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Ragioni per dubitare che Elly Schlein sia il faro del nuovo riformismo

Maurizio Crippa

Invece di esultare per la vita privata (siamo nel 2020), la sinistra riformista dovrebbe preoccuparsi delle sue idee

Che cos’è una buona notizia, nel 2020, per la sinistra? E soprattutto come la si riconosce? L’unica ad avere un motivo concreto per rallegrarsi, nel circolo mediatico-identitario della sinistra con i crismi della presentabilità, è Daria Bignardi. L’intervista di mercoledì sera con Elly Schlein ha fatto fare al suo Assedio, sulla Nove, un inusitato (ma non inatteso) giro premio sulla giostra della visibilità. Gli applausi del circolo mediatico-identitario della sinistra rivelano invece il corto circuito di un’ipocrisia (ma questa non è una notizia). La naturalezza garbata (“premetto che di solito non parlo mai della mia vita privata”) con cui l’ex deputata europea e neo vicepresidente dell’Emilia Romagna (trionfo di preferenze) ha risposto alla domanda clou di Bignardi: ho amato molti uomini e molte donne, in questo momento sto con una ragazza, dovrebbe essere una informazione neutra, di servizio o pleonastica, trentasette anni dopo Girls just want to have fun. Lei è nata due anni dopo il grido liberatorio di Cindy Lauper, e non ha bisogno nemmeno di saperlo. Bignardi lo sa, ma sa che la maggior parte del pubblico invece no e ci gioca su. La destra “nessuno me lo può togliere” avrà accusato la solita pugnalata al cuore. Ma è soprattutto la sinistra mediatico-politica – del resto quasi tutta composta da maschietti che non mollano di un passo – che con il suo unanime “ooohh” ha dimostrato di essere qualche passo indietro ad Amadeus. E in politica è più grave che al festival. Invece di intestarsi come un merito generale la vita personale di Elly Schlein, dovrebbero preoccuparsi d’altro: ad esempio di gran parte delle cose dette nel resto della lunga chiacchierata.

 

L’ex europarlamentare, leader in terra emiliana della lista “Coraggiosa”, salutata dai media internazionali come “la nuova stella della sinistra italiana” (hai visto mai che ci capiti una Ocasio-Cortez?), più credibile e strutturata di Mattia Santori, capace di sorvolare tutte le posizioni della sinistra più a sinistra di Zingaretti-Franceschini, forse non è esattamente la nuova stella che servirebbe a una sinistra che voglia provare a governarlo, questo paese. Questo dovrebbero domandarsi: è davvero lei la sinistra che serve alla sinistra?

 

Breve riassunto di Elly Schlein. Incarico più prestigioso: da deputata europea è stata la relatrice del gruppo dei Socialisti & Democratici sulla riforma del regolamento di Dublino. Dna antisalviniano: purissimo. Peccato solo che la dura opposizione al sovranismo leghista l’abbia condotta come parlamentare di Possibile, il partito di Pippo Civati: dal gruppo del Pd era uscita, via Facebook, nel 2015 per radicale incompatibilità con Renzi, contraria al Jobs Act, alla riforma costituzionale e a tutto il resto (“hanno procurato una rottura profonda coi nostri mondi di riferimento, e quindi ci siamo ricongiunti con il fuori” ha detto all’Assedio, mentre tutti erano distratti a twittare d’altro). Sempre al Parlamento europeo, nel 2018, ha votato con i cinque stelle e contro la Tav, in compagnia di Barbara Spinelli ed Eleonora Forenza del Gue, provando ad affossare dal fronte europeo la speranza degli italiani di arrivare a Lione in meno di un giorno. In campo internazionale, a parte la gagliarda opposizione “all’internazionale sovranista”, pende più per i palestinesi che per Isralele. In campo nazionale, era contro persino al governo Letta (Enrico). Moderata, mai. A suo merito va invece registrato di essere stata aggredita dalla stampa di destra come amica di Soros (“giovane, ecologista, femminista, immigrazionista, indicata da Soros nella sua personale lista di eurodeputati ritenuti ‘affidabili’”). Bene, sarebbe lei la possibile nuova leader in grado di unire la sinistra? “Sto con chi aspetta di ricostruire una casa progressista, ecologista e femminista che abbia una visione chiara del futuro, che dica parole coraggiose e che faccia capire alle persone cosa vogliamo fare sull’emergenza climatica e sociale”, ha detto. Per una sinistra che, dopo le ubriacature antisviluppiste e dopo aver rincorso fino ai calli sugli alluci Di Maio, volesse scommettere sullo sviluppo, sull’Europa, sulle infrastrutture, forse no. Basterebbe questo: Elly Schlein è giovane e intraprendente. Ma era uscita dal Pd per andare con Pippo Civati. Possibile?

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  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"