Dai gilet gialli alle sardine: Grillo schierato contro il grillismo è lo show più bello del 2019
“Abbiamo esagerato un pochino”. Viva l’anti vaffa day del comico genovese che adesso vuole provare a salvare l’Italia dalle isterie della politica anti casta
Abbiamo un po’ esagerato”. L’anno che si sta per chiudere – questo “bellissimo” 2019 pronosticato dodici mesi fa da Giuseppe Conte, che aveva però dimenticato di specificare che il 2019 sarebbe stato un anno bellissimo sicuramente per lui e un po’ meno per il resto degli italiani – se ne va portandosi via un’infinità di immagini significative. Scegliere i fotogrammi più importanti non è semplice ma un tentativo si può fare e se ci si pensa un attimo le istantanee migliori che sintetizzano l’anno italiano sono tutte lì, in due potenti ma diversi movimenti di piazza. Da una parte ci sono i gilet gialli e dall’altra parte ci sono le sardine.
I gilet gialli, per fortuna, non sono un fenomeno maturato nelle nostre piazze, gli elettori italiani i gilet gialli li hanno mandati direttamente al governo senza passare dal via, ma la ragione per cui le immagini dei gilet jaunes sono rappresentative dell’evoluzione della politica italiana la si capisce bene leggendo il post dedicato due giorni fa da Beppe Grillo alle sardine. Un anno fa, era gennaio, ai tempi del governo con Salvini, il partito fondato da Grillo, arrivato primo alle politiche del 2018, tifava per un movimento violento che utilizzava la piazza con le sue cinquanta sfumature di vaffa per mettere a ferro e fuoco le città francesi e tentare di mettere ko il presidente Macron. Un anno dopo, siamo a dicembre, il partito fondato da Grillo si ritrova in un’altra dimensione, oltre che in un altro governo, all’interno della quale il fondatore del grillismo è come se avesse scoperto improvvisamente che la sua presenza sulla scena politica può avere un senso solo a condizione di rinnegare tutto ciò che finora è stato il grillismo.
Succede così che a Napoli, a ottobre, alla festa del M5s, Grillo si ritrovi costretto a difendere la casta, ovvero il governo del M5s, al punto di mandare a quel paese tutti i frignoni scettici sull’esecutivo con il Pd (“Basta piagnistei sul Pd: vaffanculo a voi stavolta”). E succede così che pochi mesi dopo il capopopolo del M5s si ritrovi a individuare come punti di forza con le sardine tutte le caratteristiche che rendono le sardine diverse dal M5s.
Le sardine sono fantastiche, dice Grillo, perché sono lì “senza odiare, vogliono solo dignità”. Le sardine sono fantastiche, dice Grillo, perché “reclamano una convalescenza vigorosa dalla attuale malattia delle lingue e delle menti che fa sembrare certe espressioni pubbliche un vociare roco di hooligan pronti al balzo, oppure un minacciare gradasso di un capobanda”. E poi: “Anche noi in passato abbiamo un po’ esagerato. Ma ora non lo facciamo più”. L’anti vaffa day quotidiano portato avanti da Beppe Grillo per provare a salvare l’Italia da alcune isterie della politica anti casta (non diremo che il tempo è galantuomo ma prima o poi Grillo capirà che anche il salvinismo è figlio del grillismo) è forse lo spettacolo più interessante messo in scena negli ultimi anni dal comico genovese. Ed è uno spettacolo che fotografa bene non solo il romanzo di formazione del populismo andato in scena in Italia negli ultimi dodici mesi (il populismo per non essere incompatibile con la realtà deve smentire le proprie promesse e tradire le proprie premesse) ma anche un dettaglio non secondario della conversione di Grillo.
Il momento in cui il comico genovese ha iniziato a sentire in modo distinto sotto la suola delle proprie scarpe il tanfo prodotto dal grillismo è stato nel marzo di quest’anno quando gli spettacoli in giro per l’Italia di Grillo hanno cominciato a essere malamente interrotti da alcuni ex grillini indemoniati con i grillini per via di alcune campagne grilline non portate a termine dagli stessi grillini. Nel caso specifico, Grillo ha dovuto fronteggiare orde di No vax deluse dal partito che più di altri ha alimentato la cultura No vax senza poi rappresentarla fino in fondo al governo (a gennaio del 2019 Grillo ha persino firmato insieme a Roberto Burioni e Matteo Renzi un manifesto contro i No vax) e deve essere stato in quel momento che l’inventore del grillismo deve aver capito che il populismo oltre a essere un problema per l’Italia poteva diventare anche un problema per gli incassi degli spettacoli del capo del M5s.
Grillo forse non lo potrà mai ammettere fino in fondo ma essendo come è noto un uomo molto attento al denaro deve avere capito in quel momento di essersi ritrovato di fronte a una nemesi speciale: in politica spesso bisogna avere un interesse da difendere per poter difendere l’interesse dell’Italia. Viva l’anti vaffa day.