Senza voce chi chiede di essere lasciato libero di fare
Per tornare a parlare seriamente in politica e di politica dovremmo ricordarci che gli uomini passano ma le idee restano. Non me ne vorrà, ovunque sia, Giovanni Falcone se uso la sua espressione per immaginare che l’unica strada per battere non solo Salvini, ma il cinguettio da nazional-protezionismo di cui è primo esponente sia, prima di tutto, quella di tornare alle idee.
Lo si è detto e ridetto in ogni modo, ben prima della Bestia, che una politica costruita solo sulla comunicazione istantanea compromette seriamente il funzionamento delle istituzioni, più di quanto la politica stessa non riesca già a comprometterlo di suo. Però, dopo anni di dimostrazione che riempire il vuoto di idee coi selfie e le slides genera un serio problema di disinformazione, quando non di istigazioni alla violenza (per Salvini, basti ricordare la foto col mitra o la citofonata da sceriffo di trucilandia), una specie di coazione a ripetere continua a far sì che il messaggio politico e il dibattito pubblico non cambino registro.
La pubblica opinione è una realtà molto più elitaria di quel che non si creda, anche ai tempi dei social network. Tra i pochi che contano nel fare pubblica opinione, ci sono i giornalisti e quanti fanno informazione. Spetta a loro l’onere di interessarsi alle idee, prima che alle facce o alle battute. Siano loro, per primi, a forzare chi fa politica a parlare di idee, senza dover inseguire le genialate comunicative del giorno.
Già così, un certo modo di fare politica ben rappresentato da Salvini, ma non solo da lui, avrebbe vita difficile. Forse, la dotta Bologna su questo ha lanciato un segnale da cogliere.
Dopodiché, in politica le idee lecite sono tante. Quelle che mancano, nel dibattito pubblico italiano, sono le idee che hanno fiducia e credono nelle capacità delle persone e nelle loro intelligenze, prima che nelle virtù terapeutiche e salvifiche dello stato. Ciò che accomuna Salvini a tutti gli esponenti attuali della politica italiana è la mancanza di considerazione di un’opzione che metta al centro la libertà delle persone. Se Salvini se la prende soprattutto con la libertà di movimento, i suoi concorrenti se la prendono soprattutto con la libertà di impresa. Tutti quanti, in questa compressione da un lato o dall’altro delle nostre libertà, inneggiano in unico coro all’intervento pubblico e alla protezione di stato. La voce che resta fuori, e che per questo potrebbe essere una valida opzione se non altro per provare a riempire un grande vuoto rappresentativo, potrebbe essere proprio quella che chiede di essere lasciati liberi di fare.