Come sono andate le elezioni in Emilia-Romagna per Renzi e Calenda
Italia viva e Azione avevano dei candidati nella lista “Bonaccini presidente”. In Consiglio regionale arrivano solo una calendiana e un (quasi) renziano, ma +Europa fa peggio. Appunti per il nuovo cartello riformista moderato
Tra Bibbiano e le sortite estive al Papeete, le elezioni regionali in Emilia-Romagna appena concluse con la vittoria del governatore uscente Stefano Bonaccini, saranno probabilmente ricordate più per la lunga (e fallimentare) campagna elettorale condotta da Matteo Salvini che per altro. Ma da giugno a oggi, lo scenario politico nazionale è decisamente cambiato. E non solo per la nascita del governo Conte 2 sostenuto da Pd e M5s. Ma soprattutto per la nascita di due nuovi partiti: Italia viva, frutto della scissione di Matteo Renzi dal Pd e Azione, guidato dall’ex ministro Carlo Calenda.
Le due formazioni, che nei sondaggi non raccolgono percentuali entusiasmanti (fra il 3 e il 5 percento i renziani, fra l’1 e il 3 per cento Calenda e i suoi), hanno affrontato in Emilia-Romagna la loro prima sfida elettorale. Benché né Italia viva né Azione avessero una propria lista a sostegno di Bonaccini, Renzi e Calenda si sono spesi in prima persona per supportare il governatore uscente, sia partecipando a eventi e restando attivi sui social network, sia inserendo nella lista “Bonaccini presidente” alcuni candidati provenienti dai due partiti.
In particolare Italia viva in Emilia-Romagna sosteneva 8 candidati consiglieri sparsi per le province (alcuni dei quali iscritti al partito). Tra questi entrerà in Consiglio solo il “renziano” Mauro Felicori (qui il suo intervento alla Leopolda 2017 ndr), più votato della lista “Bonaccini presidente” a Bologna con 5.370 preferenze. Felicori, però, non deve certo a Renzi il proprio successo: molto popolare in città è stato per decenni dirigente del comune di Bologna e poi direttore generale della Reggia di Caserta (nominato dal governo Renzi ndr). E’ probabile che visto l’ottimo risultato, il segretario di Italia viva proverà nei prossimi mesi a coinvolgerlo nel partito, cercando di capitalizzare, anche dal punto di vista mediatico, la sua elezione. Comunque, Iv è andata molto vicino a eleggere un suo consigliere nella circoscrizione di Forlì-Cesena, dove il primario di fama internazionale Claudio Vicini ha preso più di 4 mila preferenze.
È andata meglio a Calenda. Azione è infatti riuscita a far eleggere in Consiglio Giulia Pigoni che a Modena ha preso 1.900 preferenze. Sulla sua vittoria ha inciso il fattore territoriale: la Pigoni, già assessore allo sport del comune di Sassuolo ha potuto contare sul sostegno dell’ex dem Matteo Richetti (ora in Azione) che è nato e cresciuto proprio nella stessa città. A sentire i referenti delle varie sezioni locali del partito di Calenda, l’elezione della Pigoni ha portato un’ondata di ottimismo. Anche perché, guardando al futuro, i prossimi appuntamenti – le elezioni suppletive a Roma e le regionali in Puglia – potrebbero veder schierato sotto un unico simbolo un nuovo cartello riformista moderato formato da Italia viva, Azione e +Europa. Portare al tavolo della coalizione un primo successo inatteso potrebbe fruttare ad Azione maggior possibilità di manovra nella scelta dei candidati.
Ma nell’alveo del nuovo, possibile, “partito dei moderati” la delusione più cocente di queste elezioni è stata senza dubbio la scarsa performance di +Europa. Il partito di Benedetto Della Vedova in Emilia-Romagna non è andato oltre l’1,53% e, quindi, niente eletti in Consiglio regionale. Un coordinatore provinciale di Italia viva raggiunto per telefono ricorda che “questa è stata l’ultima elezione in cui Iv partecipava senza simbolo”. Della Vedova ne è consapevole, e per evitare l’estinzione sta spingendo per l’alleanza con Calenda e i renziani. Ma dopo queste elezioni, non è detto, anzi è sempre più improbabile, che a trainare la coalizione sarà +Europa.