Se non prendi mezzo voto alle elezioni, il M5s ti sistema tra i facilitatori regionali
La nuova struttura per cercare di rendere il movimento "pesante" è il più classico degli spartiti di certa politica provinciale: sempre meglio avere una carica che non averla
Roma. I facilitatori regionali del M5s sono novanta. Dentro c’è di tutto: in maggioranza oscuri parlamentari, consiglieri regionali e comunali e insieme a loro scontenti e risarciti. Perché, come nel più classico degli spartiti di certa politica provinciale, è sempre meglio avere una carica che non averla. In questo caso si tratta di uno strapuntino non retribuito, ma diventare “facilitatore” può assicurare visibilità, contatti e magari rappresentare un trampolino di lancio verso quella poltrona vera così tanto sospirata. Tra le figurine del Movimento sul territorio sono molti quelli che hanno provato a candidarsi, anche più volte, per poi accontentarsi del nuovo ruolo, simbolo della trasformazione dei Cinque Stelle in un partito strutturato, finalmente “pesante”.
Partendo dalla Basilicata troviamo subito un escluso eccellente. Si tratta di Antonio Mattia, candidato governatore alle regionali del marzo 2019. L’imprenditore potentino, impegnato nella ristorazione e nell’intrattenimento per bambini, non ha conquistato il seggio in consiglio regionale nonostante il M5s fosse stato il singolo partito più votato. Tre eletti nella regione, ma non lui che si è dovuto accontentare della carica di facilitatore addetto alle relazioni esterne. In lista per le regionali lucane c’era Teresa Lettieri, blogger di Potenza e ricercatrice nel campo dell’economia agricola. Sfumato lo scranno, è stata eletta come facilitatore.
È più ricco il cursus honorum di candidature di Fabio Gambino. Calabrese, attivista storico di Rende, prima di trovare riparo nella struttura territoriale stellata è stato candidato alle regionali del 2014, alle parlamentarie del 2018 e alle comunali l’anno scorso quando ha raccolto 27 preferenze. Sicuramente ambizioso il facilitatore regionale ligure Marco Mesmaeker, detto Mes. Alle ultime elezioni europee, a soli 29 anni, ha tentato il grande salto a Bruxelles e Strasburgo senza riuscirci. In compenso negli scorsi giorni è stato a Roma per partecipare alle riunioni con Vito Crimi e Danilo Toninelli sulle prossime elezioni regionali in Liguria. Come il lucano Mattia, il sardo Francesco Desogus è stato candidato alla presidenza della Giunta nel 2019 ma non è diventato consigliere. Impiegato della Città Metropolitana di Cagliari, aveva vinto le regionarie con 450 voti, adesso è facilitatore alla formazione e coinvolgimento.
Le vittime della débâcle in Umbria
I membri del team dell’Umbria sono invece tutte “vittime” del disastro giallorosso alle regionali di ottobre 2019. In coalizione con il Pd e il resto del centrosinistra, il M5s aveva conquistato poco più del 7 per cento dei voti, eleggendo un solo rappresentante nell'assemblea regionale. Tra quelli che speravano in un risultato migliore c’erano di certo Samuele Bonanni, Simonetta Checcobelli e Serenella Bartolomei. Candidati in autunno, in inverno facilitatori grazie alla lotteria della piattaforma Rousseau. Nelle regioni più grandi i Team del Futuro sono formati da sei persone anziché da tre. Concorrenza più agguerrita ad esempio in Campania, dove tra gli scontenti l’ha spuntata Alessandra Petrosino. Avvocato della provincia di Salerno, tra i professionisti che hanno aderito allo “scudo legale” di Rousseau, si era candidata alle europarlamentarie del 2019. Pur non avendocela fatta nemmeno a essere inserita in lista, il suo nome era finito al centro di una polemica innescata da un gruppo di attivisti campani all’indomani della votazione online. Secondo duecento iscritti ai meetup che sospettavano irregolarità, Petrosino aveva ottenuto 246 preferenze nonostante fosse “sconosciuta ai più e inattiva sul territorio”.
Un’altra che ha pagato un risultato deludente del M5s è Rosalba Barile, facilitatore in Emilia-Romagna e non eletta in consiglio regionale dopo la Caporetto grillina delle regionali del 26 gennaio scorso. Come il piemontese Luca Zacchero, ex consigliere comunale a Novara e candidato senza successo alle elezioni per il consiglio regionale nel 2019. L’elenco è lungo, e dimostra come i team dei facilitatori siano una vera “camera di compensazione” dei delusi in giro per l’Italia. Da Domenico Cecere, candidato sindaco a Ostuni eletto nella squadra della Puglia, a Federico Piccitto, facilitatore siciliano ma soprattutto sindaco di Ragusa fino al 2018. In Lombardia ci sono Christian Di Feo, Daniele Tromboni e Stefano Capaldo. I primi due hanno provato a entrare al Parlamento europeo, Capaldo ha corso per la Camera nel 2018. Per la Toscana è diventata facilitatore la storica attivista di Lucca Manuela Bellandi, che aveva partecipato alle europarlamentarie. Con lei nel team la consigliera comunale di Firenze Silvia Noferi, in lizza alle europee e Luca Lauricella candidato alla Camera alle ultime politiche. A completare il quadro il Veneto, con Ulderica Mennella e Simone Contro. Entrambi sognavano di arrivare all’Europarlamento (Mennella si è fermata alle europarlamentarie online e Contro era in lista) ma si sono accontentati di un posto da facilitatore regionale. In attesa del prossimo tentativo elettorale.