Così la leader di Fratelli d'Italia, partendo dalla regione del “suo” Marsilio, tenta una spallata a Salvini. Rappresaglie sovraniste
Roma. A volerla ridurre all’osso, la diatriba sta più o meno in questi termini. Siccome Fratelli d’Italia non concede un ruolo da vicesindaco alla Lega nella città capoluogo di regione, gli uomini del Capitano pensano bene di non votare il bilancio del Comune, che poi sarebbe anche il loro bilancio. A quel punto, il sindaco meloniano lo approva coi voti di un pezzo delle opposizioni di centrosinistra e risponde all’affronto subito aprendo le porte del suo gruppo consiliare a un manciata di transfughi, così da potere poi rivendicare la necessità di un rimpasto di giunta e togliere un paio di assessorati al Carroccio. Che a sua volta, però, minaccia la ritorsione in regione, dove i suoi consiglieri sono decisivi per reggere la maggioranza sovranista: per cui basta scherzi, o ce ne andiamo tutti a casa. E tuttavia, a ben vedere, dietro questi bisticci assai poco commendevoli per chi a Roma blatera contro “il governo dell’inciucio che sa discutere solo di poltrone”, s’intravede in controluce qualcosa di più serio e più profondo: e cioè una terra dove, per la prima volta, Giorgia Meloni tenta di ribaltare gli equilibri di forza all’interno della destra, sfruttando la crescita di consensi di questi mesi.
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