Il Pd toscano si ribella a Roma e indica un altro candidato
Eugenio Giani, socialista liberale, è il candidato del Pd per le elezioni regionali del 2020. “Con i Cinque stelle c’è dialogo”, dice
Roma. Dopo molto penare, il Pd toscano ha trovato il suo candidato alle prossime elezioni regionali: è Eugenio Giani, presidente del Consiglio regionale, ex presidente del Consiglio comunale di Firenze, ex presidente del Coni provinciale, ex presidente della fondazione casa Buonarroti. Socialista liberale, viene dal Psi ed è stato renziano. In passato è stato vicino a diventare sottosegretario allo Sport nel governo Renzi e presidente del Credito Sportivo. A Firenze lo ricordano anche per aver fatto rinascere la Fiorentina nel 2002 insieme all’allora sindaco Leonardo Domenici.
La designazione a candidato governatore è arrivata giovedì sera quasi all’unanimità (un solo astenuto) dopo la direzione regionale del Pd, che dunque ha scelto di non accettare le indicazioni di Roma delle ultime settimane. La segreteria Zingaretti, infatti, aveva chiesto all’Europarlamentare e segretaria del Pd toscano Simona Bonafè di candidarsi (scelta che avrebbe comportato non pochi problemi, visto che Giani da mesi chiedeva quantomeno di potersi confrontare in eventuali primarie). Adesso però il segretario Nicola Zingaretti dice di essere soddisfatto per l’unità dimostrata dal suo partito in direzione. Le discussioni tuttavia potrebbero non essere finite qui, perché gli alleati di Articolo 1 e Verdi hanno dubbi sulla candidatura di Giani, non considerandola sufficientemente di svolta per la Regione Toscana. “Nel Pd sono entrato 12 anni fa rompendo con il partito che è stata la casa nella quale mi sono culturalmente formato”, dice Giani al Foglio, “e fui accusato di essermi venduto ai cattomunisti. Io però sono un riformista e dodici anni fa vidi nel Pd la possibilità di coltivare quel riformismo che avevo incontrato tra i socialisti e non un’ideologia. Essere indicato all’unanimità è dunque oggi una bella soddisfazione per me”. Giani, studioso di storia e di tradizioni locali, si sente un “valore aggiunto” per il centrosinistra sul tema dell’”identità toscana”, che ha molto a cuore.
“Ho con me l’orgoglio di poter rappresentare 450 anni di storia”. Ma il Pd può vincere senza accordo con i Cinque stelle? “Penso di poter prendere voti da gente di sinistra e di destra. Camillo Prampolini parlava di socialismo municipale; a me piace parlare di socialismo e riformismo regionale. Serve una regione che stia in Italia fino in fondo ma che promuova le sue specificità: la cultura, il turismo, la piccola e media impresa. L’industrializzazione leggera è un terreno sul quale dobbiamo puntare”. Quanto ai Cinque stelle, dice Giani, “negli ultimi 5 anni ho mantenuto un dialogo aperto con il capogruppo del M5s Giacomo Giannarelli per tirare fuori da loro quanto di bello può esserci”.
Quindi sì a un’alleanza? “Più che alleanza, direi grande dialogo. Se poi dal dialogo nascono altre cose concrete non lo escludo. Loro sono in una fase fortissima di revisione e di riflessione. Ora che, scevri dal populismo, vengono messi in discussione proprio dalla gente che li ha votati, devono tirare fuori i valori veri. Per questo penso che possano essere parte di un rapporto con il centrosinistra”. Ecco Giani, forse per invogliare gli elettori e i dirigenti grillini, rivendica di aver mantenuto in questi anni “intatto il senso dell’etica in politica. Viaggio con una Punto, sto in una casa che mi sono comprato 24 anni fa quando mi sono spostato grazie all’edilizia agevolata”.
Che sia un vago riferimento alle ultime vicende di casa Renzi?