Se c’è un parlamentare che in questi anni ha rappresentato più di altri il Movimento, e che continua a rappresentarlo nonostante l’apparente fine del rutto collettivo grillino, è proprio l’ex conduttore della Gabbia
Roma. I Cinque stelle procedono verso un’ordinata decomposizione, ci sono ministri che si dimettono (Lorenzo Fioramonti dal Miur), senatori che vengono cacciati (Gianluigi Paragone) e consiglieri comunali che passano al gruppo misto (Aldo Curatella a Torino, dove adesso la maggioranza in consiglio comunale si regge per due soli voti, compreso quello della sindaca Chiara Appendino). Per non parlare di altri tre senatori passati alla Lega il mese scorso: Ugo Grassi, Francesco Urraro, Stefano Lucidi. Laddove si dimostra che, per i populisti, il potere logora chi ce l’ha. La vicenda di Paragone è più significativa. Se c’è un parlamentare che in questi anni ha rappresentato più di altri il M5s, e che continua a rappresentarlo nonostante l’apparente fine del rutto collettivo grillino, è proprio l’ex conduttore della Gabbia, che aveva anticipato il populismo di governo in tv, nelle sue trasmissioni anti-casta. Contro gli “sprechi della politica”, “l’Europa delle banche e della tecnocrazia”, per il taglio del numero dei parlamentari. Non c’è tema caro ai Cinque stelle che Paragone non abbia accarezzato per anni. Dalla casta alle banche.
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