Paranoia Lannutti
Antisemitismo, complottismo e diffamazioni. Ecco chi il M5s vuole a capo della Commissione banche
Roma. Dopo qualche giornata di indignazione per i tweet filonazisti e antisemiti del professore dell’Università di Siena Emanuele Castrucci, il M5s candida alla presidenza della Commissione bicamerale d’inchiesta sulle banche uno che fa tweet antisemiti: Elio Lannutti. Il senatore del M5s, che gode di grande stima nel suo partito ed è per questo risultato il più votato nei gruppi parlamentari, è infatti indagato dalla Procura di Roma per diffamazione aggravata dall’odio razziale. L’inchiesta è partita su denuncia della Comunità ebraica di Roma dopo che Lannutti aveva pubblicato su Twitter e su Facebook contenuti analoghi a quelli di Castrucci sui “Protocolli dei Savi di Sion”, il famigerato falso storico alla base dell’antisemitismo moderno: “Gruppo dei ‘Savi di Sion’ e Mayer Amschel Rothschild, l’abile fondatore della famosa dinastia che ancora oggi controlla il Sistema Bancario Internazionale, portò alla creazione di un manifesto: ‘I Protocolli dei Savi di Sion’. Suddiviso in 24 paragrafi, viene descritto come soggiogare e dominare il mondo con l’aiuto del sistema economico, oggi del globalismo, dei banchieri di affari e finanza criminale”, scriveva Lannutti allegando un articolo di un sito complottista (saper-link-news.com). Ai parlamentari del M5s, mettere al vertice della Commissione sulle banche uno che ritiene – sulla base di un falso antisemita – che gli ebrei controllino la finanza mondiale, deve essere parsa una buona idea.
E non si può dire, come ha cercato di fare Lannutti, che si sia trattato di un “errore”. Perché in quel tweet sui Savi di Sion sono presenti due caratteristiche essenziali e e ricorrenti del Lannutti-pensiero: il complottismo (spesso antisemita) e la diffamazione. Il giorno prima di quel tweet, Lannutti rilanciava una falsa intervista a George Soros – il prototipo del moderno “banchiere ebreo” – presa da un altro sito complottista in cui il finanziere ungherese affermerebbe: “Io sono un Dio, ho creato tutto, controllo tutto”. Il giorno dopo il tweet su Savi di Sion, Lannutti presentava in Senato un libro scritto insieme a un altro complottista, Franco Fracassi, autore di un documentario cospirazionista sull’11 settembre con Giulietto Chiesa e sostenitore di tesi deliranti sul terrorismo islamico (la mafia e la ‘ndrangheta sarebbero in affari con i terroristi islamici, trasportando eroina dall’Afghanistan in accordo con la Nato). Alla presentazione del libro di Lannutti e Fracassi c’era lo stato maggiore del M5s: la presidente della commissione Finanze Carla Ruocco (“Elio è immenso”), il presidente commissione Bilancio Daniele Pesco (che lo voleva al Quirinale) e il sottosegretario al Mef Alessio Villarosa, che in quell’occasione affermò di aver iniziato a capire i problemi del sistema bancario dopo aver visto documentari sui “rettiliani” (i rettiliani sarebbero per i complottisti una specie aliena a cui apparterrebbero politici e banchieri che controllano il potere mondiale).
Sempre tra complottismo e diffamazione, uno degli obiettivi di Lannutti è sempre stato l’ex presidente della Bce Mario Draghi: “Draghi-Goldman Sachs, setta degli Illuminati che decide sui destini del mondo. Ribellarsi a questi cleptocrati”, twittava il 6 febbraio 2016. L’ossessione per Goldman Sachs colpisce anche Papa Francesco: “Il suggeritore di Bergoglio sui migranti è un Bilderberg di Goldman Sachs”, twitta il 28 giugno 2018 rilanciando il sito del cospirazionista Blondet. Il 14 settembre 2018, Draghi veniva descritto come un boss criminale: “La lezione di Lehman Brothers non è servita, con Herr Draghi, il boss dei boss dei Bankster, che fa acquistare a Bce partite di titoli tossici ed obbligazioni bancarie avariate, per finanziare le banche strozzine e dare coperture all’azzardo morale dei banchieri”. Pochi giorni dopo, il 7 ottobre, Draghi diventa “un vile affarista, che ha svenduto l’Italia ai suoi comparuzzi di Goldman Sachs”. Se Draghi è un cleptocrate, il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco è un malfattore: “Visco dovrà rispondere prima delle sue gravi malefatte, davanti ad un Tribunale”, ha twittato. E se Draghi è un “boss dei boss”, Lannutti ha accostato il presidente della Repubblica Sergio Mattarella alla mafia. Ma non come vittima, lui che ha avuto un fratello ucciso da Cosa nostra, ma come mafioso: “Padrino dell’anno Mattarella?”, twittava il senatore grillino il 31 dicembre 2018 alle ore 20:21, e cioè dieci minuti prima del tradizionale discorso di fine anno del Capo dello stato.
Che Lannutti sia un diffamatore è stato stabilito anche da una sentenza della Cassazione, che nel 2016 lo ha condannato a 15 mila euro di risarcimento nei confronti della Consob per aver usato espressioni “gratuitamente offensive e denigratorie”. E più recentemente, a marzo del 2018, il tribunale di Terni lo ha condannato a risarcire 20 mila euro alla Banca d’Italia sempre per dichiarazioni diffamatorie (il grillino ha fatto ricorso). E’ facile immaginare che Lannutti sia uno degli esponenti più autorevoli del M5s, ma davvero questo paese si merita come presidente della Commissione d’inchiesta sulle banche a un diffamatore seriale, che fa tweet antisemiti, che dà del mafioso al Capo dello stato e del malfattore ai governatori della Bce e della Banca d’Italia? Non ce n’è nel M5s uno un po’ più normale?