Raggi for future
Di Maio chiude all’ipotesi di ricandidarla, ma la sindaca pensa di presentarsi con una sua lista
Roma. Scendere magari in piazza con le sardine sabato 14 in chiave anti-Salvini, anche pensando al domani, un domani in cui ricandidarsi (nel 2021) contro ogni critica e aspettativa: il sindaco Virginia Raggi sottotraccia sta pensando al futuro, anche se attorno a lei non c’è unanimità sull’idea del bis (anzi) e anche se nel Movimento, dalle parti dell’ex candidata alla Regione Lazio Roberta Lombardi, c’è chi ricorda quello che Raggi diceva due anni fa, nel dicembre 2017: non mi ricandiderò, vista la nostra regola sul limite dei due mandati. E infatti qualche giorno fa la stessa Lombardi, intervistata a Sky Tg24, ha fatto muro rispetto all’ipotesi di una deroga (e anche Luigi Di Maio ha recentemente ribadito il concetto: “Noi osserviamo la regola dei due mandati e Virginia non ha mai chiesto di derogare al secondo”). Intanto, nei parlamentini di zona, il nome che circola con insistenza nel M5s non è quello del sindaco, ma quello del presidente del VII Municipio Monica Lozzi, colei che aveva accusato il Campidoglio, tempo fa, di “scarsa condivisione” dei problemi (dovessero esserci votazioni online sul possibile candidato sindaco del M5s, insomma, ci si aspetta che Lozzi sia della partita). E Lozzi non sta ferma: all’anniversario dell’abbattimento delle villette abusive del clan Casamonica al Quadraro, tre settimane fa, mentre Raggi dava appuntamento da Facebook ai cittadini al grido di “il 20 novembre 2018 è una data simbolo per Roma: abbiamo demolito le ville abusive del clan Casamonica”, Lozzi, sempre su Facebook, sottolineava l’azione in loco: “Il Municipio è l’organo competente per gli abusi edilizi, nel 2017 prendemmo in mano la questione e tra i vari fascicoli trovammo anche il caso dei Casamonica. E così siamo intervenuti. E’ stato un lavoro complicatissimo… possibile grazie a un gioco di squadra. Da soli non si va da nessuna parte”.
Lo spazio futuro di manovra per il sindaco, comunque, a parte l’incerta partecipazione alla piazza di sabato (le sardine intanto hanno riservato un benvenuto tiepido: “Se Raggi vuole partecipare da cittadina ci fa piacere, così può dimostrare di essersi allontanata dal linguaggio d’odio”), riguarda soprattutto la possibilità di spendere il proprio nome in modo indipendente (eventuale lista civica?), cercando di puntare sulla contrapposizione a Salvini, dal tema sicurezza a quello del contrasto all’illegalità. Ma la domanda è: che cosa farà nel frattempo il Partito democratico? L’interlocuzione naturale delle sardine porta infatti per ora verso il centrosinistra, e il Pd, non soltanto a Bologna, sa che, ferma restando la vocazione “senza bandiere”, quelle piazze del “no all’odio” sono amiche – e potenzialmente utili alla causa della risalita dagli inferi degli ultimi anni.