Renzi prepara la mozione anti Bonafede. L'asse tra Conte e G. Letta
Il premier ha saputo che quella pattuglia centrista pronta a sorreggere il governo non potrà aiutarlo sulla prescrizione. Continua il braccio di ferro tra Salini e il Pd
Prescrizione si prescrizione no. Il Consiglio dei ministri slitta a mercoledì e nel frattempo a Italia viva hanno ripreso a ragionare sull’ipotesi di una mozione di sfiducia individuale nei confronti del ministro della Giustizia Alfonso Bonafede. “Noi non vorremmo, ma se il governo si ostina con l’idea di mettere la fiducia sul Milleproroghe sia alla Camera sia al Senato e se persevera nell’idea di scrivere un emendamento che impedisca la presentazione del lodo Annibali e anche quella della proposta di Enrico Costa non abbiamo altra strada”, spiegano a Iv.
Il Partito democratico continua la sua battaglia contro Carlo Calenda. Sembrano trascorsi anni luce da quando al Nazareno si pensava all’ex ministro dello Sviluppo economico come al possibile candidato a sindaco di Roma che avrebbe risanato le ferite della scissione tra Pd, Azione e Italia viva. “Grazie a Montezemolo ha fatto Italia futura. Poi lo ha pugnalato alle spalle ed è andato con Monti ed è entrato in Scelta civica. Ha pugnalato alle spalle Monti, è uscito da Scelta civica ed è andato con Renzi e grazie a lui è entrato nel governo. Ha pugnalato alle spalle Renzi e ha fatto Siamo europei ed è entrato a Strasburgo con e grazie a Zingaretti. Dopo 6 mesi ha pugnalato Zingaretti, è uscito dal Pd e ora senza primarie e con un’operazione verticistica vuole essere nominato Sindaco di Roma. Chi è?”. Da sabato gira questo malefico e persino ingiusto post nella chat di alcuni deputati ed esponenti del Pd di Roma. I parlamentari capitolini sono contrari a quella che definiscono l’“auto candidatura” di Carlo Calenda al Campidoglio. Si è autocandidato, accusano, “dimenticando assolutamente il Pd. Anzi andandoci pure contro”. Per questa ragione i parlamentari del Partito democratico romano hanno chiesto a Nicola Zingaretti di pronunciare parole chiare su questa autocandidatura dell’ex ministro dello Sviluppo economico che vede la loro netta contrarietà.
La notizia è nota: a Palazzo Chigi da qualche mese hanno pronta una pattuglia di centristi per sorreggere il governo in caso di problemi (leggasi Luigi Di Maio o Matteo Renzi). Quello che non si sa, invece, è che sabato il leader di Italia viva è stato tutto il giorno a minacciare l’uscita del suo partito dal governo se questa operazione si fosse compiuta. Ma comunque quello che Giuseppe Conte ha appena saputo è che quella pattuglia non potrà subentrare proprio sulla prescrizione, almeno quella parte del gruppo che è di Forza Italia. Ma al prossimo scontro la pattuglia organizzata da Giuseppe Conte e Gianni Letta scenderà in campo.
Continua il braccio di ferro tra Salini e il Pd. Dopo Sanremo, forte dello share (anche se in valore assoluto quest’anno il Festival ha fatto meno ascolti dei precedenti), l’amministratore delegato ha rilasciato dichiarazioni contro la politica e la sua invadenza nella Rai. Si sente al sicuro? Non la pensano così al Nazareno. “I conti sono negativi e manca il pluralismo, come ha certificato anche l’Agcom. E poi Sanremo passa presto: Campo Dall’Orto fu dimesso dopo il terzo Festival in crescita – era quello di Conti e De Filippi – e anche Orfeo ha dovuto mollare dopo il primo Baglioni da record”, minacciano dal Pd.