzato dal paternalismo nei confronti dei giovani. Non ho mai fatto il peana di Greta anche se mio figlio è andato alle manifestazioni e ha anche comprato una pubblicazione contro di me (i soldi gli sono stati tolti dalla paghetta), e non faccio pascolo abusivo sulle sardine. Hanno fatto un'operazione che non c'entra niente con il M5s perché hanno un'anima costruttiva e non distruttiva, però c'è un tema: come mai queste cose nascono solamente fuori dalla politica? Io non capisco il perché. Ma ho visto in campagna elettorale: quando c'era il simbolo del Pd la partecipazione era inferiore a quando non c'era. Non è tutta colpa del Pd, ma la politica deve tornare a svolgere questo ruolo. Quello a cui io devo rispondere è perché io non riesco a farlo, come faccio a farlo accadere”.
Azione è appena nato, ma ha già un appuntamento elettorale con il quale vorrebbe misurarsi: le regionali in Emilia-Romagna. “Noi ci siamo offerti - sottolinea Calenda - ma Bonaccini non c'ha chiamato e continua ad andare dietro al M5s. Ma è possibile? C'è un Movimento che continua a darti schiaffi e tu li corteggi, peraltro in una regione in cui i grillini sono quattro gatti. Ma andate dritti e fateli sparire. Se lo fate noi ci siamo e ci saremo. Però Bonaccini deve capire due cose: una estetica e riguarda il vestire, l'altra è che l'unico modo per trattare con i 5 Stelle è farli sparire”.
Insomma Calenda non usa metafore anzi, più di una volta si trova a litigare sui social, e non solo, con il suo linguaggio diretto. “Non è che io litigo. Io cerco un linguaggio di verità. Voi potete prendere 300 dichiarazioni che ho fatto e non ne troverete una in cui io dica che Renzi non è uno dei migliori premier di questo paese. Proprio questo mi permette di dire che oggi Renzi sta facendo una cavolata dietro l'altra. Dirlo significa far cadere quel velo di assurda ipocrisia che sta distruggendo il campo progressista. Il mio è un linguaggio a volte abrasivo ma diretto. Ed è fatto perché in questo momento noi progressisti, liberali e popolari ci stiamo raccontando un sacco di cavolate. Se continuiamo diventeremo polvere”.
Tra i fronti su cui Calenda combatte senza esclusione di colpi c'è l'Ilva. Nei giorni scorsi l'ex ministro ha fatto un Bignami per spiegare come stanno le cose. Sul palco della Festa del Foglio racconta che la cordata che partecipò con ArcelorMittal alla gara per l'assegnazione dell'acciaieria non c'era e "venne creata da me e da Claudio De Vincenti. Anzi, il giorno prima dell'aggiudicazione, avendo capito che Mittal avrebbe fatto un'offerta alta, andammo da loro a dire di presentare un'offerta congrua: invece fu inferiore a quella di Mittal del 30%. Il problema è che questo paese è in uno stato di tale confusione perché nessuno legge più una carta. La responsabilità del caso Ilva è nostra. Siamo l'ottava potenza mondiale passiamo il tempo a discutere se sia giusto o no togliere una norma”.
Calenda non si lascia sfuggire l'occasione di indicare anche i responsabili politici di quanto accaduto: “Il punto non è cosa ha fatto Barbara Lezzi. Per me è come Danilo Toninelli, irrilevante. Quello che non è normale è che il Pd, la Bellanova, Renzi abbiano votato con Lezzi per togliere lo scudo. Quello che non è normale è che il Pd si appresti a ricandidare in regione Puglia una persona che ha detto a me, con la storia personale che mi ritrovo, che sono un fan dei tumori. Lezzi e Toninelli in un altro paese farebbero un altro lavoro qui sono al governo, ma il problema è chi gli va dietro. Questi stanno governando con i voti del Pd e dei riformisti italiani. Questo governo nasce perché le persone riformiste serie di questo paese se la sono fatta sotto e si sono convinte che non si poteva sconfiggere Salvini. Ma così Salvini vincerà sempre”.