Una battaglia “fisica” e “di popolo”
Il nazionalismo è un algoritmo. Cioè, è un procedimento per risolvere un problema attraverso un calcolo. Sì, certo, è qualcosa anche di pancia. Ma bisogna affrontare la questione anche così, a mio parere, in termini di calcolo, per farsi venire idee concrete per sfidarlo. E il calcolo è il seguente: se voglio star bene devo eliminare l’altro (1+1= 0 e 1-1=1). Vale sul livello personale, vale sul livello politico. I social networks ci hanno insegnato che le relazioni si basano su un calcolo di affinità. Io su Facebook sto bene perché, grazie agli algoritmi, conosco sostanzialmente chi mi è affine, simile e compatibile. Vivo in una bolla filtrata che rafforza la mia identità e mi fa sospettare dell’altro. Ecco perché bisogna smentire la logica dell’algoritmo che sembra aver plasmato le “macchine da guerra” social che abbiamo visto all’opera nella propaganda nazionalista e sovranista dell’homo homini lupus.
L’unico modo per uscirne è rompere la bolla. Perché le Sardine hanno funzionato come anticorpi contro le retoriche nazionaliste? Perché hanno dato una risposta fisica. I social sono serviti per essere “sociali”, cioè per incontrarsi. Per me questa è una idea concreta: incontrarsi, fare cose insieme: dall’Erasmus alle iniziative di quartiere, rivitalizzare i territori, le piazze, dove oggi non ci si parla più. Riscoprire l’altro come umano.
Poi bisogna ricordare pure che il nazionalismo è una reazione di branco. Per batterlo serve non solamente una reazione di coscienza critica individuale, ma di “massa”, o meglio di gruppo, di popolo. E’ l’incontro di popolo – non la coscienza individuale – il primo luogo di una reazione immunitaria contro la malattia sovranista. Poi serve altro, ma la prima reazione è quella. Altrimenti la risposta rischia di essere quella della particella di sodio della pubblicità di una nota acqua oligominerale.
Il cattolicesimo sviluppa a sua volta un altro algoritmo. E lo descrisse bene Pio XI nel 1938, ricevendo gli assistenti ecclesiastici dell’Azione Cattolica: “Cattolico vuol dire universale, non razzistico, non nazionalistico, non separatistico. Queste ideologie non sono cristiane, ma finiscono con il non essere neppure umane”. Il cattolicesimo sviluppa un algoritmo differente rispetto al nazionalismo xenofobo poiché, a differenza della globalizzazione imposta dai mercati, è una visione universale che pone al centro la persona e i popoli, riconoscendo l’altro (1+1=2). Sono certamente convinto che i dialoghi aiutino e così la formazione delle coscienze e delle sensibilità personali. Ma combattere il nazionalismo è una battaglia fisica e una battaglia di popolo.