La regione dei flop. Crescita bassa, export stagnante, lavoro poco. Cosa dicono i numeri dell'esperienza di governo dell'ex magistrato. E domenica in Puglia ci sono le primarie del centrosinistra
Roma. Domenica ci saranno le primarie del centrosinistra in Puglia per le elezioni regionali di primavera. E la situazione è abbastanza surreale. Da un lato c’è il principale partito della coalizione, il Pd, che di fatto dalla segreteria nazionale sembra aver delegato tutta l’iniziativa politica al viceré Michele Emiliano, anche se in realtà – non essendo più un iscritto al partito a causa dell’azione disciplinare del Csm e della sentenza della Corte Costituzionale che ha confermato il divieto per i magistrati (Emiliano lo è ancora) di iscriversi ai partiti – nel suo rapporto con il Pd più che un viceré è un’entità autonoma e privatistica, una specie di capo della Compagnia delle Puglie. Dall’altro, il partito della coalizione più ostile a Emiliano, Italia viva di Matteo Renzi, non parteciperà alle primarie: “Italia Viva non sosterrà né parteciperà alle primarie pugliesi per la scelta del candidato alla presidenza della regione”, ha dichiarato la pugliese Teresa Bellanova, ministro dell’Agricoltura e capo delegazione di Iv nel governo. Senza però specificare se, dopo le primarie, il partito si presenterà alle elezioni e con chi. Infine c’è Carlo Calenda che appoggerà alle primarie il consigliere regionale Fabiano Amati (che a differenza di Emiliano è del Pd) ma non sosterrà con il suo movimento Azione la coalizione di centrosinistra se a vincere dovesse essere l’attuale governatore pugliese che è stato uno dei più strenui oppositori dei governi del Pd, Renzi e Calenda.
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