Roma. Il paradosso è questo: che il partito più autonomista d’Italia, arrivato a governare una delle province più autonome d’Italia, decide di snobbare un’istituzione locale che proprio in nome dell’orgoglio autonomista era stata fondata, quasi sessant’anni fa, e si affida a un podestà forestiero. “Prima i trentini”, gridava Matteo Salvini nel febbraio scorso, quando il suo candidato Maurizio Fugatti diventava presidente della Provincia. E però, quando si è trattato di velocizzare i lavori per aprire una Scuola di Medicina a Trento, dove l’Università già c’è ed è anche una delle istituzioni più prestigiose della città, la nuova giunta leghista, lo scorso autunno, ha deciso di rivolgersi all’Università di Padova. “Sì, la situazione è abbastanza surreale”, ammette Alessandro Quattrone, direttore del dipartimento di Biologia cellulare, computazionale e integrata (Cibio) dell’ateneo di Trento, che della nuova Scuola di Medicina sarebbe la base fondativa. “E la cosa più strana è che non capiamo come mai sia nato, questo paradosso”. Già. Perché più che la scelta, discutibile o meno, di rivolgersi a una università di un’altra regione, sorprende il metodo: “Noi – prosegue Quattrone – non abbiamo ricevuto alcuna informazione formale: ci siamo ritrovati ad apprendere dai giornali che la giunta provinciale aveva deciso di affidarsi all’Università di Padova”.
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