Roma. Virginia Raggi ha cominciato l’anno immersa nella piccola grandeur capitolina – bene le ventiquattro ore di festeggiamenti “in tema natura” tra 31 dicembre e primo gennaio, ha detto; bene la “buona notizia”, così l’ha definita, della riqualificazione della Galleria Giovanni XIII (quadrante nord-ovest di Roma). Male tutto il resto, ma questo il sindaco non l’ha detto, nonostante in Campidoglio, presso la maggioranza e presso l’opposizione, si facciano i conti attorno ai sondaggi (per esempio quello di Tecné di fine 2019) che vedono i romani a dir poco insoddisfatti dell’operato di una Raggi che pure avevano eletto con il 67 per cento di consensi al secondo turno: oggi il sindaco verrebbe rivotato soltanto da dieci romani su cento. Non solo: nei Cinque stelle non c’è più l’unanimità sbandierata, più che sentita, ai tempi d’oro dell’ingresso in Parlamento e poi dell’ascesa a Roma. A partire dal problema numero uno: i rifiuti. Sempre a Capodanno, infatti, il sindaco ha indicato – dopo settimane di patema e stallo, con lo spettro del commissariamento – il sito per la nuova discarica nell’area di Monte Carnevale, alludendo a un accordo (dopo mesi di disaccordo) con la Regione Lazio di Nicola Zingaretti.
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