Due aree in cui sottrarre consensi alla Lega
La battaglia contro il populismo salviniano ha vari aspetti, culturale, politico ed elettorale. Limitandosi alla tattica elettorale vale la pena di sottolineare due questioni: in un sistema proporzionale con sbarramento, che è quello prescelto dalla maggioranza, bisogna non disperdere voti, il che richiede un’aggregazione delle sigle minori (una lista Bonino-Calenda-Renzi per esempio è meglio di tre liste separate) e presentare una proposta di governo che attiri i settori centrali dell’elettorato, il che implica l’abbandono di ogni estremismo.
Il Pd deve decidere rapidamente se puntare a una alleanza organica con il Movimento 5 stelle, difficile e forse controproducente nei confronti dell’elettorato moderato, o a una intesa tra i riformisti che dopo le elezioni può chiedere l’appoggio dell’estrema sinistra, sempre che abbia seggi, e dei 5 stelle, se il loro apporto risulterà com’è probabile indispensabile.
Chiedere ai 5 stelle di rinunciare in anticipo alla funzione di ago della bilancia cui aspirano può accentuare la loro crisi e portare a un anticipo delle elezioni o a qualche soluzione pasticciata tecnico-politica che di solito non favorisce poi le fortune elettorali di chi l’ha sostenuta.
Le aree che sono contendibili sono quella dell’impresa e del lavoro e quella del voto di orientamento cattolico. In questi settori esiste una possibilità di sottrarre consensi alla Lega, a patto di presentare proposte che non appaiano contrarie alla libertà di mercato, compresa quella della contrattazione salariale, o ispirate a un laicismo fondamentalista. C’è poi, non certo da ultimo, l’efficacia dell’azione di governo, che però dipende in gran parte da fattori esterni, a cominciare dall’atteggiamento dell’Unione europea che viene ancora sentito da ampi settori come invasivo, e dall’andamento delle numerose situazioni di crisi industriale.
D’altra parte, per l’attuale composizione del governo e del Parlamento, sarà difficile che il governo si liberi dell’ipoteca assistenzialista e antiproduttiva dei 5 stelle ma anche di settori del Pd come quello rappresentato dal governatore pugliese Michele Emiliano.