Perché oggi ad Assisi c'è il primo test (per conoscersi) del partito di Conte
L’ambiente e le sue relazioni. Il premier non va a Davos ma alla presentazione del Manifesto ecologico. Cattolici, Pd, ex Margherita e imprese
Roma. Non va a Davos da Angela Merkel e Donald Trump, ma va ad Assisi da Ermete Realacci, Vincenzo Boccia e padre Enzo Fortunato. Non è precisamente un pellegrinaggio spirituale quello che oggi compirà il presidente del Consiglio Giuseppe Conte; ma il suo attivismo, i rapporti che ha intessuto, il ruolo politico che sempre più emerge e travalica la funzione di solo capo del governo hanno acceso curiosità, forse persino speranze, in un un mondo sospeso tra la sinistra cattolica e il M5s in crisi, la chiesa e l’establishment, Confindustria e Coldiretti, l’industria privata e quella di stato. Tutto un accordo di sentimenti e passioni improvvisamente coincidenti, lontani dal tramestio contundente di Montecitorio.
E dunque oggi ad Assisi, città evocativa per i cattolici ma pure per i grillini, nel Salone papale del sacro convento, c’è la presentazione di un Manifesto ecologista che evoca l’enciclica “Laudato si’” di Francesco: “Futuro”, “economia circolare e sostenibile”, “green economy”, “bellezza”, “comunità”, “empatia”, “coesione sociale”. Tanto è evanescente il contenuto, tanto pesante è la lista degli aderenti. Tra i promotori ci sono il presidente dell’Enel Francesco Starace, l’amministratore delegato di Novamont e presidente di Terna Catia Bastioli e il presidente di Coldiretti Ettore Prandini. E tra i firmatari Paolo Gentiloni, il banchiere Francesco Profumo, il ministro Roberto Gualtieri, il sociologo cattolico Mauro Magatti, l’economista cattolico Leonardo Becchetti, il presidente della ciellina Fondazione per la Sussidiarietà Giorgio Vittadini e altre duemila persone. Si riunisce quello che Realacci, l’organizzatore, ex deputato di Pd e Margherita, al telefono definisce “il partito dell’Italia possibile”.
Il partito di Conte? “La domanda è legittima”, dice un rappresentante delle istituzioni che chiede però di non essere citato. “Ma la riformulerei così”, precisa: “E’ possibile che nasca qualcosa di nuovo da questa esperienza di governo?”. Ecco. Dev’essere proprio questa la curiosità, l’interesse, che oggi spinge molte di queste persone – ci sarà anche il presidente del Parlamento europeo David Sassoli – a riunirsi attorno a Conte per discutere di ambiente, che è non a caso il grande tema attorno a cui si condensa in tutto il mondo la nuova sinistra. D’altra parte, nei momenti di passaggio e di crisi, lo spirito, se non soffia dove vuole, si rifugia dove può. E Conte è probabilmente anche un rifugio.
Il “contismo”, ammesso esista, non è certo una professione di fede, una vocazione, un’idea divorante, ma è di sicuro una trama immateriale eppure solida di interessi e relazioni, sinuosa, incolore, trasversale. “Il lavoro di chi con pazienza ricuce le cose è di gran lunga preferibile al lavoro di chi cerca di plasmare il mondo a sua immagine e somiglianza”, aggiunge l’anonimo osservatore istituzionale. Conte è sostanzialmente come il rovescio di un ricamo: un groviglio di fili e di nodi. Quelli che oggi lo porteranno ad Assisi – ci saranno anche il ministro dell’Università Gaetano Manfredi e il Custode del Sacro Convento di Assisi, Mauro Gambetti – meta apparentemente preferita addirittura alla riunione del Forum economico mondiale di Davos. Forse l’intenzione, per il momento, è di usare qualche discreta diplomazia. Non tutti i trionfi militari cominciano da un’invasione. Importa intrecciare innanzitutto qualche complicità e alleanza, trovare un’idea comune, riconoscersi. Ambientalismo cattolico e sociale, moderatismo, qualcosa che fermenta tra le macerie dei Cinque stelle (ad Assisi arriveranno alcuni deputati e senatori), tra i cattolici senza rappresentanza, nell’università, nelle associazioni come le Acli, nella Cisl (ma c’è anche la firma di Susanna Camusso), tra gli ex democristiani del Pd, tra gli amministratori locali, i parlamentari spaesati, l’universo che fu della Margherita e al quale Conte si è agganciato da tempo grazie a Dario Franceschini e Sergio Mattarella. “Un’Italia che si unisce a partire dai suoi valori e da una visione comune”, dice Realacci. Chissà.