Roma. Sarà che in fondo comincia a vedercisi davvero bene, nel ruolo di “punto fortissimo di riferimento di tutte le forze progressiste”; o sarà, più semplicemente, che col M5s spappolato ha capito che deve essere lui a garantire la tenuta di quella maggioranza da cui dipende la sua permanenza a Palazzo Chigi. Sta di fatto che Giuseppe Conte ha deciso, tra le altre, di accollarsi anche la rogna dell’ex Ilva, rimasta sospesa tra i balbettii del governo e un accordo coi Mittal in cui il premier ancora spera, ma che è, ad oggi, assai fumoso. E come se non bastasse, Conte dovrà ora fronteggiare l’ennesimo agguato parlamentare del gruppo dei tarantini: quello, cioè, capitanato dal deputato Giovanni Vianello e dalla senatrice Barbara Lezzi. Gli stessi che già nei mesi scorsi hanno innescato le convulsioni della maggioranza intorno al famigerato, e tuttora irrisolto, nodo dello scudo penale. La prossima sedizione è prevista sul “Cantiere Taranto”, il decreto su cui a Palazzo Chigi sta lavorando, da dicembre, il sottosegretario alla Presidenza Mario Turco, tarantino pure lui. E stando alla fretta con cui ha sollecitato al ministero dello Sviluppo la stesura di alcuni emendamenti entro la giornata di ieri, pare proprio che la prossima settimana dovrebbe essere quella giusta per l’approdo del decreto in Cdm. Ma la battaglia politica si accenderà verosimilmente alla Camera, dove il provvedimento dovrebbe arrivare nel mese di febbraio.
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