Condominio Trenta
Case, 130 encomi (record!) e pure le nomine a cavalieri. Così l’ex ministro della Difesa distribuiva premi agli amici
Roma. In via Flaminia a Roma, nello stabilimento militare dove ha sede la “Difesa Servizi Spa”, c’è uno strano caso immobiliare che qualcuno ha ribattezzato “condominio Trenta”. Niente a che vedere con l’alloggio di servizio che l’ex ministro della Difesa si era vista assegnare e che poi il marito Claudio Passarelli ha “ereditato” alla fine del primo governo Conte, ma è comunque una storia che racconta molto del modo in cui Elisabetta Trenta ha gestito gli uffici di Palazzo Baracchini e i rapporti con quella parte di mondo militare che è saltata sul carro del Movimento dopo le elezioni del 4 marzo 2018. Nel “condominio Trenta”, ad appena due numeri civici di distanza, oggi infatti vivono il colonnello Francesco Greco, il colonnello Antonello Arabia e il tenente colonnello Toni Caporrella. Ossia il capo ufficio pubblica informazione e comunicazione di Palazzo Baracchini nominato dalla Trenta a ottobre 2018, l’ex capo della segreteria nonché militante storico Cinque stelle nel secondo Municipio di Roma e il consigliere per le politiche delle alleanze dell’ex ministro. Tutti insieme al ministero, tutti insieme sotto lo stesso tetto (o quasi) in via Flaminia, in una zona esclusiva dove un appartamento in affitto ha un costo tra i 2-3 mila euro al mese. Una curiosa e fortunata coincidenza considerando le migliaia di ufficiali e sottufficiali che attendono per anni un alloggio di servizio.
Del terzetto di fedelissimi della Trenta soltanto il colonnello Greco ha resistito all’avvicendamento con il nuovo ministro Guerini, ma per lui l’ex titolare della Difesa ha avuto un occhio di riguardo anche nei giorni presumibilmente concitati del trasloco da Palazzo Baracchini. Mentre infatti il governo Conte-bis giurava al Quirinale e con gli scatoloni già chiusi nel suo ex ufficio di via XX Settembre, Elisabetta Trenta ha trovato il tempo per conferire a Greco un encomio solenne che avrà un peso importante nella sua carriera futura e, di conseguenza, nella sua futura retribuzione. “La sua azione costante e tenace, profonda e avvincente, ispirata alla coniugazione dei principali e più alti interessi istituzionali – ha scritto la Trenta nel provvedimento del 5 settembre, un attimo prima dell’arrivo del suo successore al ministero – ha rappresentato un valore aggiunto per la realizzazione di tutte le attività relative alla valorizzazione e promozione dell’immagine della Difesa”. Parole che, per quanto rimaste praticamente segrete, visto che contrariamente alla prassi militare dell’encomio solenne non è stata data alcuna comunicazione pubblica, fanno a pugni con i fantozziani scivoloni estivi dell’Ufficio pubblica informazione e comunicazione del ministero.
A partire dall’imbarazzante caso del tweet pubblicato e poi cancellato in tutta fretta con cui il 4 maggio scorso l’account ufficiale della Difesa rilanciava la notizia, totalmente falsa, di “pescherecci italiani nel mirino delle motovedette libiche salvati dalla Marina militare”. Parole che, a una settimana dallo scontro con l’allora ministro dell’Interno Matteo Salvini sulla questione dei porti chiusi, avevano riacceso la polemica fra la Difesa e il Viminale. “Anziché chiedere alla ‘sua’ Marina militare – avevano risposto a mezzo stampa fonti del ministero dell’Interno – il ministro Elisabetta Trenta si basa sulle agenzie di stampa e poi è costretta a rettificare. Le Forze armate italiane meritano molto di più”.
Una figuraccia addirittura peggiore del video tragicomico nel quale la ministra ballava scatenata e faceva il trenino con i militari a Lourdes. Ma erano i giorni della campagna elettorale per le europee e a molti non sfuggì come in quelle settimane la comunicazione ufficiale del ministero della Difesa, perfettamente in linea con quella del Movimento, polemizzasse a più riprese con il ministro dell’Interno e leader della Lega. Per dare una sterzata alla strategia comunicativa grillina e tentare (senza successo) di arrestare l’emorragia di voti, Luigi Di Maio aveva infatti richiamato accanto a sé fin dalla primavera proprio il portavoce della ministra Trenta Augusto Rubei. Pur impegnato a tempo pieno a gestire la comunicazione del Movimento, Rubei è rimasto ufficialmente in carica al ministero della Difesa fino al 22 luglio (giorno del trasloco a Palazzo Chigi come portavoce del vicepremier Di Maio che poi ha seguito anche al ministero degli Esteri nel Conte bis) e fino a quel giorno ha mantenuto lo stipendio da 90 mila euro annui più benefit passato dalla Difesa. In quei mesi, mentre lo stesso Rubei conduceva il casting per la sua successione, a occuparsi della comunicazione della Difesa con toni e argomenti sempre più “embedded” alla strategia del Movimento era di fatto il colonnello Greco in persona. Al quale al momento del commiato il ministro Trenta non ha fatto mancare il proprio riconoscimento conferendogli l’encomio solenne “per la preziosissima e leale collaborazione assicurata ai Vertici del Dicastero” e per aver contribuito “a valorizzare ancora di più il prestigio e l’immagine dell’Esercito, delle Forze Armate e del Ministero della Difesa”.
Un vero peccato che di quel riconoscimento non abbia saputo praticamente nessuno, come del resto nessuno ha saputo di quasi tutti gli oltre 130 encomi solenni (un record assoluto, assicurano fonti delle forze armate) che l’ex ministro ha conferito nei suoi neanche quindici mesi di mandato. Eppure i riconoscimenti ufficiali sono stati una consuetudine nei giorni ministeriali di Elisabetta Trenta. Ne sanno qualcosa fra gli altri anche il sergente maggiore capo Mirko Lapi, ai tempi consigliere del ministro della Difesa per l’analisi strategica e la cyber security, e il tenente colonnello Cristiano Pinna, ex aiutante di campo della ministra. A loro, come anche al colonnello Caporrella e allo stesso Greco, il 2 giugno scorso è stata conferita l’onorificenza di Cavaliere della Repubblica. Quella di Ufficiale, invece, è andata nello stesso giorno al colonnello Massimo Ciampi, Capo ufficio personale militare e Capo ufficio affari giuridici, associazioni e organi d’informazione presso il Gabinetto del ministro Trenta. Tutti e sei insieme al ministero, tutti e sei insieme nel decreto del Presidente della Repubblica. Curiosa e fortunata coincidenza.