La surrealtà al Tg1
Foche, pinguini e trafficanti di orecchiette. Un mondo parallelo che occulta la crisi dell’editore (il M5s)
Quel bestione imponente del Tg1, che ha per editore il partito di maggioranza relativa, è da sempre e per natura regolato da una mappa di intersecazioni e coincidenze, di rigidezze prestabilite, che tuttavia lo scatto di uno scambio politico, come nelle ferrovie, se azionato può deviare verso tutt’altri orizzonti e destini. E infatti, poiché dal 31 ottobre 2018 la direzione è espressa dal M5s, ecco che questo telegiornale sempre governativo, nell’ultimo anno, ha raccontato ogni giorno un paese guidato da un premier “nuovo”, Giuseppe Conte, che è a sua volta sostenuto alacremente da una “forza innovatrice”, che sono per l’appunto i 5 stelle, con il loro giovane e “brillante” capo politico, che è Luigi Di Maio. Tuttavia da qualche tempo ormai non si sa più chi comanda nei 5 stelle: ci sarà davvero un congresso? E chi lo vincerà? E se non ci sarà il congresso chi è che tirerà i fili di ogni cosa: Conte o Di Maio? Forse un nuovo direttorio? Boh. Mistero fitto, che comporta, inevitabilmente, anche una certa dose di panico. Chi comanda tra gli ex rivoluzionari vaffanculotti è infatti uno di quegli interrogativi stordenti cui oggi non sanno rispondere nemmeno i grillini stessi, potenza parlamentare da 221 deputati e 112 senatori che sempre più si autorappresentano però come una folla turbolenta, minoritaria nel paese, costretta a fare lo slalom nel duello scoppiettante tra Conte e Di Maio, folla così incredibilmente mortale, così precaria, che secondo qualcuno sta già sparendo, razza condannata, quasi i pellerossa o i pigmei.
E così, questo spaesamento collettivo, inizia a produrre qualcosa di molto simile al torpore febbricitante in cui Don Chisciotte vedeva dissolversi le illusioni, dispiegando, per osmosi, i suoi surreali effetti anche sul Tg1 a direzione grillina. Ecco dunque improvvisamente i lunghissimi servizi sulla tecnologia, i sempre più approfonditi servizi sulla guerra alla plastica, tutto il racconto fiabesco di un paese impegnato nella difesa dell’ambiente, nel riciclo, l’Italia incredibile di Greta, ma senza accenni alla raccolta differenziata a Roma – che invece di aumentare diminuisce con Virginia Raggi in Campidoglio – nel contesto di un governo compatto che non conosce, ovviamente, i drammatici problemi esistenziali dell’ammaccato capo politico del M5s né il suo conflitto inoccultabile e deflagrante con il presidente del Consiglio.
Chi dei due vincerà la battaglia? Boh. Vincerà quello cui si dedica sempre il primo servizio del Tg delle 20 (Conte?) o quello cui si affida il secondo servizio (Di Maio?). O forse non vincerà nessuno dei due? Chissà. Nel dubbio: servizio sul grave problema della mortalità infantile tra le foche grigie nel mare del nord (24 ottobre), poi approfondimento sulla “odissea dei pinguini”, pezzo amarcord su “non ci sono più i venti di una volta”, e infine inchiesta sul problema delle orecchiette fuori norma a Bari vecchia (che ha condotto al sequestro di ben tre chili della nota pasta concava). Ma bisogna capire il direttore del Tg1. D’altra parte i tempi sono sempre più infidi, le gerarchie sempre più instabili, non di rado le porte si rivelano finte, o danno su uno sgabuzzino polveroso, su una fogna, sul vuoto: il potere non è più lì. E allora, a scanso di equivoci, non sapendo che pesci pigliare, il Tg1 rappresenta un’Italia fantastica, sospesa in un’atmosfera rarefatta che pare quella dell’Eliso o d’un altro luogo fuori dal mondo. Una cosa simile era successa forse una volta, ai tempi dei governi di centrosinistra, quando la direzione del Tg1 doveva barcamenarsi con il congresso del Pd, e non si sapeva chi avrebbe vinto. Nel dubbio: orecchiette.