Il centrodestra toscano è nel caos e la Lega potrebbe rinunciare al candidato alle regionali
Ceccardi non piace a Meloni, Forza Italia potrebbe indicare un proprio nome. Vescovi (Lega): può essere anche non leghista
Roma. “In Toscana possiamo vincere, se…”. Se, senatore Manuel Vescovi, ex segretario regionale della Lega? “Se c’è un candidato presidente condiviso, se c’è una lista del presidente, se ci sono almeno due liste civiche, se ci sono candidati forti…”. Insomma sono parecchie le variabili, a sentire Vescovi, che ha un po’ di idee per il centrodestra toscano: “Serve visione, una cosa che il Pd non ha, perché campa sulla storia passata. Dovremmo dire che in caso di vittoria istituiremo un ufficio chiamato Toscana 2030, tutto incentrato su un’idea di futuro della Toscana, che si occupi di 4-5 pilastri della nostra bellissima Regione, a cominciare dal turismo”, dice Vescovi al Foglio.
Il problema è che il centrodestra è in ritardo, come spesso capita in Toscana. “Guardi, io le candidature le facevo a ottobre-novembre ma abbiamo comunque ancora 4 mesi di tempo per individuare una bella candidatura, condivisa, che abbia visione”. Possibile anche che alla fine non sia della Lega? “Io lo preferirei della Lega ma l’importante non è quello, l’importante è che sia un nome forte. A queste cose però ci pensa Salvini, non è il mio ruolo”.
Insomma, la Lega in Toscana potrebbe anche essere disponibile al famoso passo indietro. D’altronde da qualche giorno il clima è cambiato. Susanna Ceccardi, europarlamentare, nome sicuro fino a qualche mese fa, non piace agli alleati, che di recente si sono anche esposti pubblicamente per stopparla: “Il nome di Susanna Ceccardi non è mai stato fatto in nessun tavolo, non è mai stata una candidatura in campo”, ha detto Giorgia Meloni a Radio 24. “La Toscana non è una regione in cui abbiamo definito le cose e dobbiamo rivederci”. E Ceccardi cosa farà? “Non mi autocandido né scappo se me lo chiedono”, dice al Foglio. L’anti-Eugenio Giani, il candidato del centrosinistra, tarda ad arrivare, come la primavera nella “Povera patria” di Franco Battiato. Da Forza Italia toscana confermano la possibilità che non sia più la Lega a indicare il candidato. Sicché? Si parla di Stefano Mugnai, deputato e coordinatore toscano, ma anche del senatore Massimo Mallegni, nel tentativo forse di prendere pure i voti di Italia Viva, che appoggia sì Giani ma è composta da un elettorato culturalmente moderato. Mallegni, dicono da Forza Italia, si è più volte proposto, ma a domanda precisa del Foglio risponde che “no”, non si candiderà. Chissà, magari è tutta pretattica.
“Salvini ha chiesto mesi fa di avere l’onore e l’onere di farci una proposta per la Toscana. La farà presto spero”, dice al Foglio il deputato toscano Giovanni Donzelli, uomo-macchina di Giorgia Meloni a livello nazionale, un altro nome possibile per la Regione Toscana qualora Salvini cedesse sovranità agli alleati. Il leader della Lega tuttavia mantiene un tono burbanzoso, dice che “in primavera liberiamo la splendida regione Toscana”, usando la solita sciocca retorica che già in Emilia-Romagna non ha portato bene. Resta comunque insidioso come avversario per il centrosinistra toscano. Lo sa anche il governatore uscente Enrico Rossi: “Il Tribunale dei ministri chiede anche per Open arms – siamo al terzo caso – che Salvini vada a processo per avere abusato dei suoi poteri e sequestrato persone in violazione del diritto internazionale e di norme interne in materia di soccorso e diritti umani… Dunque la vicenda è davvero grave e il Pd deve dare battaglia perché Salvini, come lui stesso imbrogliando dice di volere, sia veramente sottoposto a processo. Un ministro della Repubblica non può sottrarsi alla legge, invocando il favore del popolo, perché questo è tipico proprio di quei regimi illiberali che tanto piacciono al leader della Lega”. Il fatto, dice Rossi, “è che Salvini è irrimediabilmente eversivo e inadeguato a governare”. Ma comunque insidioso per il centrosinistra toscano. Anche se è in ritardo con la strategia e l’individuazione del candidato.